Il tema dell’io è centrale in Lacan.[1]
Come si costituisce l’io? Lacan forgia lo stadio dello specchio per rendere conto del rapporto tra il bambino e la sua immagine, che pur essendo sua, è anche quella di un altro.
Di che è costituito questo io? Lungi dal fare dell’io l’elemento unificante e unificato, Lacan rivela che l’io non è che un’accozzaglia di identificazioni immaginarie. E nel termine imago Lacan sintetizza le sue due componenti essenziali: un’immagine sensibile e un insieme di tratti organizzati.
Ma la sola imago non rende ragione né della costituzione dell’io né di ciò che lo costituisce. Solo attraverso la disgiunzione del simbolico e dell’immaginario è possibile a Lacan stabilire una disgiunzione correlativa tra la funzione simbolica dell’io (in francese: je) e la funzione immaginaria dell’io (in francese: moi). Questa disgiunzione è centrale nel Seminario II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi[2]. Generalmente nell’insegnamento di Lacan la funzione simbolica è indicata con il termine ‘soggetto’, che è il soggetto dell’inconscio, mentre le moi (tradotto ‘io’ in italiano), con valore di oggetto, indica il versante immaginario.
Ma in che cosa consiste il simbolico? Il simbolico non è il simbolo, che rinvia all’immagine come accade nell’archetipo junghiano. Il simbolico è costituito da due versanti: quello dalla parola e quello del linguaggio. Questi due versanti sono presenti nell’insegnamento di Lacan, scandendone la temporalità.
In un primo tempo Lacan privilegia il simbolico della parola. E’ la parola piena che il soggetto cerca in analisi, è la parola che lo pacifica ed è tramite la parola che vuol essere riconosciuto come desiderante.
In un secondo tempo Lacan privilegia il simbolico del linguaggio. Si tratta dell’ordine simbolico, che è un insieme diacritico di elementi discreti. Il simbolico inteso così è una struttura articolata, combinatoria e autonoma. Qui il soggetto non è costituente, ma costituito. E il suo desiderio non vuol essere riconosciuto, ma interpretato.
Nel corso del suo insegnamento Lacan sposta l’accento dal primo versante al secondo, sebbene li articoli nel concetto di catena significante.
E’ nella catena significante che l’io, pur stabilendo rapporti con il proprio simile, ritrova la verità del suo discorso nell’Altro, che non è solo l’Altro della parola, ma è anche l’Altro del linguaggio. L’Altro, di cui l’inconscio è il discorso.
Come si costituisce l’io? Lacan forgia lo stadio dello specchio per rendere conto del rapporto tra il bambino e la sua immagine, che pur essendo sua, è anche quella di un altro.
Di che è costituito questo io? Lungi dal fare dell’io l’elemento unificante e unificato, Lacan rivela che l’io non è che un’accozzaglia di identificazioni immaginarie. E nel termine imago Lacan sintetizza le sue due componenti essenziali: un’immagine sensibile e un insieme di tratti organizzati.
Ma la sola imago non rende ragione né della costituzione dell’io né di ciò che lo costituisce. Solo attraverso la disgiunzione del simbolico e dell’immaginario è possibile a Lacan stabilire una disgiunzione correlativa tra la funzione simbolica dell’io (in francese: je) e la funzione immaginaria dell’io (in francese: moi). Questa disgiunzione è centrale nel Seminario II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi[2]. Generalmente nell’insegnamento di Lacan la funzione simbolica è indicata con il termine ‘soggetto’, che è il soggetto dell’inconscio, mentre le moi (tradotto ‘io’ in italiano), con valore di oggetto, indica il versante immaginario.
Ma in che cosa consiste il simbolico? Il simbolico non è il simbolo, che rinvia all’immagine come accade nell’archetipo junghiano. Il simbolico è costituito da due versanti: quello dalla parola e quello del linguaggio. Questi due versanti sono presenti nell’insegnamento di Lacan, scandendone la temporalità.
In un primo tempo Lacan privilegia il simbolico della parola. E’ la parola piena che il soggetto cerca in analisi, è la parola che lo pacifica ed è tramite la parola che vuol essere riconosciuto come desiderante.
In un secondo tempo Lacan privilegia il simbolico del linguaggio. Si tratta dell’ordine simbolico, che è un insieme diacritico di elementi discreti. Il simbolico inteso così è una struttura articolata, combinatoria e autonoma. Qui il soggetto non è costituente, ma costituito. E il suo desiderio non vuol essere riconosciuto, ma interpretato.
Nel corso del suo insegnamento Lacan sposta l’accento dal primo versante al secondo, sebbene li articoli nel concetto di catena significante.
E’ nella catena significante che l’io, pur stabilendo rapporti con il proprio simile, ritrova la verità del suo discorso nell’Altro, che non è solo l’Altro della parola, ma è anche l’Altro del linguaggio. L’Altro, di cui l’inconscio è il discorso.
"Cage" Giulio Paci
[1] Dalla nota editoriale al n° 11 de La psicoanalisi, Astrolabio, Roma, 1992, pp. 9-10.
[2] J. Lacan, Il seminario. Libro II. L’io nella teoria di Freud e nella tecnica della psicoanalisi, Einaudi, Torino, 2006.