DSM E FUTURO DELLA PSICHIATRIA TERRITORIALE
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di Vittorio Di Michele

Le prassi che cambiano nella psichiatria dei servizi di salute mentale. Cosa è cambiato?

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22 giugno, 2018 - 19:33
di Vittorio Di Michele

Vorrei fare una serie di considerazioni, possibilmente aperte alla discussione, su quanto e come siano cambiate le prassi operative, codificate in misura informale, nei servizi di salute mentale territoriali.
In particolare vorrei soffermarmi sui seguenti 6 punti:

  1. Lo psichiatra curante è responsabile in quanto professionista individuale o in quanto dirigente che opera al servizio di una azienda sanitaria?
  2. Le terapie prescritte dallo psichiatra sono mandatarie anche per coloro che si succedono nel servizio?
  3. Le diagnosi dello psichiatra di struttura pubblica che valore di veridicità hanno intrinsecamente?
  4. Prevale la diagnosi del CTU o la diagnosi dello psichiatra del servizio pubblico che ha la presa in carico dello specifico paziente?
  5. Prevale la diagnosi della struttura privata convenzionata o la diagnosi di struttura pubblica?
  6. Deve lo psichiatra di struttura pubblica accettare diagnosi e sopratutto terapie farmacologiche provenienti da uno psichiatra di fiducia del paziente, ovvero puo' esimersi e rifiutare di ripetere le prescizioni o di acolgiere la diagnosi come veritiera? Puo addirittura sconsigliare determinate cure se le ritiene non appropriate?
Tanti anni fa, avrei accettato la diagnosi di un collega come veritiera, avrei ripetuto le sue ricette, avrei anche fatto degli interventi terapeutici o professionali predisposti da altri e avrei  provato a convincere un paziente della bontà delle cure raccomandate da qualcun'altro. Ma adesso non farei piu' nessuna di queste cose. E voi?

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