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IL GRIDO INASCOLTATO: L’IMPATTO DELLA TRASCURATEZZA SUL CERVELLO

6 Ago 18

A cura di areaweb

di Marta Zighetti, Terapeuta sistemico familiare, Supervisore Emdr

I nuovi strumenti di indagine medica e gli studi sul cervello hanno contribuito ad una conoscenza più completa e profonda di come funziona l’essere umano, della sua natura e di ciò di cui ha bisogno.

Le neuroscienze in particolare permettono oggi di convincere anche i più scettici a rivisitare indicazioni ed ipotesi che la psicologia aveva già indicato nel secolo scorso. In particolare John Bowlby, durante e dopo la seconda guerra mondiale, aveva capito l’importanza della relazione per la salute emotiva ed organica degli esseri umani.

La sua teoria dell’attaccamento mostra la presenza di un sistema motivazionale (1) che regola, insieme ad altri, il nostro comportamento all’interno di una cornice evoluzionistica. La teoria di Bowlby valuta come motivazione primaria per il genere umano quella della connessione e della sintonizzazione emotiva tra l’adulto ed il bambino come un presupposto della nostra esistenza, una base indispensabile per l’emergere delle nostre facoltà più tipiche.

Dunque il sistema dell’attaccamento-accudimento, che riguarda fondamentalmente il neonato ed il suo caregiver, che è normalmente il genitore, permette al cervello umano di costruire reti neurali integrando informazioni progressivamente sempre più complesse, fino al raggiungimento del funzionamento più sofisticato del nostro cervello.

La qualità di questo rapporto nei primi mesi di vita (addirittura, sin dall’ultimo trimestre di gravidanza) è fondamentale per definire la resilienza di quell’individuo per tutto il resto della propria esistenza, costituendo un fattore di vulnerabilità o di protezione.

Allan Schore ha esplicitamente spiegato come il comportamento materno si traduca in un “correlato biologico”; nel suo ultimo libro fa riferimento ad un “cambio di paradigma” che riguarda l’importanza dell’emisfero destro nella vita dell’individuo per garantire, in particolare, lo sviluppo di una struttura che dia alla persona un senso di competenza e sicurezza nella regolazione degli stati affettivi e nella loro gestione, dunque nella relazione con se stessi e con gli altri. Tale capacità di regolazione deriva dalla integrazione tra il sistema limbico (amigdale, ippocampi e ipotalami) e le cortecce prefrontali.

Numerose ricerche neuro-scientifiche dimostrano fuor di ogni ragionevole dubbio  lo strettissimo legame tra i traumi subiti e svariate patologie sia di ordine psichico che di ordine fisico.  La famosa ricerca di Felitti del 2012 sulle esperienze avverse durante l'infanzia (ESI) dimostra quanto queste siano in grado di influenzare in modo significativo la resilienza e la salute degli individui. Le esperienze sfavorevoli infantili sono associate al 44% dei disturbi psichici durante lo sviluppo e al 30% dei più frequenti disturbi psicologici nel corso della vita.

Felitti ha permesso anche di riscontrare una stretta correlazione causa-effetto tra l’esposizione alle Esi e i fattori di rischio che costituiscono le principali cause di morte degli adulti. (2)

Molti passi avanti sono stati fatti in direzione di una maggiore consapevolezza verso tutto ciò che riguarda i traumi attivi, quindi abusi, maltrattamenti e violenza domestica. Molta strada invece deve ancora essere percorsa verso una presa di coscienza del ruolo dei cosiddetti traumi passivi, associati per lo più alla trascuratezza fisica ed emotiva.

Le ricerche di Martin Teicher hanno mostrato che la trascuratezza costituisce un fattore di alta vulnerabilità sui minori e contribuisce a modificare organicamente alcune regioni chiave del cervello, rendendo i soggetti più vulnerabili all'insorgenza di depressione, disturbi da dipendenza e disturbo post traumatico da stress.

A mio parere, la ricerca scientifica si è dovuta soffermare sui “traumi da commissione”, mentre non ha ancora potuto trattare in modo sufficiente le conseguenze dei “traumi da omissione”. La cosa si può ben capire: un grosso nubifragio impone un intervento urgente rispetto ad una pioggia continua e incessante, ma non è detto che quest’ultima faccia meno danni.

In effetti le conseguenze della trascuratezza sembrano molto più difficili da individuare rispetto ai traumi attivi (Crume, 2002) eppure la mancanza di sintonizzazione tra adulto e bambino è un elemento stressante, non solo nel momento in cui questo si manifesta, ma addirittura come fattore scatenante di stress cronico. (Chu, 2001)

Fino ai 24 anni di età, gli esseri umani migliorano le proprie strutture (stiamo parlando della neuroplasticità) in un quadro di rimodellamento continuo, favorito da ogni rapporto connotato affettivamente.

Le nostre relazioni positive ci costruiscono.

E quelle negative? Ora sappiamo che i bambini deprivati di cure affettive subiscono effetti simili a quelli traumatizzati in modo attivo. (S. Hart, 2008).

“ […] Numerosi studi sono ormai concordi nell’affermare che i due emisferi del cervello umano differiscono fra loro nella macrostruttura, nella ultrastruttura, nella fisiologia, nella chimica e nel controllo comportamentale. In effetti, nei vertebrati la parte sinistra del cervello è specializzata nel controllo di schemi comportamentali ben definiti in circostanze ordinarie e familiari. Per contro, la parte destra è il luogo deputato al risveglio emotivo e all’elaborazione di nuove informazioni. Si è anche d’accordo nel sostenere che l’elaborazione di informazioni verbali, consce, razionali e seriali avviene nell’emisfero sinistro, mentre l’elaborazione delle informazioni emotive non verbali, inconsce, olistiche e soggettive avviene in quello destro” (Allan Schore, 2016).

Quindi, mentre nei bambini con  un attaccamento di tipo sicuro le connessioni ed i neuroni si sviluppano in modo rigoglioso, nei bambini non adeguatamente curati e stimolati affettivamente l’enorme patrimonio di neuroni presente alla nascita tende progressivamente ad impoverirsi sia quantitativamente che qualitativamente: le cellule non adeguatamente stimolate finiscono per auto-eliminarsi ed oltretutto non si sviluppano sufficienti connessioni inter-cellulari impedendo la buona integrazione che permetta alle varie aree cerebrali di esercitare pienamente le proprie funzioni.

Mi spiego meglio: un deficit di connessione tra i due emisferi impedisce all’emisfero sinistro di esercitare la propria funzione analitica e classificatoria, indispensabile per contestualizzare la esperienze emotive gestite dall’emisfero destro. Una delle possibili conseguenze sarà l’impossibilità per l’individuo, una volta adulto, di tradurre l’esperienza emotiva in una narrazione condivisa, coerente e orientata temporalmente nella propria biografia. Il bambino trascurato potrebbe sviluppare un deficit di consapevolezza e di regolazione emotiva che si manifesta con atteggiamenti impulsivi e poco modulati; anche se questo non intacca direttamente le capacità cognitive e intellettive di quell’individuo, la disregolazione affettiva ha un impatto negativo sulle relazioni con gli altri e sulla propria possibilità di condivisione.

Mi soffermo su queste argomentazioni perché trovo necessario, oggi più che mai, prendere coscienza che gli investimenti sul capitale umano nei primi mesi di vita non possono essere lasciati al buonsenso del singolo. Si tratta di un compito sociale e collettivo, esattamente come l’educazione e l’allevamento, poiché i danni complessivi esercitati dalla trascuratezza riguardano tutti e hanno costi sociali enormi. Investire sul capitale umano, sulla relazione primaria e su quelle secondarie (che, lo ripeto, sono un imperativo biologico) agirebbero da prevenzione di altissimo profilo che, oltretutto, permetterebbe alla società di risparmiare enormi risorse per la cura di successive patologie sia psicologiche che organiche. (3)

Intervenire sul “cambio di paradigma” nella percezione dell’importanza delle emozioni e delle relazioni primarie di attaccamento, validando buone pratiche di contatto soprattutto nella relazione madre/figlio (ma più in generale contribuire a creare un contesto sociale adeguato) è un’attività da perseguire almeno per tre buone ragioni:

  1. Contribuire e formare esseri umani più resilienti, sia dal punto di vista fisico che psichico

  2. Contribuire a formare esseri umani più performanti, creativi e produttivi

  3. Collaborare con la natura umana per potenziare il nostro vero vantaggio competitivo, come esseri umani, che è la cooperazione.  

Non possiamo lasciare inascoltato il “grido di attaccamento” che deve sollecitare non solo i genitori o noi addetti ai lavori, ma in cerchi sempre più ampi dovrà coinvolgere chi ricopre ruoli apicali ed ha la possibilità di modificare realmente le condizioni di allevamento, le politiche sociali del lavoro, le politiche sanitarie e tutto ciò che possa adeguare la nostra cultura alla nostra natura.

NOTE

1) I sistemi motivazionali sono attività mentali complesse, in gran parte inconsce, che organizzano i comportamenti diretti ad uno scopo sono fondati su tendenze innate, entrando in interconnessione con i contesti relazionali, sociali culturali, ambientali e climatici differenti. 
“il loro funzionamento acquisisce caratteristiche individuali dovute all’effetto della regolazione esercitata da elementi appresi” (J. Bowlby, 1969)

2) Felitti VJ, Anda RF, Nordernberg D, et al. Relationship of childhood abuse to many of the leading causes of death in adults: the adverse childhood experiences (ACE) study. Am J Prev Med. 1998; 14(4): 245-258.

3) “I costi dei disturbi mentali in Europa sono altissimi. Le statistiche più recenti sulla psicopatologia, indicano che in Europa si spendono (in miliardi di euro) per: 

disturbi dell’umore 113.4

disturbi psicotici 93.9

dipendenze 65.7

disturbi d’ansia 74.4

disturbi di personalità 27.3

disturbi somatoformi 21.2

disturbi alimentari 0.8

(Olesen et al. 2012)”

Passi di: Marta Zighetti. “Essere Esseri Umani” 2016 

 

Bibliografia

  • Attili G., Attaccamento e amore, Bologna, il Mulino, 2012

  • Attili G., Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente. Normalità, patologia, terapia, Milano, Raffaello Cortina, 2007

  • Attili G., L’amore imperfetto, Bologna, Il Mulino, 2012

  • Boom S., Steel K., Van der Hart O., La dissociazione traumatica, comprenderla e affrontarla, Milano-Udine, Mimesis, 2013

  • Bowlby J., Attaccamento e perdita 1, 2 e 3, Torino, Bollati Boringhieri, 1999-2000

  • Bowlby J., Cure materne e salute mentale del bambino, Firenze, Giunti Editore, 2012

  • Bowlby J., Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell'attaccamento, Milano, Raffaello Cortina, 1989”

  • Chu J.A. The decline in the abuse of children? Journal of tarauma and dissocition.2,1-4. 2001.

  • Cozolino L., Il cervello sociale. Neuroscienze delle relazioni umane, Milano, Raffaello Cortina, 2008”

  • Crume T.L. Di Giuseppi C. et al. Under asceirtament of child maltreatment fatalities by death certificates. Peditrics.110 e18. 1990-998.

  • Damasio A. R. L’errore di Cartesio. Emozioni, ragione e cervello umano. Adelphi. Milano. 1994.

  • Diamond J., L'evoluzione dell'animale umano, Torino, Bollati Boringhieri, 2015

  • Durkheim E., Il suicidio, Milano, RCS Rizzoli, 1987

  • Faretta E., Trauma e malattia. L'EMDR in psiconcologia, Milano, Mimesis, 2014

  • Felitti V.J., Anda R.F., Nordernberg D., et al., Relationship of childhood abuse to many of the leading causes of death in adults: the adverse childhood experiences (ACE) study, Philadelphia – USA, American Journal of Preventive Medicine, 1998”

  • Hart S. Brain, Attachment, Personality. 2008. Ed it. Cervello attaccamento e personalità. Astrolabio Roma 2011.

  • Liotti G. -Convegno “Attaccamento Traumatico”, 2013

  • Liotti G., Farina B., Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa, Milano, Raffaello Cortina, 2011”

  • National Child Traumatic Stress Network Complex Trauma Task Force, Libro Bianco sul Trauma Complesso nei bambini e negli adolescenti, Los Angeles – USA, National Center for Child Traumatic Stress, 2003”

  • Porges S. W., La teoria polivagale, Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell'attaccamento, della comunicazione e dell'autoregolazione, Roma, Giovanni Fioriti Editore, 2014”

  • Schore A. N., Affect regulation and the repair of the self 2003. Ed it. La regolazione degli affetti e la riparazione del sé. Astrolabio Ed. Roma. 2008.

  • Schore A. N., Affect Dysregulation and disorders of the self. 2003. Ed it. I disturbi del sé. Astrolabio Ed. Roma. 2010.

  • Schore A. N., La scienza e l’arte della psicoterapia, ISC, 2016

  • Stern D. N. Il mondo interpersonale del bambino. Bollati Boringhieri. Torino. 1987.

  • Zighetti M. “Essere Esseri Umani”, Editrice dEste. Varese. 2016

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