Apriamo una collaborazione importante con il Centro Elìce Onlus di Milano; la rubrica avrà un duplice focus: da un lato sarà incentrata sul fenomeno dell'apprendimento in generale, dall'altro fornirà degli approfondimenti circoscritti a proposito dei singoli Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA).
Cosa sono i DSA? Come si manifestano? Quali sono le recenti evidenze a proposito di possibili approcci clinici? La rubrica sarà curata dall'intero gruppo di lavoro di Elìce Onlus, coordinato dalla Dott.ssa Lia Teloni, specializzato nella presa in carico di disturbi di questo tipo.
Raffaele Avico, redazione Psychiatry On Line
Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo,
noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo.
Leo Buscaglia
L'apprendimento è il processo attraverso il quale le esperienze producono un cambiamento relativamente stabile nel nostro comportamento.
Il termine apprendimento viene comunemente associato alla sfera educativa, divenendo sinonimo di acquisizione di conoscenze scolastiche. Imparare a leggere, a scrivere, a fare calcoli, a memorizzare informazioni riveste senza alcun dubbio un ruolo importante nella vita degli esseri umani. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che l'uomo fin dalla nascita (e addirittura ancora prima) apprende: impariamo infatti a riconoscere i suoni che udiamo, a imitare espressioni facciali e gesti, a parlare, a esprimere e manifestare le nostre intenzioni e le nostre emozioni, a modulare il nostro comportamento in funzione della situazione sociale in cui ci troviamo e molto altro. L'apprendimento, in tutte le sue forme, consente all'individuo di essere nel mondo, di interagire con la realtà esterna e relazionarsi con gli altri.
In ottica evoluzionistica, la capacità di apprendere ha rappresentato un fenomeno importantissimo: ha infatti consentito all'uomo e a moltissime specie animali di modificare il proprio comportamento al fine di adattarsi alle circostanze esterne e quindi sopravvivere. Lo sviluppo della capacità di apprendere nella specie umana è ineguagliabile rispetto a quello delle altre specie: l'uomo ha saputo modificare l'ambiente per le proprie necessità, e ha creato codici simbolici per rappresentare la realtà e trasmettere le conoscenze acquisite.
Elkhonon Goldberg nel suo: “L'anima del cervello" ci mostra come i lobi frontali siano più sviluppati nell'uomo rispetto a ogni altro essere vivente e costituiscono l'anima più profonda delle nostre stesse funzioni mentali, rendendoci più umani. Illustra, infatti, come quella zona del cervello ci consenta di affrontare processi mentali complessi, come essa controlli il nostro giudizio e il nostro comportamento etico e sociale, l'origine della leadership e della capacità di prefigurare e quindi realizzare sogni e progetti nel medio e lungo termine.
Apprendimento: quale definizione?
L'apprendimento può essere definito come un processo continuo, basato sull'esperienza, che produce un cambiamento relativamente stabile e duraturo nel sistema nervoso e nel comportamento.
Impariamo continuamente grazie all'interazione con l'ambiente e ciò che viene appreso, in modo accidentale, nelle svariate situazioni della vita di ogni giorno, è molto di più di quello che intenzionalmente ci sforziamo di acquisire ad esempio tramite lo studio di un manuale. La nostra stessa vita non è forse apprendimento ed esperienza? L'esperienza e l'apprendimento ci arricchiscono in modo straordinario, cambiando il nostro modo di percepire la realtà, pensare, pianificare, agire.
L'apprendimento si traduce in cambiamenti nel nostro sistema nervoso. Già nel 1949 lo psicologo Donald Hebb cercò di spiegare come l'esperienza produca cambiamenti nei nostri neuroni. La legge di Hebb sostiene che l'attivazione simultanea di due neuroni o di gruppi di neuroni produce un rafforzamento permanente delle connessioni sinaptiche, in breve “What fires together, wires together”.
Nel corso degli ultimi trent’anni, questi processi neurali legati a plasticità ed apprendimento sono stati studiati ed in parte compresi dalle neuroscienze. Grazie a diverse tipologie di scansioni (fMRI, EEG, PET, etc.), i neuroscienziati hanno contribuito a determinare in che modo le informazioni vengono elaborate e immagazzinate nella memoria, avvicinandoci sempre di più a poter realmente comprendere cosa sia l’apprendimento. In questo campo, dunque, un interesse particolare viene dedicato ai possibili collegamenti con l’apprendimento/insegnamento. La scoperta che il cervello possa modificare la propria struttura, le proprie connessioni, la propria organizzazione e le proprie funzioni è stata una vera e propria rivoluzione non solo per le neuroscienze, ma anche per tutto ciò che riguarda l’apprendimento (e l’insegnamento). Questa caratteristica del nostro sistema nervoso abbraccia ambiti completamente diversi l’uno dall’altro e ci permette di capire fenomeni fino al secolo scorso completamente inspiegabili. Si è scoperto che esistono numerose tecniche per permettere una riorganizzazione ed un miglior funzionamento delle aree cerebrali, e di conseguenza favorire, supportare e rendere efficiente l’apprendimento: tra le più utilizzate troviamo l’esercizio fisico, le tecniche di meditazione, l’allenamento cognitivo e la stimolazione sensoriale.
A livello comportamentale, l'apprendimento può essere verificato tramite un cambiamento nella prestazione. Per esempio, per ottenere la patente di guida è necessario iscriversi a scuola guida, frequentare le lezioni teoriche e fare pratica al volante. Solamente dopo un periodo sufficiente di pratica le conoscenze apprese saranno valutate con un test mentre le competenze di guida attraverso una prova pratica.
Nell'apprendimento, il cambiamento nel comportamento mantiene una certa stabilità e durata nel tempo. Riprendendo il nostro esempio, di certo, anche dopo l'esame, non dimenticheremo il significato dei segnali stradali o come si frena!
Filosofia degli apprendimenti
L'apprendimento è un fenomeno fondamentale per l'evoluzione della specie e per lo sviluppo del singolo individuo nell'arco della sua intera esistenza; per questo motivo è stato e continua ad essere tra gli argomenti più studiati dalla pedagogia e dalla psicologia.
Il Prof. Reuven Feuerstein, ideatore del PAS “Programma di Arricchimento Strumentale”, uno strumento per potenziare le funzioni cognitive e metacognitive, parla degli esseri umani come portatori di due bisogni fondamentali perché si possa attuare uno sviluppo sano che condurrà ad una vita soddisfacente. Questi due bisogni, che diventano poi due fondamentali diritti sono “Need to be” e “Need to become”.
Il primo rappresenta il bisogno di essere accettato e amato per quello che sono, il secondo rappresenta il bisogno di cambiamento e trasformazione che si realizza proprio attraverso l’apprendimento.
Lo psicopedagogista Feuerstein (1987) descrive il processo di apprendimento come quel processo di Modificabilità Cognitiva Strutturale reso possibile dall’interazione tra l’organismo e gli stimoli dell’ambiente, ma sottolinea l’importanza che tra di esso e l’ambiente si inserisca una figura, un genitore, un familiare o un adulto di riferimento, che interviene esplicando una preziosa funzione di mediazione.
Il mediatore, mosso dall’intenzione, da tutto il suo patrimonio affettivo, emozionale ed intellettivo, seleziona ed organizza gli stimoli che devono arrivare all’organismo (bambino, ragazzo o adulto), li filtra e li struttura. L’apprendimento è quindi possibile per tutta la durata della vita a patto che vengano assicurati rinnovamenti e variazioni. Secondo Feuerstein l’obiettivo dell’apprendimento non sarebbero tanto le azioni concrete, ma le competenze conoscitive, cioè più che l’apprendimento di contenuti, quello delle strategie necessarie per l’ apprendimento stesso. Per ottenere ciò è necessario cambiare il modo di pensare e cioè il modo in cui la persona seleziona e attiva le sue funzioni cognitive necessarie per il processo di pensiero. Questo pensiero, che cambia radicalmente l’approccio all’intelligenza, induce Feuerstein a creare anche uno nuovo strumento per la valutazione che non valuta conoscenze e competenze acquisite quanto la Propensione all’apprendimento, cioè la predisposizione ad essere modificabili nel processo. LPAD (Learning Propensity Assessment Device).
Prima di Feuerstein Maria Montessori (Antropologia Pedagogica 1910) osservava che “Non si può educare alcuno se non lo si conosce direttamente”. Con questo sottolineando quanto la parte di relazione affettiva, empatica e la capacità di lettura delle istanze dell’essere umano bambino e adulto siano prerequisiti fondamentali per ingaggiarlo in un processo di apprendimento.
Ancora la Montessori ci regala importanti suggestioni sull’opportunità di considerare il processo di apprendimento solo in parte come acquisizione di informazioni e nozioni e principalmente come manifestazione della capacità di agire sull’ambiente circostante utilizzando gli strumenti in nostro possesso.
Ed ecco che il bambino si trasforma da vuoto “contenitore” da riempire di informazioni a piccolo scienziato che opera sulla realtà comprendendone le sue leggi. Ripensiamo sempre all’etimologia del verbo educare, dal latino exducere, tirare fuori.
Autoregolazione, competenza emotiva e caratteristiche di personalità nei processi di apprendimento
Numerosi studi hanno dimostrato come l'autoregolazione, la competenza emotiva e le caratteristiche di personalità possano avere un'influenza sui processi di apprendimento. Senza pretesa di esaustività, l'autoregolazione, può essere definita come la capacità di regolare il nostro pensiero e il nostro comportamento, inibendo gli impulsi. La competenza emotiva si riferisce invece alla capacità di riconoscere, modulare ed esprimere in modo adeguato le emozioni, e di valutare l'impatto che le emozioni hanno nella vita relazionale. La personalità di un individuo viene definita dall'insieme delle caratteristiche psichiche (affettive, volitive, cognitive) e delle disposizioni comportamentali (modalità di interagire con l'esterno e regolare il proprio comportamento), che si manifestano con stabilità nel tempo e costanza nei diversi ambiti di vita.
Una recente ricerca (Malanchini et al., 2018), che ha analizzato l'influenza dell'autoregolazione sull'apprendimento in bambini di età compresa tra gli 8 e i 14 anni, ha dimostrato l'esistenza di una relazione significativa tra funzionamento esecutivo (pianificazione, organizzazione e completamento del compito) e competenza in lettura e matematica. I ricercatori hanno inoltre messo in evidenza che un elevato funzionamento esecutivo era correlato a tratti di personalità connessi all'apertura, come curiosità intellettuale e sicurezza. I bambini maggiormente autoregolati, sicuri e curiosi si caratterizzavano per un migliore rendimento scolastico, specialmente in lettura e matematica.
Una meta-analisi (Durlak & coll., 2011) ha invece preso in esame 213 programmi universali di apprendimento sociale ed emotivo (SEL) che hanno coinvolto 270 bambini della scuola materna. È emerso che i bambini che hanno usufruito del programma di apprendimento sociale ed emotivo, rispetto a coloro che non ne hanno usufruito, hanno mostrato capacità sociali, emotive, di regolazione del comportamento e un rendimento scolastico significativamente migliori.
Un altro importante contributo alla comprensione dei diversi aspetti legati all’apprendimento arriva da Pfeiffer, studioso americano che si occupa da 30 anni di ragazzi con alto potenziale intellettivo. Nelle sue ricerche ha evidenziato quanto la componente cognitiva necessiti di una serie di altre competenze emozionali che lui definisce “strenghts of the heart”, le forze del cuore, tra le quali ci sono empatia, compassione, senso di giustizia, cooperazione, umiltà, gentilezza, onestà gratitudine ed altre. Gli studi di Pfeiffer hanno dimostrato quanto alta sia la correlazione tra la presenza di alcune di queste caratteristiche e la possibilità di sviluppare e utilizzare nella realtà le competenze cognitive. I bambini definiti così ad alto potenziale si possono manifestare come bambini di talento.
Le caratteristiche dell’ambiente in cui l’individuo si trova ad agire ed interagire, nonché la sua storia personale, agiscono in modo significativo sulla capacità e sulla modalità della persona di apprendere. Tali dimensioni interagiscono con le caratteristiche di personalità di cui si è parlato e producono un connubio tra il livello genetico ed ambientale. Gli eventi che hanno caratterizzato la nostra vita, infatti, giocano un ruolo importante sulla nostra possibilità di apprendere; possono favorire il nostro percorso di sviluppo rendendoci più agevole il raggiungimento di un risultato oppure, al contrario, possono influire negativamente sulla nostra capacità di imparare, fino a bloccarla del tutto nel momento in cui le risorse e le energie della persona sono investite su un’altra dimensione della propria esistenza.
Facendo riferimento alle competenze emotive, nessuno di noi nasce con la capacità innata di riconoscere, nominare, modulare ed esprimere le proprie emozioni; sono le esperienze dei primissimi anni di vita che portano il bambino a dare un significato via via più complesso ai propri vissuti. L’essersi rispecchiati in genitori e figure di riferimento in grado di accogliere, significare e non giudicare le emozioni provate dal bambino, soprattutto quelle più intense, portano il piccolo a comprendere che il proprio mondo interno non è nè ingestibile nè pericoloso, e tale consapevolezza lo aiuterà a crescere avendo fiducia nei propri vissuti interni e provando, a livello relazionale, una maggiore empatia nei confronti dei coetanei.
Bibliografia
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Durlak, J. A., Weissberg, R. P., Dymnicki, A.B., Taylor, R. D., Schellinger, K. B. (2011). The Impact of Enhancing Students' Social and Emotional Learning: a meta-analysis of School-based Universal Intervention. Child Development, 1, 405-432.
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