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Accade a Genova: “prima i criminali italiani!”

15 Giu 18

A cura di Emilio Robotti

Oggi a Genova il Ministro dell’Interno Salvini incontra per esprimergli la propria solidarietà e ringraziamento un poliziotto ferito durante un intervento presso una famiglia ecuadoriana (la nazionalità più rappresentata oggi tra i residenti genovesi dopo quella italiana), che aveva chiesto aiuto avendo il figlio in casa  in gravissimo stato di agitazione e pericoloso per sé e per gli altri, armato di coltello.

 

Ci sarebbe molto da dire sull’episodio:  avrebbe dovuto esserci con tutta probabilità l’intervento di operatori esperti e preparati, valutando la necessità o meno di un Trattamento Sanitario Obbligatorio.

 

Invece, sono andati due poliziotti evidentemente non preparati per nulla a questa evenienza, con il risultato che il ragazzo è morto, uno dei poliziotti è stato gravemente ferito dalle coltellate del ragazzo e persino seppure di striscio da uno dei colpi di pistola sparati dall’altro poliziotto, che ora è indagato per avere ucciso con cinque proiettili l’aggressore.

 

L’episodio mi colpisce dal lato umano prima che tecnico, ma trovo sorprendenti le dichiarazioni rilasciate dall’Assessore alla Sicurezza Garassino a Repubblica, intervistato sulla visita del Ministro dell’Interno a Genova, che incontrerà: " «I reati sono in calo, ma si deve lavorare sulla percezione di sicurezza – sostiene – e questo si può fare anche con piccole modifiche alle norme: per esempio stabilire che i richiedenti asilo che siano colpevoli di reati come lo spaccio o le risse vengano subito allontanati dalle città». Prima i criminali italiani, insomma: non è importante che si delinqua, nemmeno che i reati siano in diminuzione, l’importante è che chi delinque (o giudichiamo senza processo delinqua) non sia straniero e men che meno un richiedente asilo.

Con triste quanto deprecabile coerenza, nessuna visita alla famiglia del ragazzo che non c’è più, né da parte del Ministro, nè da parte dell’Assessore Garassino. Sarebbe umano, troppo umano, forse.

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4 Commenti

  1. chiclana

    Caro Emilio, comprendo
    Caro Emilio, comprendo pienamente la tua delusione e sono senz’altro d’accordo con te: una visita delle autorità alla famiglia del ragazzo sarebbe un atto umano e civile e infondo un segno di equilibrio e buon senso, per evitare di trasformare quella che è stata nel’insieme una tragedia molto seria in una sorta di derby calcistico dove si sta da una parte o dall’altra. Nell’interesse degli appartenenti alla Polizia in primo luogo, e poi nell’interesse di noi tutti. Uno Stato serio dovrebbe preoccuparsi di garantire la sicurezza dei propri funzionari insieme a quella delle persone che sono oggetto del loro intervento. Dispiace quindi dover constatare che quest’atto da parte delle autorità finora è mancato. Mi permetto invece di avere dei dubbi su una questione di carattere tecnico, cioè il fatto che anche tu, come la maggior parte dei commentatori, ti sia riferito al contesto nel quale l’incidente si inserisce come a un TSO. Vorrei farti notare in proposito che l’incidente ha avuto luogo mentre il personale di pubblica sicurezza stava cercando di disarmare il ragazzo, e disarmare qualcuno non mi pare che possa essere definito un trattamento sanitario; quindi neppure un TSO. Mi pare che il trattamento sanitario, ed eventualmente il TSO se del caso, , avrebbe potuto avere inizio soltanto dopo che l’obiettivo di disarmare il ragazzo fosse stato raggiunto; fino a quel punto la natura dell’intervento era di pubblica sicurezza. Mi piacerebbe conoscere il tuo parere su questa osservazione, perché si tratta di un punto sul quale credo che un po’ di chiarezza potrebbe senz’altro aiutare a capire e a prevenire.

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    • Emilio.robotti

      Caro Paolo, purtroppo posso
      Caro Paolo, purtroppo posso basarmi solo sulle notizie di stampa e da quelle ho tratto l’ipotesi che potesse essere un caso da TSO. In ogni caso, credo che questo sia solo un dettaglio, perchè da un lato il TSO dovrebbe essere attuato da operatori (non della Polizia di Stato o della Polizia Municipale) che siano formati anche a neutralizzare la minaccia con il minimo uso della forza (ovviamente non letale), ma soprattutto ad affrontare la situazione senza utilizzare la forza, calmando e convincendo il paziente ad acconsentire al ricovero. Dall’altro, gli Agenti di Polizia dovrebbero comunque avere una formazione specifica per il caso in cui si trovassero ad affrontare una situazione di questo tipo, qualora non fosse possibile attendere o chiamare tali operatori sanitari specializzati. Dovrebbe far parte del loro bagaglio tecinco, esattamente come le norme di primo soccorso: la patologia psichiatrica non è (più) per un problema di ordine pubblico nè di decoro. Non lo è più per Legge e da 40 anni: gli psichiatri non debbono occuparsi di ordine pubblico esattamente come i poliziotti non devono occuparsi di questioni sanitarie.
      Ma la Polizia Stradale che interviene sul posto per un incidente stradale deve sapere che cosa fare per i feriti mentre attende l’ambulanza, e così l’equipaggio di una volante che si trova di fronte ad un paziente psichiatrico armato di coltello pericoloso deve sapere cosa fare in alternativa a sparare sei colpi di arma da fuoco o, come suggerisce il Ministro Salvinii, utilizzare un taser. Comunque sono argomenti da riprendere, che meriterebbero specie in momenti come questo, dove in materia di Diritto e diritti fondamentali la lancetta dell’orologio sembra rallentare o addirittura andare all’’indietro, una discussione e informazione continua. Mi ripromento di farlo qui, in questa rubrica, ad esempio,a commento di una Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha deciso un caso relativa ad intervento della polizia (non italiana) su un paziente psichiatrico. Grazie del tuo commento, come sempre puntuale e stimolante!

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      • chiclana

        Grazie Emilio, inutile dirti
        Grazie Emilio, inutile dirti che condivido in gran parte, nella sostanza, le tue considerazioni, salvo il fatto che sarei più prudente nel far rientrare nella patologia psichiatrica le emozioni e il comportamento di quel ragazzo in quel momento. Intendo dire che essi sono certamente espressione di sofferenza, ma non è detto che per questo solo fatto debbano rientrare nella patologia. Forse l’art. 90 C.P. potrebbe essere suggestivo per analogia a questo riguardo, ma certo tu potrai valutare in proposito meglio di me. Del resto questa dei confini della patologia psichiatrica è questione molto dibattuta. Quanto avvenuto a Genova sta comprensibilmente facendo molto discutere; qualche giorno fa mi è stato chiesto un commento dal Forum per la Salute Mentale, che oggi è stato pubblicato su quel sito e in esso ho cercato di spiegare in modo più completo il mio punto di vista, per quello che può valere. Vorrei anche segnalare un articolo di Piero Cipriano, un collega di cui ho letto alcuni scritti ma che non conosco personalmente, in ultima pagina su “Il manifesto” di oggi, che mi è parso molto interessante sia per le considerazioni sul fatto di Genova che per alcune utili notizie sul taser, anche se non sono d’accordo sulla conclusione che “finirà che lo forniranno agli psichiatri…”. Io credo che questo rischio sia lontano al momento dalle intenzioni di chiunque; ma sarà in ogni caso tanto più facile scongiurarlo quanto più riusciremo a tenere distinte le questioni di pubblica sicurezza – che certo come tu scrivi vanno affrontate anch’esse con competenza, prudenza e umanità – dai trattamenti sanitari, che sono cosa diversa. Seguirò con molto interesse i tuoi prossimi approfondimenti su queste questioni.

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        • Emilio.robotti

          Caro Paolo, ho letto il tuo
          Caro Paolo, ho letto il tuo articolo e condivido: è sempre prudente riflettere e valutare prima di tirare in ballo il tso, molto semplicemente perché oltre alle procedure di Legge implica valutazioni tecniche che sono cliniche prima che giuridiche e mai sono nè devono essere valutazioni in materia di ordine pubblico, delegate a chi non ha le competenze necessarie. Temo tuttavia che nella loro semplicità queste considerazioni che potremmo definire scontate sono in realtà al di fuori dell’orizzonte odierno: si parla impropriamente di tso, ma più grave ancora è che la risposta sia l’adozione del taser, o la comsiderazione che il ragazzo se non avesse accoltellato un poliziotto non sarebbe morto. Oggi Lercio per fare satira feroce sul governo scrive “Ricerca scientifica rivela che anche i e si rode amaro. Ma se oltre a parlare impropriamente di TSO politica e governo continueranno a rispondere come oggi per la morte di Jason, domani la satira di Lercio sostituirà alla parola migranti i matti. E saremo tornati indietro nel tempo a molto rpima dll’anno 1978, forse non rideremo più, forse il redattore di Lercio perderà il lavoro per quella satira. Sta a noi far sì che questo non accada, e proprio per questo sono comunque ottimista. A presto, quindi.

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