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In ricordo di Luigi Luca Cavalli Sforza

11 Set 18

Di luigi.benevelli@libero.it
Il 31 agosto scorso ci ha lasciato Luigi Luca Cavalli Sforza (1922 – 2018), medico, genetista, grande uomo di scienza italiano che nel corso della sua lunga vita ha lavorato nei più importanti centri di ricerca fra Italia, Inghilterra e Stati Uniti. Egli è stato fra gli “inventori” e forse il più importante studioso di “genetica delle popolazioni umane”, una disciplina che incrocia, mette insieme l’analisi del patrimonio genetico, delle mutazioni,  della paleontologia, dei dati etnologici, della storia delle lingue e delle culture, vale a dire i dati degli studi delle origini dell’homo sapiens e della sua diffusione che lo hanno portato a occupare tutte le terre emerse del nostro pianeta.  Dalla genetica delle popolazioni umane si ricava che l’umanità è sempre stata in movimento e che le migrazioni sono state e sono la norma e il motore del progresso della civiltà umana.
Le sue ricerche hanno dimostrato che Homo sapiens appartiene alla famiglia Hominidae, che a sua volta comprende l’orangutan e le scimmie antropomorfe africane (gorilla, scimpanzé); che il  DNA umano ha moltissime affinità con quello dei gorilla e degli scimpanzé (98% delle sequenze nucleotidiche), che la specie umana ha avuto una unica origine in Africa, cui seguì nell’arco di poche migliaia di anni una grande diaspora.  I risultati del lavoro di Luigi Cavalli Sforza hanno  brillantemente e definitivamente smentito le tesi dei razzisti, secondo i quali, invece, esisterebbero razze umane fra loro geneticamente diverse, sviluppatesi in regioni fra loro diverse, esisterebbe una gerarchia delle razze umane e  ogni individuo umano apparterrebbe a una propria razza, diversa dalle altre dal punto di vista genetico e biologico; tale appartenenza vincolerebbe ciascuno di noi alla sua biologia condizionandone comportamenti e destini. Come noto, le tesi razziste hanno legittimato e legittimano il mantenimento dell'esercizio del potere di gruppi «superiori» su altri «inferiori», tollerano la schiavitù, giustificano il colonialismo e il neocolonialismo e impongono politiche di disuguaglianza, di esclusione, di dominazione sociale, economica e culturale, come accadde 80 anni fa nel Regno d’Italia con l’adozione delle leggi razziste che discriminavano africani ed ebrei.
Nel novembre 2011 Luigi Luca Cavalli Sforza, con Telmo Pievani, ha  ideato e organizzato la mostra Homo sapiens- la grande storia della diversità umana ospitata al Palazzo  delle Esposizioni di Roma. Fra le sue opere scritte: Chi siamo, la storia della diversità umana (con il figlio Francesco (1993); Geni, popoli e lingue (1996);  L’evoluzione della cultura (2004); Razzismo e noismo. Le declinazioni del noi e l’esclusione dell’altro (con Daniela Padoan) (2013).
Per  una introduzione alla conoscenza e alla comprensione del grande contributo dato da Luigi Luca Cavalli sforza  al progresso delle scienze umane, segnalo il recente volume Il giro del mondo in sei milioni di anni di Guido Barbujanni e Andrea Brunelli, il Mulino, 2018.

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