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Riflessioni sui familiari di pazienti oncologici

28 Mag 19

A cura di l.cetrullo

Mi trovo spesso, come psicologo, a stretto contatto con pazienti oncologici e i loro familiari. È un trattamento molto complesso perché entrambe le parti soffrono estremamente ma in modo diverso. Dal lato del paziente c’è la paura conscia e inconscia della morte, dall’altro c’è la paura della vita. Essere vivi implica che si venga assorbiti dal dolore del proprio familiare agonizzante sul letto. Una cosa molto particolare accade con frequenza sostenuta. Spesso i familiari si lamentano di non ricevere un supporto psicologico che li aiuti a decidere nel modo giusto cosa fare, come agire, e quali terapie accettare per il proprio familiare malato di cancro. Il supporto psicologico non serve a queste persone per decidere ma per avere più lucidità e chiarezza. Perché quando si è incatenati da ansia, panico e depressione le funzioni cognitive e riflessive vengono meno e quindi si decide della vita degli altri nel caos, nella confusione e nella paura dell’errore. Se si decide nel chiasso delle emozioni si possono commettere errori che generano grandi sensi di colpa traumatizzanti. Ma ad una attenta analisi si comprende però come quei sensi di colpa siano irrazionali perché non è il familiare a decidere della vita o della morte, ma la malattia, il cancro. Un’altra esperienza ricorrente è la negazione della malattia in modo massivo da parte del paziente e dei familiari. Questa non è mancanza di empatia o una cosa negativa ma una difesa psichica contro il dolore di confrontarsi con la realtà dei fatti. Ma se negare la malattia può momentaneamente risultare la soluzione perfetta, alla lunga questa difesa psicologica fa ammalare le persone. Tutte le emozioni che si reprimono, tutti i dolori che si negano, prima o poi verranno fuori, in un modo peggiore, sul corpo delle persone. Parlate della malattia, parlate della morte, parlate. È l’unica soluzione che avete per non ammalarvi di disturbi psicosomatici e per dare con lucidità aiuto e supporto al vostro familiare che ha disperatamente bisogno di voi.

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