DSM E FUTURO DELLA PSICHIATRIA TERRITORIALE
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di Vittorio Di Michele

A quando un nuovo progetto obiettivo sulla e della salute mentale?

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5 novembre, 2017 - 20:09
di Vittorio Di Michele

La SIEP (Società Italiana di Epidemiologia psichiatrica) per bocca del suo attuale Presidente, Fabrizio Starace, instancabilmente da molti mesi richiama l'attenzione della pubblica opinione e dei decisori politici, al lento ed inesorabile tracollo della sanità pubblica che si occupa di salute mentale. Questo richiamo è basato sul rapporto del Ministero della Salute sul Sistema Informativo Salute Mentale del 2015 ed è pertanto certificato da un ente pubblico.
Fra le numerose criticità che lo stesso Ministero ci rileva, mi preme sottolineare che in aggiunta al grave problema della limitazione assoluta delle risorse economiche statali, esiste una grave diparità di allocazione relativa delle risorse. Alcune regioni devolvono una quota raggiuardevole del loro Fondo sanitario regionale, mentre altre regione percentualmente ne devolvono la metà.
Se alcune regioni spendono il 3,6%, altre regioni si attestano poco sopra il 2%.
La inequaglianza dei cittadini di fronte al problema in oggetto è pertanto lampante. Se nasci nel posto giusto avrai servizi capillari, con molte figure professionali e servizi disponibili.
Questo grave ed anticostituzionale problema che perdura almeno dal 2013, purtroppo non è riuscito ancora ad essere inserito nell'agenda governativa, ma quel che è peggio non fa parte neanche degli interessi delle commissioni parlamentari.
A pochi mesi dalle elezioni politiche il governo considera prioritari: lo ius soli e la chiusura dei contratti collettivi degli statali. Quest'ultimo aspetto riguarda marginalmente la sanità, ma non ha alcuna valenza prospettica e programmatoria per il problema di cui si discute.
Anche dal fronte legilsativo non ci sono segnali confortanti, infatti il Disegno di Legge 2840, che apparentemente vorrebbe riformare la legge 180 e l'istituto del Trattamento Sanitario Obbligatorio, in realtà cerca solo di salvare il bizzarro prodotto antipsichiatrico (ovvero della antipsichiatria) elaborato dalla Dirindin e dal senatore Manconi che da mesi gira sui media e che ha già richiamato la critica attenzione della Società italiana di psichiatria.
La mia impressione è che nessuno meglio degli operatori dei servizi di salute mentale, conosce le dinamiche vere ed autentiche dei modelli organizzativi e le relative criticità. Ma quasi mai siamo consultati. Anzi spesso le proposte legislative seguono vie tortuose e inconoscibili ed arrivano in parlamento, già vecchie e "decorticate" dal lavoro instancabile delle tante lobby che hanno interessi nel campo della salute. Questo è un fatale limite italico, che predilige l'ideologia al rispetto del dato epidemiologico, le messe cantate alla serena ed aperta discussione con esperti e con metodologie obiettive ed evidence based.
Come scriveva Ennio Flaiano, in Italia la linea piu' breve fra due punti è l'arabesco.

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