Una buona psichiatria è sempre partigiana della compassione.
RAZIONALE
L’incontro di studio costituisce l’ideale conclusione del ciclo di conferenze 180 x 40. Conoscere il passato per leggere il presente – e mira a esplorare l’eredità dei manicomi genovesi e cercare – a partire dall’esperienza virtuosa di Reggio Emilia che è con Roma e Venezia tra le più importanti in Italia – i modi per conservarla, tramandarla e renderla fruibile agli operatori e agli studiosi. Il 13 maggio 1978 infatti non si apre soltanto in Italia la storia della nuova psichiatria senza manicomio, ma se ne chiude un’altra, quella del manicomio. Ma siamo proprio certi che la storia del manicomio in Italia si chiuda in quel momento? No, e per più di una ragione. Non solo perché quel giorno i manicomi italiani ospitavano migliaia di persone, e furono necessari altri vent’anni perché le ultime lasciassero quegli spazi. Ma soprattutto perché il manicomio non è soltanto un luogo che si può chiudere una volta per tutte; è anche uno stile di fare psichiatria – e un equilibrio nelle relazioni che sono anche relazioni di potere – che può ritornare ad aprirsi o a chiudersi ogni volta che un operatore e un paziente s’incontrano nella cura. Per questa ragione le tracce – parole, cose – che ci rimangono della storia dei manicomi non sono solo importanti in quanto curiosità storiche, cimeli, ma anche perché esse ci parlano del nostro presente, oltre che del passato. La psichiatria – ce lo insegna Jaspers – è insieme scienza naturale e scienza umana e perciò è costituita da una parte che evolve (le antiche terapie a base di salassi, di oppio ecc.) le cui tracce sono oggetto della storia come gli antichi strumentari del chirurgo; e da un’altra che rimanda a quesiti che attengono all’essenza dell’uomo: come rapportarsi al fenomeno della follia? Come costruire buone relazioni di cura? Come organizzare buone istituzioni per la cura, e quando metterle in crisi? E per trovare risposte adeguate, mai perfette, a questi quesiti tutta la nostra storia ci è necessaria.
PROGRAMMA
ore 9.00-10.15 Gaddomaria Grassi (psichiatra) illustra il Centro Studi per la Storia della Psichiatria di Reggio E. Introducono Luigi Ferrannini e Antonio Maria Ferro
ore 10.15-10.30 Dibattito
ore 10.30-11.45 Simonetta Ottani (archivista) svela cosa c’è negli archivi dei manicomi genovesi; Fernanda Canepa (bibliotecaria) e Paolo F. Peloso (psichiatra) presentano cosa rimane delle loro biblioteche e Andrea Arata (psichiatra) illustra l’esperienza della rivista genovese “Neuropsichiatria”. Introducono Natale Calderaro (psichiatra) e Amedeo Gagliardi (portavoce Coord. per Quarto)
ore 11.45-12.00 Dibattito
ore 12.00-12.15 Coffee break
ore 12.15-13.15 Giacomo Doni (fotografo) presenta “Anime di cartapesta”. Il presepe di Cogoleto; Maurizio Gugliotta (presidente A.C.C.O.) presenta la vicenda artistica di Gino Grimaldi; Gianfranco Vendemmiati (presidente I.M.F.I.) presenta il patrimonio del Museoattivo Claudio Costa. Introducono Emilio Maura e Cosimo Schinaia (psichiatri)
ore 13.15-13.30 Dibattito
Durante la mattinata e al termine dell’evento sarà possibile visitare nei pressi della Sala 21:
il Museoattivo Claudio Costa nella sede dell’I.M.F.I.
l’installazione “Ti regalerò una rosa” e la riproduzione di tre scene del Presepe di Cogoleto, realizzata per l’occasione dal Collettivo Artistico Quarto Pianeta, nello Spazio 16
E’ previsto buffet a pagamento.
Ore 14.30-16.00 Proiezione e discussione del film-documentario “Uscirai sano” di Barbara Rosanò e Valentina Pellegrino (Italia, 2017) sulla storia dell’ospedale psichiatrico di Girifalco, che ebbe come primo direttore all’apertura nel 1881 lo psichiatra genovese Dario Maragliano.
L’incontro di studio costituisce l’ideale conclusione del ciclo di conferenze 180 x 40. Conoscere il passato per leggere il presente – e mira a esplorare l’eredità dei manicomi genovesi e cercare – a partire dall’esperienza virtuosa di Reggio Emilia che è con Roma e Venezia tra le più importanti in Italia – i modi per conservarla, tramandarla e renderla fruibile agli operatori e agli studiosi. Il 13 maggio 1978 infatti non si apre soltanto in Italia la storia della nuova psichiatria senza manicomio, ma se ne chiude un’altra, quella del manicomio. Ma siamo proprio certi che la storia del manicomio in Italia si chiuda in quel momento? No, e per più di una ragione. Non solo perché quel giorno i manicomi italiani ospitavano migliaia di persone, e furono necessari altri vent’anni perché le ultime lasciassero quegli spazi. Ma soprattutto perché il manicomio non è soltanto un luogo che si può chiudere una volta per tutte; è anche uno stile di fare psichiatria – e un equilibrio nelle relazioni che sono anche relazioni di potere – che può ritornare ad aprirsi o a chiudersi ogni volta che un operatore e un paziente s’incontrano nella cura. Per questa ragione le tracce – parole, cose – che ci rimangono della storia dei manicomi non sono solo importanti in quanto curiosità storiche, cimeli, ma anche perché esse ci parlano del nostro presente, oltre che del passato. La psichiatria – ce lo insegna Jaspers – è insieme scienza naturale e scienza umana e perciò è costituita da una parte che evolve (le antiche terapie a base di salassi, di oppio ecc.) le cui tracce sono oggetto della storia come gli antichi strumentari del chirurgo; e da un’altra che rimanda a quesiti che attengono all’essenza dell’uomo: come rapportarsi al fenomeno della follia? Come costruire buone relazioni di cura? Come organizzare buone istituzioni per la cura, e quando metterle in crisi? E per trovare risposte adeguate, mai perfette, a questi quesiti tutta la nostra storia ci è necessaria.
PROGRAMMA
ore 9.00-10.15 Gaddomaria Grassi (psichiatra) illustra il Centro Studi per la Storia della Psichiatria di Reggio E. Introducono Luigi Ferrannini e Antonio Maria Ferro
ore 10.15-10.30 Dibattito
ore 10.30-11.45 Simonetta Ottani (archivista) svela cosa c’è negli archivi dei manicomi genovesi; Fernanda Canepa (bibliotecaria) e Paolo F. Peloso (psichiatra) presentano cosa rimane delle loro biblioteche e Andrea Arata (psichiatra) illustra l’esperienza della rivista genovese “Neuropsichiatria”. Introducono Natale Calderaro (psichiatra) e Amedeo Gagliardi (portavoce Coord. per Quarto)
ore 11.45-12.00 Dibattito
ore 12.00-12.15 Coffee break
ore 12.15-13.15 Giacomo Doni (fotografo) presenta “Anime di cartapesta”. Il presepe di Cogoleto; Maurizio Gugliotta (presidente A.C.C.O.) presenta la vicenda artistica di Gino Grimaldi; Gianfranco Vendemmiati (presidente I.M.F.I.) presenta il patrimonio del Museoattivo Claudio Costa. Introducono Emilio Maura e Cosimo Schinaia (psichiatri)
ore 13.15-13.30 Dibattito
Durante la mattinata e al termine dell’evento sarà possibile visitare nei pressi della Sala 21:
il Museoattivo Claudio Costa nella sede dell’I.M.F.I.
l’installazione “Ti regalerò una rosa” e la riproduzione di tre scene del Presepe di Cogoleto, realizzata per l’occasione dal Collettivo Artistico Quarto Pianeta, nello Spazio 16
E’ previsto buffet a pagamento.
Ore 14.30-16.00 Proiezione e discussione del film-documentario “Uscirai sano” di Barbara Rosanò e Valentina Pellegrino (Italia, 2017) sulla storia dell’ospedale psichiatrico di Girifalco, che ebbe come primo direttore all’apertura nel 1881 lo psichiatra genovese Dario Maragliano.
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