La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT)
Recenti tendenze, prove di efficacia, utilità e limiti
di Gabriele Melli, Eleonora Stopani, Claudia Carraresi, Francesco Bulli

Disgusto e contaminazione mentale nel DOC

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22 maggio, 2018 - 20:36
di Gabriele Melli, Eleonora Stopani, Claudia Carraresi, Francesco Bulli

Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è caratterizzato da pensieri persistenti, ricorrenti, immagini esperite come intrusive e non volute (ossessioni) e comportamenti compulsivi che le persone sentono di dover fare in risposta alle ossessioni per ridurre  l’ansia o prevenire situazioni ed eventi temuti. Tra in vari sottotipi di disturbo ossessivo compulsivo troviamo il timore da contaminazione,  a cui comunemente ci riferiamo quando si parla di DOC che si può distinguere in due ulteriori differenti tipologie: la cosiddetta contaminazione fisica (con persone o sostanze disgustanti) e la contaminazione mentale, che tratteremo in questo articolo per meglio comprendere la relazione con la propensione al disgusto e  con la paura di contaminazione.
La contaminazione mentale è un senso di contaminazione psicologica, che implica una sensazione emotiva interna di “sporcizia” che fenomenologicamente viene percepita in modo simile alla sporcizia “esterna”, senza però che vi sia alcun contatto fisico di sorta. Può essere evocata da ricordi, pensieri o immagini ripugnanti e accompagnata da emozioni negative che possono includere repulsione, disgusto, senso di colpa, vergogna e ansia. Difficilmente viene eliminata dalla pulizia del sito di contaminazione, anche perché solitamente la localizzazione corporea non è chiaramente identificabile, così come la fonte da cui può aver tratto origine: infatti, talvolta, può essere evocata da commenti, critiche e/o trasgressioni morali in assenza di contatto fisico. Spesso persiste nonostante i tentativi di alleviarla e i tentativi di evitamento sono spesso inefficaci. In ogni caso essa evoca i tipici sintomi ossessivo-compulsivi, con rituali di lavaggio ed evitamento dello sporco (in particolare di persone o categorie di persone ritenute sporche).
Gli stimoli che elicitano contaminazione mentale possono essere: associazioni con impurità, sporcizia, immoralità, contatto diretto o indiretto con persone classificate come nemici o come intoccabili (culturalmente o personalmente), o eventi aversivi come l’aggressione sessuale. Vi sono poi gli episodi di cosiddetta self-contamination, ovvero eventi mentali, come pensieri blasfemi, sessualizzati o violenti, che “contaminano” la persona dal punto di vista morale.
Un’ampia fetta di ricerche esplora il ruolo del disgusto nella genesi e nel mantenimento del disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione mentale. Infatti l’emozione di disgusto sembra giocare un ruolo fondamentale nella fenomenologia di molti disturbi psicopatologici riconosciuti, tra cui, appunto, il disturbo ossessivo compulsivo.
La parola disgusto deriva dall’unione del termine “gusto” con il prefisso dispregiativo “dis”. Disgusto significa quindi letteralmente “cattivo gusto” (Olatunji e McKay, 2006). Si tratta di un’emozione di base con distinte componenti comportamentali (tentativi di fuga o evitamento), cognitive (sensazione di sporcizia e contaminazione) e fisiologiche (nausea, vomito e svenimento) (Rachman, 2004), la cui funzione è quella di prevenire eventuali contaminazioni e malattie (Rozin, Haidt e McCauley, 1993). Darwin, nel suo libro “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali” (1872), definì il disgusto come “qualcosa di nauseante in relazione primariamente al senso del gusto”, sia esperito sul momento che ricordato.
Il disgusto, nella letteratura attuale, è considerato un’emozione complessa di difesa da pericoli di varia natura e non solo come una forma istintiva di rifiuto del cibo. In particolare, sono stati identificate diverse tipologie di disgusto:
-        il core disgust è una difesa orale da tre differenti domini di stimoli: cibo, animali e prodotti corporei di rifiuto (feci, urina, saliva, vomito, ecc.).
-        L’“animal reminder disgust” (Rozin, Lowery e Ebert, 1994) è una difesa dal contatto e dalla vista di oggetti disgustosi.
-        Il “contamination disgust” si riferisce principalmente a reazioni di disgusto innescate da comportamenti sessuali inappropriati o anomali (sulla base di norme socio-culturali) visti o vissuti in prima persona.
-        Il disgusto interpersonale (Haidt, McCauley e Rozin, 1994) implica il contatto, diretto o indiretto, con persone indesiderate, perché considerate sgradevoli e contaminanti.
-        Il disgusto socio-morale (Haidt, Rozin, McCauley e Imada, 1997), è elicitato da violazioni morali o sociali.
Disgusto e contaminazione sono visti come concetti relati ma distinti, posti su un unico continuum. Il disgusto, come emozione di base, elicita specifici pattern di risposta fisiologica, comportamentale ed espressione facciale. La contaminazione è invece il processo valutativo/interpretativo che si verifica in seguito all’esperienza di disgusto o all’esposizione a stimoli potenzialmente disgustosi (Olatunji, Lohr e Sawchuk, 2007).
 
Diversi studi hanno ormai rilevato significative correlazioni tra propensione al disgusto, ossia la propensione di tratto ad esperire frequentemente l’emozione di disgusto (David et al., 2009), contaminazione mentale definita come “un senso di sporcizia interiore che può essere provocato e mantenuto indipendentemente dalla presenza di sporcizia esterna osservabile” e la paura di contaminazione tipica del disturbo ossessivo compulsivo, che include unicamente una valutazione di minaccia o pericolo di contagio e della possibilità di ammalarsi in seguito alla contaminazione stessa (Riggs e Foa, 2007). Nello specifico gli studi suggeriscono che la propensione al disgusto aumenti la sensazione di contaminazione mentale che è fortemente correlata alla paura di contaminazione. Inoltre la disgust propensity è risultata essere il miglior predittore dei comportamenti di controllo e di lavaggio (Mancini, 2001) e questo ha portato a considerarla uno dei fattori di rischio di mantenimento del disturbo ossessivo-compulsivo (Olatunji e Sawchuk, 2005). In altre parole se un soggetto con un disturbo ossessivo compulsivo, che ha già caratteristiche di tratto (quindi stabili) rispetto alla propensione al disgusto, quando si sente contaminato mentalmente (ad esempio a causa di stimoli come immagini e impulsi immorali) può esperire maggiormente un senso di sporcizia interiore e disgusto. Quindi la contaminazione mentale funge da mediatore in soggetti con disturbo ossessivo compulsivo da timore di contaminazione, tra disgust propensity e pensieri di contaminazione.
Questi dati suggeriscono l’importanza di svolgere un assessment accurato per individuare la presenza di contaminazione mentale in ambito clinico prima di sviluppare un trattamento centrato sui sintomi da contaminazione nel disturbo ossessivo, in quanto il focus dell’intervento potrebbe essere declinato per trattare aspetti relativi all’immagine negativa di sé legata ad eventi traumatici, associando quindi le tecniche CBT standard (come l’ERP) ad approcci integrati quali la Schema Therapy o tecniche specificatamente rivolte al trauma come l’EMDR.
 
Bibliografia 
David, B., Olatunji, B.O., Armstrong, T., Ciesielski, B.G., Bondy, C.L., Broman-Fulks, J. (2009). Incremental specificity of disgust sensitivity in the prediction of obsessivecompulsive disorder symptoms: Cross-sectional and prospective approaches. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry 40, 4, 533-543.
 
Fairbrother, N., & Rachman, S. J. (2004). Feelings of mental pollution subsequent to sexual assault. Behaviour Research and Therapy, 42, 173-190.
 
Haidt, J., McCauley, C., & Rozin, P. (1994). Individual differences in sensitivity to disgust: A scale sampling seven domains of disgust elicitors. Personality and individual Differences, 16, 701-713.
 
Haidt, J., Rozin, P., McCauley, C., & Imada, S. (1997). Body, psyche and culture: The relationship between disgust and morality. Psychology and developing Societies, 9, 107-131.
 
Mancini F, Gragnani A, D’Olimpo F (2001). The connection between disgust and obsession and compulsion in a non clinical sample. Personality and Individual Differences 31, 1173-1180.

Melli, G., Carraresi, C., Stopani, E., & Bulli, F. (2014). Disgust propensity and contamination-related OCD symptoms: the mediating role of mental contamination. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 3, 77-82.
 
Olatunji, B. O., & McKay, D. (2006). Introduction to the special series: Disgust sensitivity in anxiety disorders. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, 37(1), 1-3.
 
Olatunji, B. O., & McKay, D. (2007). Disgust and psychiatric illness: have we remembered?. The British Journal of Psychiatry, 190, 457-459.
 
Olatunji, B. O., Sawchuk, C.N. (2005). Disgust: Characteristic features, social manifestations, and clinical implications. Journal of Social and Clinical Psychology 24, 7, 932-962.
 
Rachman, S. J. (2004). Fear of contamination. Behaviour Research and Therapy, 42, 1227–1255.
Zhong, C, & Liljenquist, K. (2006). Washing away your sins: Threatened morality and physical cleansing. Science, 313, 1451-1452.
 
Rozin, P., Haidt, J., & McCauley, C. R. (1993). Disgust. In M. Lewis, & J. M. Haviland (Eds.). Handbook of emotions. New York: Guilford Press.
 
Rozin, P., Lowery, L., & Ebert, R. (1994). Varieties of disgust faces and the structure of disgust. Journal of Personality and Social Psychology, 76, 574-586.

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