La Via che può essere detta Via
Non è l’eterna Via
Il nome che può essere nominato
Non è l’eterno Nome
Senza nome: Cielo-e-Terra ne provengono
Il Nome: Madre-di-ogni-cosa
Sempre senza desiderio consideriamo il Germe
Sempre con desiderio consideriamo il Termine
Doppio-nome derivato dall’Uno
Questo due-uno è mistero
Mistero dei misteri
Porta di ogni meraviglia
Lacan era sorpreso, dice François Cheng, che il termine Tao significhi contemporaneamente la Via e il parlare (o l’enunciazione).[2] Non è l’unico apporto della cultura cinese ad aver interessato Lacan. Basterebbe pensare al riferimento al wu wei, a quell’agire senza agire in cui ritrova il principio cardine della pratica analitica, o ancora all’interesse per il dialogo che Mengzi intesse nel collegamento tra xing e ming, tradotti con natura e destino. Questo numero della rivista offre una panoramica dell’interesse di Lacan nei confronti della cultura cinese, e che è il frutto di un convegno che ha riunito sinologi, filosofi e psicoanalisti su questo tema.
Non è tuttavia l’unico apporto di questo numero. L’inedito in italiano di Lacan consiste nel suo intervento finale alle Giornate di studio dell’Ecole freudienne de Paris che si tennero a Lille nel settembre 1977, e, oltre ad altri articoli, segnaliamo il testo di Jacques-Alain Miller Che cosa vuol dire essere lacaniani?, che è una ripresa di parte del suo Corso L’orientation lacanienne tenuto al Dipartimento di Psicoanalisi dell’Università di Parigi VIII nel 1997.