GROUNDING
PTSD Stress Post-Traumatico: che fare?
di Raffaele Avico

INSONNIA E PTSD: CHE FARE?

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23 maggio, 2019 - 10:07
di Raffaele Avico

Il disturbo del sonno nel PTSD rappresenta un primo importante elemento da affrontare in senso psicoterapeutico. In questa rubrica abbiamo più volte chiarito come il trauma si manifesti, o meglio, si depositi, all'interno del “corpo” dell'individuo, che dovrà, nel tempo, dissiparlo. Abbiamo anche chiarito come per fare questo occorra approcciare il PTSD in due modi differenti: dal basso verso l'alto (bottom up) passando dal corpo, e dall'alto verso il basso (top down) passando dalle cognizioni per arrivare il corpo.

Il sonno rappresenta un problema grande e iniziale per diversi motivi. I flashback e un sistema nervoso prostrato e acceso in modo anomalo dal trauma, non facilitano l'accesso al sonno, con la conseguenza del crearsi di un circolo vizioso di mancanza di sonno, mancanza di ristoro, mancata elaborazione dei ricordi, etc. Il sonno viene frammentato dall'accesso del ricordo traumatico: l'insonnia è dunque sia “da addormentamento” che da “risveglio precoce”.

Sappiamo inoltre che il sonno è un “luogo” di elaborazione del ricordo traumatico, come qui approfondito.

L'igiene del sonno diviene quindi un elemento di accesso alla cura del PTSD: consideriamolo un intervento “bottom up” (parto dalla cura di qualcosa di “fisico” per aumentare la qualità della vita in generale, con ricadute benefiche in termini di salute mentale). Alcuni principi di base che dovrebbero essere tenuti in considerazione per favorire un miglior sonno, sono riassunti in questo articolo di Valerio Rosso: https://www.valeriorosso.com/2016/04/10/insonnia-vincere/.

Migliorare la qualità del sonno deve essere pensato come uno dei possibili strumenti da mettere in campo per contrastare il PTSD.

Riassumiamo qui gli altri possibili approcci che non sono da considerare come separati/mutualmente escludentisi, ma andrebbero messi in atto insieme qualora si voglia combattere in modo serio ed efficace un PTSD in corso:

  • intraprendere un percorso di psicoterapia mediata da un essere umano che ci supporti nell'elaborazione del trauma, per mezzo anche di metodologia innovative come l'EMDR
  • praticare mindfulness ed esercizi di rilassamento che consentano di arrivare a una miglior regolazione del tono di attivazione neurofisiologica (così da permanere in modo prolungato all'interno della “finestra di tolleranza”, come qui approfondito)
  • praticare in modo costante e intenso attività fisica: questo è uno degli aspetti centrali, come qui approfondito: http://www.psychiatryonline.it/node/7838
  • assumere una terapia farmacologica adeguata quando i sintomi fossero davvero troppo invalidanti; il farmaco deve esser pensato come una “stampella” da integrare al lavoro di psicoterapia, che non deve essere abbandonato
  • mantenere uno stile di vita il più possibile regolare in termini di ritmo sonno/veglia e di alimentazione, cosa che sappiamo avere importanti e forti ripercussioni in termini di igiene mentale (sempre Valerio Rosso qui ci dà indicazioni a riguardo: https://www.valeriorosso.com/2017/11/18/abitudini-alimentari-benessere-mentale/)
  • considerare come la mente necessiti di “spazi dedicati” all'elaborazione del trauma; sarà importante trovare dei momenti dedicati al cercare di metabolizzare il trauma: non è utile parlarne a chiunque né farlo diventare un tema dominante; è più importante che il lavoro di elaborazione delle memorie traumatiche avvenga in un contesto protetto, con un tempo finito e in un ambiente rassicurante
  • il PTSD mina alla base il senso di sicurezza di un individuo: nel corso di un PTSD occorre salvaguardare i propri “luoghi sicuri”, se è il caso creandosi dei contesti accoglienti e personalizzati in cui cercare maggior senso di radicamento e stabilità
  • alcune forme di PTSD presentano degli aspetti dissociativi, entro i quali la mente viene portata “altrove” e può sembrare difficoltoso vivere il momento presente: in questi casi è importante fare esercizio di “grounding”, ovvero di atterraggio o radicamento, per mezzo di una serie di esercizi volti al riprendere contatto con la realtà esterna. Troviamo in rete molte indicazioni a riguardo di cosa fare: in realtà qualunque attività pratica che coinvolga il corpo è utile, dato che in questo caso l'obiettivo è disincagliare la mente dal vissuto dissociativo (un esempio https://www.youtube.com/watch?v=qklxRTK29ow)

Questi approcci diversi è importante vengano messi in atto in contemporanea, al fine di depotenziare gli effetti del PTSD sulla via quotidiana.

Inoltre, è importante considerare come la terapia del PTSD è una terapia in fondo “espositiva”: per risolvere il trauma, dovremo in qualche modo affrontarlo, attraversarlo senza scorciatoie: tentare di escluderlo dalla coscienza, lo renderà solo più ingombrante.

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