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Desiderio d’A/altro: Incontro con Massimo Recalcati al Collegio Ghisleri di Pavia 18/12/17

19 Dic 17

Di Mario Degli Stefani
Convegno al Ghislieri di Pavia:  l’amico Bollorino mi segnala l’evento; vado spinto un po’ da un certo senso del dovere verso un amico, un po’ dal piacere di rivedere  “il Reca”.
Mi accomodo alla prima poltrona all’estremità sinistra della terza fila, a sinistra: ancora in piedi, nelle mie torsioni per poggiare il cappotto sulla sedia a fianco, dietro me vedo un volto di donna che mi sorride a mo’ di saluto: ”Non mi riconosce?” “?” “Sono una professoressa del Cardano di Pavia e sono qui per lei, attratta da quanto lei ci ha detto nei corsi di formazione per docenti, sia sulla psicanalisi e sia su Recalcati!”.
Una buona premessa dunque e nell’attesa  parliamo di varie cose:  io mi avventuro su quello che potrebbe essere il taglio e il contenuto della Lectio Magistralis e  verbalizzo a lei e a suo marito che l’ha accompagnata,  che mi attendo una dissertazione che prenda spunto da diversi passaggi del suo testo “Desiderio, Godimento, Soggettivazione”, vera miniera e cornucopia del Sapere Psicanalitico; i passaggi ai quali penso, sono:  
  • a pagina XVI dell’introduzione,
 “Gli psicoanalisti ci insegnano la rassegnazione senza limiti, sono gli ultimi preti (no, ne spunteranno ancora di altri preti). Non si può dire che essi siano molto allegri, guardate lo sguardo spento che hanno, la loro nuca irrigidita”- Gilles Deleuze;
  • a  pagina XIX, sempre dell’introduzione:
“… in questo egli (Lacan[1]) fa propria la lezione più alta delle filosofie dell'esistenza, ma anche, più radicalmente, recupera quella nozione di responsabilità illimitata che si affaccia in occidente con l'esperienza cristiana, come mostra la rilettura che Derrida propone – attraverso Kierkegaard – del sacrificio di Abramo.
  • a pagina  359 del testo
Nella psicosi la desoggettivazione assume la forma radicale di un assoggettamento totale alla volontà di godimento dell'Altro che comporta l'essere senza diritto di parola, mentre nelle nevrosi l'eccessivo incollamento del soggetto alla domanda dell'Altro comporta il sacrificio del proprio desiderio.
Ero preparato, perciò, a una lettura
  1. del sacrificio come assoggettamento all’Altro, soprattutto all’Altro genitoriale che esita nel  falso Sé Kohutiano (una mia licenza sul tema)
  2. del sacrificio del Soggetto Umano all’Altro dell’Inconscio, come ricettacolo di ogni nefandezza e come stampo ineluttabile che definisce irreversibilmente i nostri destini.
 

Nulla di tutto ciò: Massimo Recalcati è stato come al solito molto spiazzante ed ha parlato di  “altro”: ha rinunciato alla rendita di un materiale già pronto e solo da sviluppare e rimodellare, per passare a una dissertazione inedita e anche per questo, per me  più  suggestiva rispetto a quanto mi attendessi.
Ancora una volta, Recalcati con il suo impegno, la sua dedizione, la sua sconfinata curiosità intellettuale, ha dimostrato di sapere sparigliare le carte continuamente, “donandoci”  il frutto del suo continuo e irrefrenabile Desiderio d’A/altro, con estrema intelligibilità e piacevolezza.
 
Se ora volete sapere altro, quell’altro su cui lui ha dissertato,  dovete attendere che abbia il tempo a disposizione per mettere a posto gli  appunti presi:  quello che ora non ho, perché sto partendo per la Liguria col caro amico “Disobbediente” Andrea Franzoso, altro soggetto etico, che ha sacrificato anche l’ultima camicia, o meglio, come direbbe Recalcati, l’ha donata.
Di quale camicia ha fatto dono, senza girarsi a vedere l’effetto che faceva a Sé e agli altri?
La vita professionale, la carriera, per non tradire il suo Desiderio di restare una persona pulita, nonostante le mille lusinghe e le ipotetiche tentazioni, che sono rimaste virtuali, non avendo trovato terreno sul quale attecchire.



[1] mio

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