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PRATO ONLUS GENOVA: Relazione del presidente sull’attività svolta nell’anno 2018

19 Lug 19

Di antonello.sciacchi16
      
 
PRATO ONLUS
Associazione per il sostegno di persone con disagio psichico, psicologico, esistenziale
 
16158 Genova via Calamandrei 61.10
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C.F. 95099890105
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Gentili associati,
 
Tredicesimo anno dalla fondazione.
Rlileggendo la relazione dello scorso anno mi accorgo con piacere che stiamo rispondendo alla domanda che concludeva il primo capoverso: “Quali cambiamenti e quali iniziative per proseguire il nostro progetto.”
Questo anno, caratterizzato dalla ricorrenza del quarantennale della “legge Basaglia”, ha visto noi tutti rivolti ad incidere sulla organizzazione della cura della salute mentale. Ci siamo aperti a maggiori confronti, abbiamo portato la nostra esperienza ma anche valutato quanto altri stanno portando avanti, abbiamo discusso e abbiamo forse imparato a tollerare   anche differenze per raggiungere comuni obiettivi ma solo se  sintonici all’etica di rispetto della persona e non solo a favore di un maggior benessere.
In psichiatria i modelli di intervento sono diversi, tutti richiedono una formazione specifica, una conoscenza, una ricerca ed una valutazione. Nessuno può però essere l’unica risposta ma tutti richiedono un’attenzione nell’uso che rispetti l’altro. In questa ottica apprendiamo con piacere i progressi delle neuroscienze, gli interventi specifici per determinate patologie, le introduzioni di nuove tecniche di intervento. Io stessa partecipo con grande piacere agli incontri di formazione del CSS (gruppo Redancia) e ascolto voci nuove e diverse. Trovo cennessioni, punti e radici comuni con la mia esperienza, concordo sull’interesse  dell’input, ogni volta diverso, portato. Ma proprio il ricordo della mia esperienza di psichiatra dal manicomio ad ora (dal 1970 ad oggi) mi fa riflettere su quanto sia importante un fondo comune, etico, una filosofia di profondo rispetto dell’altro, di ascolto del pensiero  diverso dal proprio , di modestia (sicuramente non propellente per scoperte e cambiamenti ma indispensabile per mantenere umani rapporti) per evitare quelle sicurezze che hanno potenziali pericolosi. Quelle sicurezze che facevano ritenere risolutivo un modello e grottescamente ignoravano altro. O lo combattevano. Quelle sicurezze che apparentemente ora non sembrano esserci nel continuo rimando ad un intervento integrato o alla connessione tra un modello e l’altro ma riafforano nella prepotenza della loro affermazione di verità. Io non so se oggi sappiamo più di ieri, se oggi siamo più competenti, io so che possiamo tranquillamente sbagliare come hanno fatto i nostri padri anche se sappiamo di più se non basiamo la nostra conoscenza su una base etica che sia di apertura all’altro anche quando non lo capiamo.
Certo ora è comune sentire che l’utente debba essere coinvolto, che dia un apporto fondamentale alla cura, nessun modello sembra discostarsi da questo ed afferma l’importanza del consenso, del coinvolgimento, dell’ascolto, introducendo metodiche adatte a questo scopo. Ma voglio ricordare  il limite delle metodiche se queste non sono connesse con una cultura personale etica di accettazione dell’altro. Insomma la metodica viene dopo e non prima di una cultura di rispetto e di ascolto. Altrimenti la metodica potrà anche dare dei risultati ma resterà ancorata a quel contesto, impedirà comunque un allargarsi di cultura di base  fertile per l’accoglienza l’ascolto ed anche il cambiamento, alimenterà tecnicismi come unica formula per ottenere risultati che appartengono invece al contesto culturale. Su quale terreno si è sviluppata la critica all’Istituzione totale, l’apertura dei manicomi? Non sulla tecnica ma su un terreno culturale. Certo su una base etica e culturale si fondano poi metodiche ma sottolineo che le metodiche non garantiscono un approccio critico che eviti derive già viste se isolate da un pensiero vasto.
L’esigenza quindi che gli utenti abbiano voce è in comune con l’esigenza che sia possibile ascoltare più voci, che sia possibile ascoltare sempre anche quando diverso e poco comprensibile o eterodosso. Certo che posso apparire retorica o velleitaria o visionaria. Ma credo che un pò si debba essere visionari rimanendo ancorati ad un’etica.
Far  sentire la nostra voce, la nostra esperienza, la nostra criticità ma anche originalità è stato il motivo che ci ha spinto a partecipare a gruppi di discussione con altre associazioni con gli operatori dei Servizio di Salute Mentale con le istituzioni con le realtà attive. Uscire dal nostro giardino e confrontarci anche quando questo appariva difficile perché diverso da noi è stato utile, ci ha portato a ripensare ad un nuovo coordinamento utenti, a partecipare al patto per la salute mentale come attori e non spettatori, alle celebrazioni del quarantennale della legge Basaglia senza crederci gli unici giusti e quindi autorizzati a snobbare gli altri, ed anche ad arrivare ad un riconoscimento del Comune della nostra esperienza di cohousing culminata con l’assegnazione di una casa a due nostri sostenuti. Sono grata a tutte le persone che hanno reso possibile il patto per la salute mentale con il loro lavoro e presenza. Il patto rispecchia anche aspetti visionari e in questo ci ritroviamo (la speranza di un territorio accogliente dotato di servizi  per una salute della comunità accessibile a tutti. Di una reale prevenzione e cura della sofferenza mentale o fisica accompagnata da un sostegno sociale rispondente a bisogni comuni) ma anche un concreto sforzo di comunicazione trasversale, di reperimento delle risorse esistenti, del reclamo di una voce  degli utenti e famigliari e di una maggiore vicinanza tra questi e le istituzioni. E’ di nuovo presente l’Osservatorio Salute Mentale e il merito è di questo gruppo di lavoro variegato a cui abbiamo partecipato (nato non da noi tengo a sottolineare ed è per questo che riconosco un merito ad altri)
Insomma questo anno siamo stati presenti e questo è per noi importante perché abbia  un senso il nostro lavoro anche nell’indicare direzioni possibili e non solo gratificarci del nostro buon andamento.
 
Questa relazione verrà come al solito inviata ai sostenitori, agli amici, alle altre associazioni e a chi si occupa di salute mentale e pubblicata sul sito.
 
Descrivo ora  più in particolare quanto avvenuto nell’anno.
AUTO-AIUTO  ACCOGLIENZA RESIDENZIALITA’ LAVORO
 
Poco è da aggiungere o da variare dalla relazione dello scorso anno per quanto riguarda l’auto aiuto. I gruppi continuano ad essere lo specchio di come stiamo. Sono durati tutto l’anno, 45 incontri il martedì e 37 il giovedì di circa 4/8 persone ciascuno (come si vede dall’allegato e dove si possono vedere anche gli argomenti trattati).  La partecipazione è stata costante in un gruppo (martedì) variabile nell’altro (giovedì) aperto ai nuovi. Continua ad essere uno strumento  di conoscenza, un esercizio di rispetto, un’occasione di riflessione, di sosta, una parentesi all’azione, un’apertura alle emozioni.  Non sempre facile sempre utile. I nuovi si abituano al fatto che non c’è un facilitatore, che ci sono regole apparentemente rigide in un primo momento, il non interrompere, il non rispondere, il non dare consigli, il seguire l’ordine del cerchio nel prendere  la parola, riferirsi sempre solo a se stessi. Le persone trovano analogie oltre a diversità, spunti per spiegare quello che non riuscivano a spiegare, emozioni raccontabili, visioni inaspettate. Io partecipo senza svolgere un ruolo se non quello appunto di partecipante (non ci sono in un quarto degli incontri)
Tutti i martedì dell’anno (42 incontri) sono avvenute le riunioni ‘sull’abitare’ con la partecipazione di  6/18 persone. Riunioni vivaci e faticose perché discutere sempre su tutto e per tutti richiede un’attenzione ed un rispetto reciproco non scontato, difficile. E’ in questa riunione che emergono anche i momenti di difficoltà individuali a cui il gruppo cerca di rispondere e che comunque accoglie. E’ una ginnastica continua per l’ascolto e la tolleranza delle differenze, per la pazienza, per l’attenzione che comunque richiede. In questo contesto si prendono le decisioni (nessuna area segreta decisionale). Tutti sanno tutto, cioè tutti possono sapere tutto se lo vogliono (non sempre è possibile avere la stessa attenzione ed interesse  per chi ha problemi psichici ma importante è per lui sapere che comunque non è fuori dal ‘parlamento’ ) .  Attribuire al gruppo la responsabilità dei progetti significa renderli attuabili e solidi. Deciso un programma questo viene fatto. Possono esserci ritardi cambiamenti ma mai la delega e la deresponsabilizzazione.
Accogliere significa ascoltare e rispondere a esigenze diverse sia provenienti dall’esterno che all’interno dell’associazione,  per questo l’accoglienza della PRATO  è articolata in  modi diversi. Prima di tutto funziona  la reperibilità telefonica.  Per 365 giorni all’anno c’è sempre un telefono che risponde, il mio e  quello dell’associazione. Voglio sottolineare il lavoro del gruppo e di Federico che tiene il telefono della associazione. Il suo costante aggiornamentio sulle necessità dellle persone  fornito dal suo essere nel gruppo e l’efficienza del gruppo stesso gli permette di essere uno strumento continuo di sostegno “esperto”  per tutti. E’ vero che anche il mio telefono è acceso ma chi di voi è reperibile al mio posto quando sono via (2 mesi e mezzo all’anno) sa quanto sa fare nel trasmettere e organizzare risposte all’interno, nel dare uno specchio dei bisogni dei volontari sostenuti, nel chiedere aiuto solo se necessario. Non è un merito di Federico, pur di grande esperienza,  ma di tutto il gruppo.  Il gruppo è solidale e accoglie le urgenze interne modulando risposte. Non tutti ma sempre qualcuno del gruppo, diverso ogni volta secondo la vicinanza, la sintonia, l’identificazione sa come dare un sostegno all’altro in difficoltà.  Non c’è un urgenza inascoltata, mai.  Questa capacità dei sostenuti di sostenersi è fondamentale e parte da un senso di appartenenza profondo acquisito nelle vicessitudini comuni, nelle scelte e nelle sofferenze. Insomma nella loro storia alla PRATO.  (Aggiungo che poter chiamare per un malessere e sapere di non dover spiegare nulla perché l’altro ti conosce benissimo è già un sollievo enorme).
Sempre il servizio di reperibilità telefonica permette di organizzare gli altri strumenti dell’accoglienza. Colloqui di conoscenza, di orientamento, di sostegno in sede ma anche visite a domicilio. Anche nterventi di urgenza da me attuati di necessità sempre seguiti da un contatto con il Centro di Salute Mentale competente. Essere all’interno di una situazione non connotata ‘psi’ permette a volte una vicinanza a situazioni di disagio non altrimenti visibili.
(Vedi   allegato)
Concluso il percorso a legato al progetto “per un abitare PRATO fuori dalla PRATO ultimo passo” Valter dal 1 aprile di questo anno è stato dimesso dalla comunità terapeutica (dopo decenni in  strutture psichiatriche) e risiede nella sede. Risiedono quindi stabilmente in appartamenti della  PRATO quattro  persone anche se per tutte e quattro c’è un progetto di residenzialità definitiva. In autunno Chiara Rodi ci consegna le chiavi di un alloggio per un cohousing di due sostenuti (Gabriele e Alessandra) assegnato dal Comune. E’ una grande soddisfazione vedere aperta per Gabriele e Alessandra una residenzailità definitiva in una casa propria. La Prato non può garantire per sempre la casa ma fornire il sostegno per averla e lo ha fatto.
Continua la funzione di ospitalità temporanea per altri sia nella sede sia nell’appartamento dove ora abita Silvia e Gabriele. Per feste cene incontri  ma anche per bisogni diversi e necessità. (vedi allegato)
Lavoro.   Le opportunità di lavoro sono insufficienti, in particolare per persone non più giovani che difficilmente accedono a progetti di inclusione lavorativa  ritenendo più opportuno dare questa chance ad altri. Ma i nostri sostenuti hanno capacità a loro sintoniche che potrebbero, dovrebbero, essere riconosciute. Lo dimostrano nella loro partecipazione a varie  attività a titolo volontario, nelle capacità di organizzarsi con i collaboratori esterni in lavori diversi, nell’organizzazione di eventi ecc. Il riconoscimento che la PRATO dà è poca cosa e soprattutto non è garantita nel tempo. Solo per Silvia e Federico sono continuate  le due borse lavoro dell’UCIL.

ATTIVITA’ E  PROGETTI

La attenzione anche  quest’anno  è stata sul presente e futuro dei sostenuti che dovrà essere il più possibile buono e sostenibile. In aprile abbiamo concluso quanto era previsto nel progetto ‘per un abitare PRATO fuori dalla PRATO ultimo passo’  (“bando  2017/18 social housing” della Compagnia di San Paolo). Concluso con successo e soddisfazione: Valter è stato dimesso dalla comunità e si gode  una vita libera,  autonoma  e soddisfacente fuori dal circuito delle residenze psichiatriche dove è stato per più di 20 anni. All’interno di una rete costruita nel tempo e ancora in costruzione (medico di base, farmacia, CSM ecc.) . Anche gli altri sostenuti coinvolti nel progetto e tutto il gruppo in generale hanno una maggiore consapevolezza dei loro bisogni e consolidano le loro capacità di autonomia grazie al lavoro svolto con le collaborazioni che il bando ci ha permesso. Alcuni spazi della sede ristrutturati grazie alle risorse del bando sono ora disponibili più adatti alla residenzialità  anche temporanea. Proprio in collegamento con questo progetto e basandoci su quanto ha evidenziato necessario per proseguire in un “supported housing” abbiamo partecipato ad un nuovo bando indetto dalla Compagnia di San Paolo con il progetto “per un abitare sicuro fuori dalla PRATO: quali servizi servizi innovativi (Social& Smart Housing – Bando 2018).  Il progetto vuole dare una risposta sicura alle necessità sociali e di supporto che le persone con disagio psichico possono avere  vivendo in maniera autonoma da soli o in cohousing. E’ il risultato di un lavoro comune di maggiore consapevolezza sui limiti e bisogni  e di ricerca di risposte adatte.
Particolarmente importante è stato quest’anno il nostro lavoro di rete. I contatti e gli incontri con i rappresentanti de Comune e della Regione  hanno dato il risultato   dell’assegnazione di un alloggio per un cohousing a due sostenuti. Alloggio sito in via Pastore, vicino alla sede e ristrutturato con le risorse che la giornata benefica della festa delle ciliegie ci ha dato.
La firma della nostra associazione del Patto per la Salute Mentale il 7 maggio insieme al nascente coordinamento utenti è un altrettanto importante risultato. Come ho detto in apertura ci siamo fatti conoscere ma soprattutto abbiamo partecipato alla costruzione del patto stesso, ci siamo riconosciuti nello sforzo comune di portare avanti un progetto aldilà delle nostre differenze per “dare vita ad altri e nuovi modi di fare salute mentale” . Il nostro sogno che il territorio sia una comunità accogliente, che sia possibile uno stare sufficientemente bene e non solo non avere sintomi psichici, diventa un pò meno sogno se lo condividiamo con sempre più forze in campo.  E il patto ha avuto la firma e l’adesione dei rappresentanti di tutte le realtà del territorio coinvolte non solo nalla responsabilità della cura  (ASL 3- ordini professionali) nel volontariato  (tutte le associazioni come noi impegante nel sostegno di persone con disagio psichico) ma anche quelle che possono in maniera determinante intervenire sulla qualità della vita offrendo le indispensabili risorse (Comune -Regione -Sindacati- centri collocamento lavoro- associazioni impegnate nel sociale). Si è ricostituito l’Osservatorio Regionale per la Salute Mentale a cui partecipiamo.
L’impegno di Emilia, il suo accurato lavoro nella scelta dei testi risultato di un laboratorio di scrittura da lei condotto, insieme alla disponibilità del “mille lire ghospel choir” e al lavoro dei volontari sostenuti nel gruppo musica condotto da Barbara Bocca ha portato alll’evento   “DALLA TERRA…..OLTRE musica e parole per non rimanere inascoltati" . E’ stato un magnifico spettacolo, il pubblico ha lungamente applaudito e  i commenti lusinghieri dei molti spettatori ci hanno anche  invitato a replicare . Lo mettiamo in programma.
Si conclude per questo anno il gruppo di scrittura. Il materiale raccolto sarà curato per una possibile pubblicazione sulla nostra esperienza. Un gruppo di lettura inizia con soddisfazione.
Ma la sede oltre che per i gruppi e le riunioni è soprattutto il luogo a disposizione dei sostenuti per qualsiasi attività del “tempo libero”. Quindi feste, cene, visione di film, balletti, incontri, ascolto di musica ecc. Le relazioni e la capacità di stare insieme sono  fondamentali per un sufficiente benessere ma sottolineo anche come ciascuno si sceglie quello che preferisce e la PRATO interviene unicamente dando lo spazio-risorsa. Valter è il custode della sede anche un pò impaziente  di trovarsi una casa tutta sua (progetto per il prossimo anno).  Fuori dalla sede partecipazioni varie, dallo yoga al cinema alla piscina alle pizzate ai bagni alle gite a Como  e il percorso di un tratto della via Francigena a Pavia ecc..
In maggio una nuova festa delle ciliegie a San Massimo ha visto una grandissima partecipazione di pubblico. La  consueta generosità degli chef stellati, una nuova sistemazione nel verde grazie al lavoro dell’azienda, la bella giornata ha contribuito ad una ricca raccolta fondi destinata alla ristrutturazione dell’alloggio.
Giovanna Rossi si trova con il gruppo disabilità  al Celivo nel progetto scuole per una sensibilizzazione sulla disabilità.
Abbiamo partecipato agli eventi del Tam Tam del volontariato a Sestri Ponente ricordando il grande padre Modesto.
 
RINGRAZIAMENTI
 
Chi ci ha sostenuto con donazioni, azioni, vicinanza, sensibilità, incoraggiamento. Grazie ai volontari e volontari sostenuti per un anno di intenso lavoro ma anche di soddisfazioni.
Grazie a Giovanna Rossi, indispensabile colonna e pietra miliare nel cammino verso il supported housing, grazie a tutti quelli che ci hanno incontrato e continuano ad essere presenti ed incoraggianti, utili e generosi come Mariella Becchelli, Giovanna Schiaffino, Angela Corbella, Daniela Spina, Monica Bianchi.   Grazie a persone come Ivana Olivieri dell’INCA e Irene Prmentola dell’UCIL, sensibili e pronte ad ascoltarci. A tutti quelli che partecipano alle nostre feste e iniziative  venendo anche da lontano come Massimo Rossi, Luca Galzignato , Anna Cascelli e Stefania Celia. I famigliari dei sostenuti sempre discreti ma sempre presenti in tutte le occasioni per dare una mano concreta contribuendo alla riuscita dei nostri pranzi e festeggiamenti. E ai nostri amici:  la generosità di Francesca Petrigni e della sua famiglia, della mamma, che continua una tradizione di  fornitura e donazioni mangerecce per tutto l’anno  dall’olio alle torte, alle paste, al caffè ecc ecc. Abbiamo un pò di Sicilia.  Ed anche di Calabria con il contributo di Anna Cascelli sempre in contatto con noi anche se lontana e altrettanto generosa . Grazie a Maria Rossi, Gigio e tutti i famigliari di Giovanna che ospitano con calore e ci permettono gite.
Grazie allL’azienda San Massimo, a Dino Massignani organizzatore della festa delle ciliegie, nello splendido contesto del parco del Ticino, a mia nipote Maria entusiasta sostenitrice della festa di beneficienza, a mio fratello che l’ha resa possibile. E un grazie particolare a Loredana sempre pronta a fornirci risorse per i nostri pranzi e ad accogliere affettuosamente i sostenuti a Pavia.
Grazie al Il  direttivo che ha sostenuto le nostre scelte e le ha approvate, le ha permesse, disponibile sempre agli incontri, presente agli eventi, anche qui non certo particolarmente comodi per chi lavora. Disponibile anche a una reperibilità come già scritto quando non sono presente.
Grazie ai revisori dei conti che lavorano gratuitamente (la dott.ssa Cinzia Farinetti in particolare) .
Chi ci sceglie per il 5×1000, ci fa conoscere.
E ancora grazie ai nostri collaboratori, persone eccezionali perché con qualità non comuni. Lavorare con noi richiede una sensibilità e una flessibilità non comune. E profonda umanità. Ma loro l’hanno avuta. Penso a Susanna Rossi che ha continuato a fare e far fare cose che non avremmo pensato facilmente fattibili. Un compito delicato che esegue con intelligente sensibilità, entrando nella vita quotidiana  delle persone sostenute con attenzione ma anche concreto spirito pratico . E lavorando tanto lei per prima. Cito lei ma tutti,  Gabriella Veardo  Silvia Mongiardini  Federica Narizzano sono stati ottimi collaboratori che vogliamo ancora con noi.  E cito Barbara Bocca  che è con noi con sempre maggiore generosità affetto ed interesse. Ben oltre il suo compito di musicoterapeuta. 
Ringrazio chi ci fa donazioni. In particolare i sostenuti che ci fanno donazioni proporzionate alle loro possibilità e questo ci conferma il loro senso di appartenenza e di essere nel giusto cammino. Dona anche chi già ci favorisce , è nel direttivo o tra i revisori dei conti o è una nostra esperta. E questo di nuovo ci gratifica perché fatto da persone che ci conoscono bene, sono al nostro interno.
E tutti i generosi altri donatori che ci danno fiducia.
 
                                                                 CONCLUSIONI
 
Abbiamo anche questo anno la responsabilità di continuare!
Ringrazio voi tutti
 
Il presidente
 

Roberta Antonello                                                                                     
Genova 23 Aprile 2019

 
 
 
 
 
 

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