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La tragedia annunciata di Genova: Opzione Zero di Massimiliano Lussana

15 Ago 18

A cura di admin

NDR: Massimiliano Lussana è giornalista professionista vive e lavora a Genova. Questo contributo rispecchia il comune sentire di molti a Genova dopo la tragedia che ha letteralmente spezzato in due la città e il cuore dei genovesi.
Io sono nato nel ponente di Genova e ho percorso migliaia di volte il Ponte Morandi per andare all'Università prima e al lavoro dopo. Quel ponte rappresenta un pezzo della mia vita. Come genovese piango i morti innocenti ma non posso, NON VOGLIO già ora NON interrogarmi sui perchè di una tragedia da troppo tempo annunciata e non posso non pensare che le ideologie abbiano avuto una parte significativa nella genesi di questo disastro epocale che segnerà la mia Genova PER SEMPRE

Francesco Bollorino, Editor di Psychiatry on line Italia

Certo, preghiamo per tutti i morti, per il bimbo di nove anni, per chi aveva nel bagagliaio l’ombrellone, il secchiello e la paletta.

Certo, dopo le tragedie, le polemiche hanno sempre un che di sciaccallesco, di mancanza di stile, di fastidioso.

Però.

Però, oggi e domani due cose voglio dirle.

Però, qui un po’ di storie da raccontare ci sono, a partire da quel comunicato dei No Gronda, che sono stati il primo bacino di voti del MoVimento Cinque Stelle e della sinistra radicale a Genova esattamente come in Piemonte lo sono stati i No Tav.

Gli stessi movimenti a cui si pensa in qualche modo di pagare cambiali politiche con “analisi costi-benefici”, dove i benefici paiono destinati ad essere ignorati.

E un ministro della Repubblica che le propone.

E un presidente del Consiglio che non solo non lo smentisce, ma addirittura in qualche modo gli dà spago.

E, fortunatamente, un sottosegretario genovese come Edoardo Rixi che, con parole e opere e non omissioni, fa da scudo umano per lo sviluppo della città e del Paese, come ha dimostrato ancora ieri con un’intervista allo speciale del Gr1 sul crollo del Morandi.

Ma è chiaro che, se vanno avanti così, questo governo non avrà più alcuna ragion d’essere fra pochissime settimane.

Le posizioni sulle infrastrutture sono talmente antitetiche da essere inconciliabili.

E uno dei due deve cedere, per forza.

Per chiudere immediatamente il discorso, basterebbe la frase rintracciata sul sito ufficiale dei No Gronda ieri da molti ossservatori per chiudere ogni discussione: “Rispetto al vuoto informativo che la cittadinanza sta subendo sulla realizzazione della Gronda di Ponente vorremmo invitare i genovesi a diffidare da quanti negli ultimi tempi stanno in ogni modo cercando di vendere loro un elisir chiamato «Gronda», come la panacea di tutti i guai della nostra città. Ci viene poi raccontata, a turno la favoletta dell’imminente crollo del Ponte Morandi”-

La favoletta, già.

E allo stesso modo vale la pena di ricordare quando l’allora Pci cavalcò le proteste dei comitati di Rivarolo e di Voltri contro la costruzione della bretella fra i due quartieri della Valpolcevera e del Ponente, che avrebbe cambiato la storia di Genova.

Ecco, queste storie, cavalcate da cattiva politica, cattivi maestri, sognatori naif in buona fede e gente – anche di centrodestra – che pensava di lucrare voti in quei comitati e in quei quartieri, hanno portato alla tragedia del Morandi.

Eppure, bastava guardare.

Eppure, bastava sentire i giunti longitudinali sotto le nostre ruote tutti i giorni, per prendersi un po’ di paura.

Eppure, bastava passare quelle ore e ore in coda fermi per capire che quel sistema era al collasso. E quel ponte pure.

Eppure bastava leggere la mozione presentata da Francesco Maresca e firmata dagli arancioni di Vince Genova – Stefano Costa, Carmelo Cassibba, Marta Brusoni, Simone Ferrero, Ubaldo Santi prima di andare in Fratelli d’Italia con Alberto Campanella, Antonino Sergio Gambino e Valeriano Vacalebre – per capire che la Gronda era qualcosa di più di un giochino politico.

Bastava ascoltare le dichiarazioni di voto degli stessi “fratellini” di Matteo Rosso e Stefano Balleari, della Lega di Lorella Fontana, degli azzurri di Mario David Mascia, di Franco De Benedictis, ma anche del Pd di Cristina Lodi e Alberto Pandolfo e dei loro compagni di gruppo e della Lista Crivello di Maria Josè Bruccoleri.

Qui non è questione di destra o di sinistra e non è nemmeno questione di giocare a convocare il consiglio comunale a Ferragosto, come aveva fatto oggi, a mio parere sbagliando, con un’inutile prova di forza, la maggioranza del sindaco Bucci.

Qui stiamo raccontando una storia che, purtroppo, era in qualche modo prevedibile.

Ricordo gli allarmi lanciati, purtroppo invano, dalle colonne del “Secolo XIX” dalle inchieste di Daniele Grillo.

Bastava l’archivio, non un genio dell’ingegneria.

Ricordo di quando Claudio Burlando, che pure era stato uno di quelli del peccato originale dell’appoggio ai comitati anti-bretella Voltri-Rivarolo, in modo meritorio nel 2006 propose la demolizione del Morandi del 1963-1967 e, al suo posto, la costruzione di un viadotto molto più moderno e rispondente alle nuove esigenze firmato da Santiago Calatrava.

Ricordo alcune cose sensate sentite nel, per altri versi sciagurato, Dibattito Pubblico di Marta Vincenzi sulla Gronda.

Dove però della demolizione del Morandi si parlava eccome, mentre i soliti noti vagheggiavano di “opzione zero”.

Ecco, a Genova, ha sempre vinto l'”opzione zero”.

Il non far nulla, i comitati, le commissioni per studiare l’analisi costi-benefici.

I “no a tutto”.

Zero, appunto.

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