Queste considerazioni nascono da un piccolo episodio per me illuminante che è accaduto qualche giorno fa.
Ogni volta che pubblico un nuovo contributo sulla Rivista, solitamente, lo pubblicizzo attraverso i social network, allo scopo di darne nozione ad una vasta platea di potenziali lettori interessati.
In genere la cosa è accolta con interesse: ne sono testimonianza incrociata i molti “mi piace” raccolti su Facebook e le letture evidenziate dal counter della Rivista dei titoli pubblicizzati.
Ogni volta che pubblico un nuovo contributo sulla Rivista, solitamente, lo pubblicizzo attraverso i social network, allo scopo di darne nozione ad una vasta platea di potenziali lettori interessati.
In genere la cosa è accolta con interesse: ne sono testimonianza incrociata i molti “mi piace” raccolti su Facebook e le letture evidenziate dal counter della Rivista dei titoli pubblicizzati.
Tempo fa è uscito su Psychiatry on line Italia un contributo del collega e amico Gilberto Di Petta intitolato:“
IL LAI – IL TRIMESTRALE: TERAPIA “A SCOMPARSA” O SCOMPARSA DELLA “TERAPIA”?”. V’invito se non lo aveste ancora fatto a leggerlo, è davvero bello e tocca in maniera molto onesta e dura temi centrali dell’agire odierno nella Psichiatria Pubblica.
Gli estremi si “toccano”: si
Gli estremi si “toccano”: si creano, si rafforzano, si giustificano vicendevolmente. Ciò vale anche per la contrapposizione tra una psichiatria che tende a minimizzare o a negare l’importanza della dimensione soggettiva (e, quindi, anche quella del carattere personale e individuale della sofferenza psichica) ed un’antipsichiatria che, negando l’esistenza della malattia mentale, toglie anch’essa al paziente il diritto di veder riconosciuti, capiti e curati i suoi problemi personali, non sempre legati a fattori sociali, e mai puro riflesso di questi ultimi. La psichiatria “organicistica” sta vivendo una sua rinascita grazie ai progressi della neurobiologia e della psicofarmacologia. Concepisce la mente come puro epifenomeno inerte (non capace di retroagire sul suo substrato) della sua base neurobiologica. Si oppone ad un’integrazione tra conoscenze neurobiologiche e conoscenze psicodinamiche. Concependo la malattia mentale come puro fatto organico, slegato da condizionamenti affettivi, relazionali e sociali, è il tipo di psichiatria prediletta dai regimi totalitari, dove, tendenzialmente, viene usata come strumento di controllo sociale. l’antipsichiatria, nata da istanze rivoluzionarie, tende di fatto a colludere con la prima: nega anch’essa la specificità dei problemi mentali, concepisce la mente come epifenomeno inerte dei fenomeni sociali, non ritenendola in grado di operare una sua elaborazione, specifica per ogni individuo; degli influssi esterni e di reagire ad essi in modo sano o malato. Comune ad entrambe è la negazione della vita interiore di ciascuno, dell’individualità umana unica e irripetibile.
Totalmente d’accordo. Ma la
Totalmente d’accordo. Ma la declinazione complottistica e paranoide del rifiuto di ogni pratica terapeutica non mi pare possa essere meno intollerante verso chi si proponga di esplorare le soggettività (si spera: proprie e altrui). Anche perché quella è già stata dissolta in un pensiero gruppale malato. E contro di essa credo non possa far molto nemmeno il ritorno di una psichiatria psicodinamica, che pure io auspico con grande speranza e passione.
La psichiatria asservita alle
La psichiatria asservita alle logiche del mercato? Bé, le multinazionali non sono opere munifiche. Dovremmo per questo rinunciare a usare gli psicofarmaci, e respingere il blocco la psichiatria come arma del diavolo, tortura delle menti, persecuzione dei derelitti? Naturalmente no. C’è un’ampia zona grigia fra l’operato della casa farmaceutica che tenta di nascondere gli effetti indesiderati (o anche pericolosi) di un farmaco per non dover rinunciare al guadagno, e il rifiuto globale di una disciplina medica che, nel bene e nel male, ha tentato, in parte riuscendovi, di trarre fuori dall’inferno dell’irrazionale migliaia e migliaia di persone sofferenti in maniera spesso indicibile, le cui condizioni, dalla demonologia ad oggi, andavano rapidamente cambiando in rapporto a trasformazioni storico sociali che una -in proporzione- sparuta classe di professionisti non poteva né può nemmeno lontanamente sognare di governare.
A che punto siamo, oggi? Il “liquido” (per citare Bauman) scuro nel qual siamo immersi non ci consentirà per molto tempo di distanziarci abbasta da riuscire a osservare la situazione da un punto dal quale la si possa comprendere appieno. Ma viviamo in una società ipertecnologica (perdonatemi la banalità) e soprattutto iperconnessa nella quale il pensiero è come non mai collettivo e lo sono in maniera particolare le idee paranoidi e i sistemi deliranti, soprattutto in medicina, laddove si sta rapidamente sfaldando il carisma dei detentori del sapere scientifico, erede millenario di saperi iniziatici e sacerdotali, spesso usati per opprimere, dominare, annientare, ma anche per soccorrere, consolare, guarire.
Può lo psichiatra (può il medico) tenere in mano tutto ciò? Io credo non possa. Siamo nell’epoca delle fake news e delle lotte no-vax, nel quale il contenuto di un delirio può tranquillamente essere affidato a un’ermeneutica priva di fondamenti razionali, ma non per questo meno impermeabile alla conoscenza. Che fare? Aspettare che passi la nottata? Forse con le luci dell’alba qualcosa in più si vedrà. Oggi non riesco a essere più ottimista di così.
io credo non si possa
io credo non si possa sorvolare sul tema del SENSO DI COLPA STORICO che in qualche modo la psichiatria e lo psichiatra si porta dietro e che a volte non solo l’antipsichiatria delirante e liquida ma pure la politica populista finisce per cavalcare. Si pensi alal campiniato mondiale dei TSO NON FATTI che sarebbero uan bella cosa se dietro vi fosse una vera qualità dei servizi
I sensi di colpa storici si
I sensi di colpa storici si possono superare soltanto studiando la storia delle discipline, che dovrebbe diventare materia curriculare fondamentale.
LA Confusione regna sotto il
LA Confusione regna sotto il cielo di Internet.
Da quando l’opinione di un cane contra più di quella di uno scienziato il COMPLOTTISMO crea problemi gravi o gravissimi ovunque.
Anche i lavoratori del Pronto Soccorso sono sempre vittime (anche fisiche oramai) di assurde aggressioni solo perché qualcuno non accetta la logica del Triage.
I Paranoici No VAX li hai già citati.
INUTILE DISCUTERE con COSTORO
Anche un sistema razionale completo come quello scritto da Di Petta o la confessione di impotenza di Mario Maj (che comunque non cede il potere che deriva dalla falsa onnipotenza che ha preteso finora), ottengono l’effetto di ALIMENTARE I SOFISMI ANTISCIENTIFICI.
Abbiamo grandi problemi con la DEPATOLOGIZZAZIONE dell’OMOSESSULITA’ o sulla possibilità di avere in Italia una MEDICINA DI GENERE LGBT, fino a protocolli specifici.
Apriti cielo se si parla di CHEMIOTERAPIA quando basta LIMONE e BICARBONATO e se muori è colpa tua.
La Magistratura non aiuta. Il numero delle sentenze FOLLI contro le conoscenze scientifiche è UGUALE a quelle che scavalcano l’INUTILE PARLAMENTO in un verso PROGRESSISTA E SCIENTIFICO.
Le norma garantiste aumentano la MEDICINA DIFENSIVA con aumenti spropositati di spesa, che causano TAGLI alla SANITA’ e il cane si morde la coda…
Più che un editoriale questo
Più che un editoriale questo di Francesco Bollorino è un manifesto scientifico-politico.
1. È scientifico perché parte da un assunto falsificabile, che addirittura l’antipsichiatria tentò di falsificare: “La malattia mentale esiste”. Certo, solo che esiste a modo suo, in modo diffuso e localmente variabile, non ingabbiata nei ristretti confini della nosografia stabilita da Kraepelin e Bleuler. Ricordo a questo proposito che Freud accolse con “rispettoso orrore” la Dementia praecox o il gruppo delle schizofrenie, come risulta dalla lettera di Bleuler a Freud del 6 ottobre 1911. Ecco le parole esatte di Bleuler: “Posso vivamente condividere il suo rispettoso orrore leggendo la mia Dementia praecox, anche se il rispetto meno dell’orrore”. Purtroppo la lettera di Freud è andata persa.
Seguo qui il discorso di Mario Maj. La malattia mentale è la particolare – dolorosa ed estesa – interazione tra due soggetti: il soggetto individuale e il soggetto collettivo, come da mesi vado argomentando nella rubrica che curo per questa rivista. Quindi la sua cura è necessariamente sociale e politica, prima che medica, rivolta a contrastare cause morbose di pertinenza della fisiopatologia: geni, mediatori chimici, ormoni ecc.
2. È politico perché propone una cura non necessariamente farmacologica e organica, di cui non nutre nessuna nostalgia. Trovo particolarmente suggestiva l’indicazione dei fattori potenzialmente morbosi su cui intervenire nella misura del possibile: la negazione, il lutto paranoide, l’attacco e fuga rispetto al gruppo, il senso di colpa (dello psichiatra!). Su ciascuno di questi punti ci sarebbero da scrivere romanzi. Qui mi limito ad accennare al primo, da cui discendono anche gli altri. Quello sulla negazione riguarderebbe certo anche l’antipsichiatria. Io lo scriverei in termini di volontà di ignoranza: non vogliamo sapere che esiste l’altro, che esiste l’inconscio, che esiste il fantasma, che esiste la malattia mentale, ecc. Neghiamo tutto, per principio. Non ricordiamo l’insegnamento di Freud e cioè che la negazione non sempre nega.
Non volendo sapere di certe belle cose, è meglio che noi psichiatri chiudiamo bottega. Il guaio è che allora rimaniamo per strada, perché anche l’antipsichiatria non ha mai aperto bottega. Sarà perché non serve a nulla e non ha da prestare alcun servizio utile al sociale. Tanto o poco la psichiatria è a servizio (i maligni dicono del capitalismo e del potere); ma l’antipsichiatria non serve proprio a nessuno.
Sono propenso a credere che la psichiatra possa essere scientifica, ma sono certo che è un servizio sociale. Se non serve, meglio buttarla via.
Articolo che apre o riapre
Articolo che apre o riapre antiche questioni. I commenti precedenti sono stati esaurienti e con l articolo di F. Bollorino completano il corpus del quesito: cos è la psichiatria? Psichiatria e antipsichiatria in conflitto sono il motore di una disciplina che comprende tutto ciò che è la ricerca di una difinizione di ciò che è ” l’umano”.
La sintesi di Bollorino mi trova concorde: “buona psichiatria”.
È da questo punto che bisogna ripartire. Cosa definisce un “buon psichiatra”? E, ancora piu importante, quale formazione e informazione deve avere un medico che dovrà praticare una professione da “antropologo interventista”?
Credo che questo in definitiva sia il focus dello spiazzante scritto in questione.
L’editoriale di Francesco chiamata Psichiatria. Indica i territori dove deve essere praticata ma non indica il “come”. E questo “come” fa tremare l’intelletto e il cuore. In medicina è arduo ma in fondo epistemologicamente molto più semplice. Il rigore metodologico ha dei vincoli, interni ed esterni. Vi sono, ovviamente, sacche di ma non fanno cultura comunitaria. La Psichiatria pone dilemmi epistemologici, paradigmatici, etici, socio-antropologici, economici di qualità completamente altra. Se poniamo il libro di Basaglia “l’Istituzione negata” (1968) quale spartiacque epocale tra un e un ci rendiamo conto che ha funzionato come un diedro su cui incide un raggio di luce bianca. La diffrazione ha generato tanti percorsi, in un primo tempo local e quindi molto differenti tra loro, legati a nomi precisi che tutti conosciamo. In seguito, venuti meno i vari referenti, i percorsi sono virati verso contrapposizioni paradigmatiche (biologia-psicologia, psicoterapie l’una contro l’altre armate, DSM vari versus PDM, residenze tra cronicità e terapeutiche, e così via). In tanti congressi era abituale giocarsi questi drammi epistemologici e procedurali in una sorta di ecumenismo di facciata: “vi sono, legittimamente tante psichiatrie”. Il che, tradotto nella realtà fattuale, voleva dire “la mia è psichiatria, le altre sono anti-psichiatria”, nel senso che non sono efficaci. Quindi un anti che significava “non psichiatria”. Negli anni il dilemma si è radicalizzato in una sorta di triade non armonizzata: psicofarmaci, psicoterapia, residenzialità-supporto sociale. Negli interstizi di tali disarmonie si annida un dilemma: Antipsichiatria o Anti-Buona Psichiatria e di tale Anti-Buona Psichiatria ci dobbiamo assumere la responsabilità. E questo è l’appello forte nell’editoriale di Bollorino. nella riedizione degli scritti di tanti maestri e il commento a quegli scritti lontani da parte di colleghi autorevoli nell’oggi: Giacomo Di Marco e Flavio Nosè “La clinica istituzionale in Italia. origini, fondamenti, sviluppi” (Franco Angeli, 2010). La terza, che consiglio vivamente di leggere, è una analisi recentissima di Ivan Cavicchi proprio riguardo agli interstizi di cui sopra. E’ un’analisi rigorosa della proposta di legge depositata alla Camera da Manconi e denominata <180 bis>. E’ reperibile nel sito http://www.quotidianosanita.it del 6 ottobre 2017.
L’editoriale di Francesco Bolorino colpisce perché è insieme una accorata difesa di Polit e una accorata difesa della Psichiatria. Sulla assurdità degli attacchi a Psychiatry – on- line non occorre rispondere. A qualunque mente onesta e appassionata basta scorrere i video che parlano di una pluralità scenica che questiona, nei numerosi rimandi, le tante prospettive con le quali ogni psichiatra si deve confrontare cercando la propria sintesi interna, sempre in fieri, nella quotidianità del proprio lavoro, dovunque si svolga.
La seconda questione è estremamente più intrigante. La legge 180 presuppone che ci sia una
Mi sovviene un antico ricordo che testimonia come già Basaglia fosse acutamente consapevole del pericolo di tali discrasie. Basaglia pretese che i suoi allievi, frequentatori all’epoca di Trieste, venissero a specializzarsi in Psichiatria proprio nella Scuola della Cattolica, diretta da Leonardo Ancona, dove io lavoravo. Ed era notorio che tale Scuola era permeata dai paradigmi della Psicologia, della Psicoanalisi, della Gruppoanalisi. Sono stati anni interessantissimi, con un intenso lavoro di gruppo, a conduzione psicosociale, con gli specializzandi. E da lì andavamo a S.Maria della Pietà, a Perugia e veniva Resnik e psicosociologi dell’ ARIP francese. Basaglia cercava di fondare la sua sfida sulla sintonia più ampia tra vertici ideologici verso quella competenza che non sarebbe più stata ideologica ma epistemologica e procedurale. E’ ancora possibile raccogliere quella sfida?. Ho nella mente tre pietre miliari che ci possono guidare in questo terreno. Le cito nel caso qualcuno volesse riprenderle in mano: La prima parte da lontano(1976): un libro fondamentale nella mia formazione Carlo Brutti, Francesco Scotti “Psichiatria e Democrazia “. La seconda è una revisione radicale del costrutto
Rileggendo il mio commento mi
Rileggendo il mio commento mi sono accorto che non risultavano le ultime righe:
E intanto il mondo cambia; spesso si coagula attorno agli
Il mio maestro Bruno Callieri
Il mio maestro Bruno Callieri amava ripetere una frase che aveva sentito pronunciare da Hubertus Tellenbach ad Heidelberg : “Lo psichiatra deve essere un camaleonte di metodi”. Ecco che illuminismo e romanticismo, idealismo e materialismo, empirismo e metafisica, naturalismo ed ermeneutica, prospettiva storico-sociale e politica e considerazione dell’esperienza soggettiva, rating scales e colloqui basati su empatia e controtransfert rappresentano la nostra disciplina. Rappresentano le antinomie e l’integrazione sul campo delle nostre discipline. La confusione o il conflitto tra i riduzionismi regnano quando ci si barrica su posizioni teoriche integraliste, fondamentaliste, lontane dal paziente. Se si sta davanti al paziente o con il paziente, le contraddizioni si consumano nella prassi dell’ascolto e della cura, dell’intervento e del silenzio. Chi di noi nei frangenti della clinica non si è trovato a volte a pensare delle cose anche lontane dalla propria formazione. Di cui magari si è sorpreso, meravigliato o si è addirittura contrariato? chi di noi non è stato smentito dalla clinica? Chi di noi, soprattutto dei più intellettualizzati di noi, non si è visto sorpassato, nel rapporto con il paziente, da un infermiere o da un collega meno o per nulla intellettualizzato? Chi di noi non è rimasto deluso di fronte ad un paziente che chiede il ricovero nonostante si faccia di tutto per garantirgli una rete esterna? O da un paziente che non vuole essere dimesso? Da un paziente che non vuole smettere un farmaco? Da un paziente che preferisce a noi un neurologo o un medico di base? Da un paziente che è resistente alla psicoterapia e preferisce prendere farmaci tutta la vita, anche se avrebbe buone risorse per elaborare un cambiamento? E gli esempi sarebbero tanti. Dunque : riappropriamoci delle contraddizioni e della nostra storia, e accettiamo che l’essenza del nostra lavoro sta nell’incontrare gli altri esseri umani, nell’incontrare ogni volta noi nell’altro, e che sono proprio questi incontri o questi non incontri che si lasciano dietro tutte le contraddizioni di cui siamo fatti. Come del resto accade, che lo vogliamo o no, per la stessa Storia. In questo, nonostante la protesta di Kierkegaard e di Nietzsche, il vecchio Hegel aveva le sue ragioni.
Bravo Francesco sono
Bravo Francesco sono d’accordissimo con te. Ho scritto alcune considerazione della rubrica sui DSM E FUTURO DELLA PSICHIATRIA TERRITORIALE, prima di leggere il tuo editoriale!.
A dire il vero anche io sono abbastanza stufo dei tanti soloni che reificano “la psichiatria” con “lo psichiatra”. Che mescolano paradigmi culturali mistificandone senso e origine. Che sono totalmente privi delle conoscenze di base della medicina e della nosologia in particolare.
Credo che proprio dietro questi “soloni”, prosperino le Lobby e i poteri occulti, in un intreccio morboso e trasversale che fa del malato, il paravento dietro cui nascondersi e alimentare le proprie bizzarre ideologie.
In effetti, nel vedere avvicinarsi il mio pensionamento, devo dire che non ho vissuto la nascita della 180 (ero al liceo), non ho conosciuto la nascita dei trattamenti somatici e psicofarmacologici (non ero nato), ed adesso devo pure sentirmi in colpa in quanto psichiatra!
Vigiliamo sul DDL 2580, perchè li dietro ci sono le lobby che fanno dal male al povero malato trincerandosi dietro una ideologia antitetica a tutto, sopratutto al buon senso.
Condivido a pieno quello che
Condivido a pieno quello che hai scritto.
Capisco che la psichiatria è una branca molto complessa, proprio perchè al confine tra la medicina come scienza basata sulla ricerca e le materie umanistiche, arte, letteratura, poesia, filosofia. Questo la rende affascinante e unica tra le branche della medicina, ma offre il fianco a critiche molto aspre sia da parte dei medici del ” corpo”, sia da parte degli umanisti. Croce e delizia perenne.
Anche io sono rimasta più volte sorpresa e ferita su facebook : quando ho provato a difendere l’ utilità dei farmaci e della ricerca in casi di psicosi gravi, pur precisando che sono fondamentali il colloquio, la relazione, la psicoterapia, gli interventi sociali e riabilitativi, ho ricevuto tantissimi commenti carichi di acrimonia e di accuse tremende, che non nascondo mi turbano e mi addolorano sempre profondamente.
Condivido, come così bene hai scritto, che le critiche sono utili e che ci devono portare a cercare di perseguire un “buona psichiatria”( le aree da migliorare sono sempre tante!).
Bisogna non soccombere, però, all’ oscurantismo e all’ ignoranza ( “nel senso di ignorare e non aver mai studiato tante materie come anatomia, fisiologia, biochimica, anatomia patologica, farmacologia…)
Probabilmente questa doppia anima biologica e psicologica sarà sempre la bellezza immensa e la difficoltà estrema della psichiatria.
Croce e delizia, appunto.
Consiglio come UTILE lettura
Consiglio come UTILE lettura complementare al testo il contributo di Gilberto Di Petta nella sua Rubrica CUORE DI TENEBRA: IL LAI – IL TRIMESTRALE : TERAPIA “A SCOMPARSA” O SCOMPARSA DELLA “TERAPIA”? alla ULR: http://www.psychiatryonline.it/node/6965
Bravo Francesco. Credo che le
Bravo Francesco. Credo che le consuete, tediose critiche della antipsichiatria, siano semplicemente IRRICEVIBILI.
Andrebbero cassate e gettate nella pattumiera.
Mi domando fra l’altro se esiste una ANTI-ONCOLOGIA o una ANTI-EMATOLOGIA, cosi’ come curiosità mia personale:
mi dispiace dirlo, ma a me
mi dispiace dirlo, ma a me pare che Correale nella sua intervista ci consegni un’immagine caricaturale e in fondo falsa dell’antipsichiatria; che non è riducibile al volersi bene dandosi del ‘tu’, e a piccinerie di questo genere. L’antipsichiatria ha definito un ‘discorso’ nuovo sulla malattia mentale: un discorso che ha rifondato la psichiatria, la psicologia, la psicoterapia e la riabilitazione istituendo la visita domiciliare, quella ambulatoriale e le strutture intermedie, fondandole su nuovi protocolli e su nuove procedure, ed estendendole alle classi sociali che fino ad allora erano escluse da questo tipo di cure, e confinate nei manicomi (per ragioni di pulizia e di polizia, come diceva Foucault). Che poi da essa siano nate delle nuove baronie che hanno tradito il ‘discorso’ iniziale è un’altra cosa.
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E’ un modo semplice e pratico di avere nozione di ciò che pubblichiamo: in media Psychiatry on line Italia pubblica un nuovo contributo al giorno senza dimenticare l’archivio della rivista che ormai sta per arrivare a 8000 articoli raccolti!!!
In alto a destra in ogni pagina del sito trovi il motore interno di ricerca che ti consente di cercare ciò che ti interessa con l’elevata probabilità di trovarlo!!!
COME AND JOIN US!!!!
http://www.psychiatryonline.it/node/7956
a CONFERMA di ciò che sta
a CONFERMA di ciò che sta scritto nel pezzo invito i lettori a seguire il link che segnalo e che è la REIFICAZIONE OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO delle mie tesi:
Come Difendersi Dalla Psichiatria
Manuale di difesa dalla psichiatria, a cura dei partecipanti al Forum NO!PAZZIA.
http://www.nopazzia.com/ManualeDifesa/manuale_stamp_gl.html?fbclid=IwAR1hBr_zP1l7M8HJuDu1tb7QdYa5TpsQljKoTsxv9bd7b3YeVvu-uhl1N54
a distanza di 3 anni non
a distanza di 3 anni non smette di essere attuale ANZI……
un fenomeno da non trascurare
un fenomeno da non trascurare poi sono i LEONI DA TASTIERA che ammorbano la rete e che SENZA LEGGERE L’ARTICOLO si scagliano contro i suoi “contenuti” senza neppure averlo letto per ideologia prevenzione malafede e imbecillità. Purtroppo coivolgendo gli utenti e i pazienti in una spirale davvero pericolosa.