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L’ OMOSESSUALITA’ TRA SALUTE MENTALE, SUICIDIO E DEPATOLOGIZZAZIONE.

3 Nov 18

A cura di l.cetrullo

In accordo con il National Alliance on Mental Illness il rischio di patologia mentale, come la depressione, disturbi d’ansia o disturbo post traumatico da stress è 3 volte più alto per la popolazione LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender). Ancora più minaccioso è quello che riporta il Trevor Project, ovvero che il suicidio è la seconda causa di morte per i ragazzi tra i 10 e i 24 anni ma è tentato 4 volte più spesso dai giovani omosessuali. Molti studi hanno anche mostrato che la popolazione LGBT ha il rischio di 2 volte maggiore di abuso di alcol e droga rispetto ai coetanei eterosessuali. Possiamo notare come sia di vitale importanza comprendere e supportare psicologicamente la comunità LGBT che si sforza quotidianamente nel combattere contro lo stigma, l’odio, l’ignoranza e il pregiudizio. Perché voglio ricordare e sottolineare che l’omosessualità è una variante normale della sessualità umana e le sue basse condizioni di salute rispetto agli individui eterosessuali non sono da correlare all’orientamento sessuale, che non ha bisogno mai di nessun trattamento, ma alle condizioni di svalutazione e paura che la società odierna offre sadicamente alla popolazione LGBT.
Un altro punto di cruciale importanza e che dovrebbe essere preso molto seriamente da società e clinici è il suicidio. Grazie alle ricerche scientifiche sappiamo che chi è omosessuale ha la probabilità 5 volte maggiore di tentare il suicidio rispetto a chi è eterosessuale. In uno studio molto importante del National Center for Transgender Equality emerge che tra il 40% degli adulti transgender che hanno tentato il suicidio, incredibilmente il 90% di quegli individui ha dichiarato di averlo tentato al di sotto i 25 anni di età. Grazie ad uno studio dell’American Journal of Public Health sappiamo che ogni abuso, vittimizzazione, aggressione verbale o fisica verso persone LGBT aumenta di 2,5 volte la loro probabilità di sfociare nell’autolesionismo. In fine un dato estremamente allarmante emerge da uno studio del Family Acceptance Project nel 2009: le famiglie che rifiutano l’orientamento sessuale degli individui LGBT aumentano di 8,4 volte il tentativo di suicidio dei propri figli rispetto a famiglie che non rifiutano l’orientamento sessuale dei figli.
In conclusione la salute mentale della comunità LGBT è a rischio e deve essere tutelata dal punto di vista sociale, sanitario ed economico. L’omosessualità non è una malattia e chiunque dichiari il contrario diffonde odio, pregiudizio e violenza prive di qualsiasi fondamento scientifico. La verità dal punto di vista scientifico è che l’omosessualità è una variante normale del comportamento sessuale ed umano, sia secondo l’Associazione Psichiatrica Americana, sia secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e sia secondo le tutte le altre associazioni mondiali della sanità. Inoltre non esistono prove scientifiche che supportino l’efficacia di un trattamento mirato a cambiare l’orientamento sessuale, sono ben noti invece i danni devastanti e irreversibili delle bandite ‘’terapie riparative’’.
Inoltre l'American Psychological Association, l'American Psychiatric Association, e la National Association of Social Workers affermano che "Le abilità delle persone gay e lesbiche e i risultati positivi per i loro figli non sono aree in cui ricercatori scientifici credibili possono dissentire. Affermazioni delle principali associazioni di esperti in quest'area riflettono un consenso professionale per cui i figli cresciuti da genitori lesbiche o gay non differiscono in alcuna considerazione importante da coloro che sono cresciuti da genitori eterosessuali. Nessuna ricerca empirica suggerisce il contrario."
La vera malattia oggi è l’omofobia.
 
 
 
Dr. Leano Cetrullo
Psicologo
Member of The American Psychological Association (APA)
Member of The British Psychological Society
Member of The UK Psychological Trauma Society
 
 

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