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Raccolta e analisi di casi personali, clinici, tra colleghi e di fantasie sull'omosessualità di medici e pazienti.
di Manlio Converti

Medicina di Genere, finalmente?

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9 giugno, 2019 - 07:23
di Manlio Converti

Qualcosa sta cambiando: anche se non è ancora stato firmato dal Ministro della Salute, a pagina 8 del testo del regolamento nazionale definitivo sulla Medicina di Genere, approvato in questi giorni, è citato in modo esplicito l'orientamento sessuale e le persone Transessuali e Intersessuali.

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http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articol...

L'intero testo rappresenta la personalizzazione delle cure rispetto ad ogni genere, incluso maschi eterosessuali, e non più solo rispetto ad un singolo biotipo, quando siamo vittime delle condizioni biologiche, psicologiche e sociali del patriarcato.

Abbiamo seguito come AMIGAY dalle pagine di Quotidiano Sanità le vicende della Medicina di Genere e ci siamo battuti con modesti interventi sotto forma di lettera al direttore o qui su Psychiatry Online e presso le istituzioni laddove interpellati (Regione Campania, Ufficio Unar, Ufficio Tecnico del 
Ministero della Sanità, Fnomceo) ma non abbiamo ancora trovato ascolto, neanche tra i medici Lgbt, terrorizzati all'idea di fare ComingOut o di occuparsi dei Diritti Sanitari Lgbt.

Il riferimento al danno da patologie a prevalenza femminile nei maschi eterosessuali o delle prevalenze di genere machile per suicidio, ad esempio, sono esempi molto importanti a nostro modesto avviso di questo percorso sanitario innovativo.

Noi persone LGBT, siamo oggettivamente più complessi del binarismo uomo/donna, essendo a nostra volta costituiti di minoranze difformi tra loro e vittime più spesso del Minority Stress o 
dell'Omofobia/Transfobia/Lesbofobia/Bifobia Sanitaria che di grandi differenze biologiche, tranne per le persone Intersessuai e Transessuali.

Esistono tuttavia differenze biologiche anche solo per l'orientamento sessuale da conoscere, come la maggior frequenza di ipotiroidismo, ovaio policistico e obesità nelle nate donne Lgbt.

Il binarismo Uomo/Donna è a nostro avviso un limite e una risorsa della Medicina di Genere. Una risorsa perché i corpi sono Maschili/Femminili (eppure anche se raramente sono anche Intersessuali/Transessuali) e devono essere studiati nella 
loro specificità. Un limite quando questa cornice soffoca le persone LGBT dal punto di vista sociale, psicologico, relazionale, familiare, sanitario, culturale....

Un vantaggio, perché se non studiamo le differenze, ad esempio in farmacologia o nelle neuroscienze nel sesso femminile, non avrà nessun senso studiarle per le persone Intersessuali o Transessuali.
Sappiamo dagli studi scientifici internazionali che comunque ogni modalità di essere LGBT è innata e stabilita epigeneticamente nel perinatale (tranne la condizione intersessuale che è precoce e può essere anche solo genomica).

Esistono studi internazionali... quindi non italiani... sulle differenze di Genere in Medicina per le persone LGBT e la nostra associazione, che si rifà alla GLMA, promuove questo tema insieme a quello a nostro avviso fondamentale del Sex Orienteering.

Il Sex Orienteering va altresì applicato ad ogni paziente incontrato, perché anche se le persone LGBT sono solo il 10% della popolazione, è enorme il bisogno di capire (a scopo di classificazione e ricerca, 
prevenzone, diagnosi e cura) e di aiutare a capire (in caso di difficoltà psicologiche o sociali o familiari o relazionali o di 
Minority Stress) se il paziente che abbiamo davanti è Maschio/Donna-Eterosessuale-Cisgender, o LGBT ed esattamente come inquadrarlo nello spettro LGBT.

Noi intendiamo persone Intersessuali, ad esempio, quello che nello schema del Testo del Regolamento Approvato è diventato soprattutto una patologia con la sigla DSD. Secondo noi sono persone, mentre per il Ministero della Salute a un certo punto diventano organi genitali malformati. Questa 
differenza è notevole e non è affatto chiaro come si intenda vincere la "sfida" in questo ambito.

Il rischio è che le definizioni a pagina otto del regolamento nazionale possano essere utili per giustificare le Terapie Riparative.

Dal nostro punto di vista la prima soluzione 
da attuare è il divieto di mutilazione genitali ai neonati intersessuali (a meno di condizioni esiziali) e mantenimento in équipe multidisciplinare di supporto alla famiglia e al minore, fino all'inserimento in un protocollo per i minori Gender Variant.

Ma chi sono i Minori Gender Variant?
Il testo approvato non ne parla affatto, così come ignora effeminati e virago.
I Minori Gender Variant sono quelli, numerosissimi, che dicono di essere del sesso opposto o si comportano come tali.
Solo una minoranza minima di loro avrà davvero bisogno di accedere al protocollo con la Triptorelina, attualmente riservato solo in casi estremi. Eccessivamente estremi, secondo noi e secondo la letteratura scientifica internazionale.

Gli altri Minori Gender Variant sono comunque parte dello spettro LGBT ma non sono Transessuali.

Noi pensiamo che sia esiziale per le persone LGBT che sia definitivamente superato l'ICD 9 CM, quanto meno la voce Omosessualità Egodistonica, in tempi brevissimi, dati i danni che continua a produrre questa visione distorta e antiscientifica dell'Orientamento Sessuale. 

L'obiettivo oggi è quello di ottenere subito il passaggio ad ICD11, che include anche la depsichiatrizzazione della transessualità come Incongruità di Genere tra le patologie sessuali, quindi del corpo.

Ogni giorno che passa in cui siamo ufficialmente considerati in Italia Malati di Mente, è un giorno in più di Minority Stress.

Ci auguriamo un buon lavoro e restiamo a disposizione di ISS, Fnomceo, 
Ministero della Salute e MIUR per approfondimenti sul tema.

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