IL SOGGETTO COLLETTIVO
Il collettivo non è altro che il soggetto dell’individuale
di Antonello Sciacchitano

Ascolta la scienza come fa l'isteria

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30 agosto, 2019 - 11:11
di Antonello Sciacchitano

Greta Thunberg attraversa l’Atlantico in una dozzina di giorni e arriva acclamata a New York su una barchetta iper-tecnologica, che Cristoforo Colombo le avrebbe invidiato. La prima cosa che dice è rivolta a Trump: “Ascolta la scienza”. Ingenua la sedicenne? No, isterica. L’isteria – maschile o femminile – chiede al padrone di ascoltare il discorso della scienza. Non è una richiesta, ma una sfida. Nessuno ama ascoltare la scienza, confusa dal discorso dominante con scientismo e riduzionismo, sin dai tempi del processo a Galilei. In questo contesto sfavorevole il padrone può sfruttare la scienza ma non ascoltarla. Può sfruttarla perché promuove nuove tecnologie, vantaggiose commercialmente, ma non può ascoltarla, perché metterebbe in crisi la sua posizione rispetto alla verità, che non è in discussione.

Perché il padrone non può ascoltare la scienza? La ragione positiva è che il padrone ha una sua verità incontrovertibile, che impone ai sudditi attraverso i “filosofi” iscritti nel proprio libro-paga, che più del sapere, fondato sul dubbio, amano la “verità” ontologica. La ragione negativa è che la scienza è un discorso debole; non ha dalla sua alcuna Weltanschauung, alcuna verità sul mondo, ma solo congetture, magari tragiche: l’Antropocene iniziato 70 anni fa porterà tra breve l’umanità all’estinzione. Ma non ha le prove certe, la scienza, mirando al “come” dei fenomeni, lasciando impregiudicato il loro “perché”. Quindi Trump può fare il finto sordo rispetto a ciò che gli sussurra la scienza; può fare orecchie da mercante, si dice in modo particolarmente appropriato in questo caso, mirando al profitto immediato e trascurando il destino di nipoti e pronipoti. Non sono i figli che vogliono uccidere i padri, bisogna ricordare a Freud.

Mutatis mutandis, molto di questo discorso si ripropone in modo esemplare proprio in psicanalisi, dove l’isteria ha pateticamente chiesto e incredibilmente ottenuto ascolto da un “padrone”, un medico catafratto nella filosofia aristotelica della ragion sufficiente. Il risultato è stato problematico: l’isteria è riuscita a imporre al padrone la pratica clinica dell’ascolto, ma il padrone – ripeto, un medico ippocratico – ha codificato i risultati del lavoro clinico all’interno di una teoria sovra-determinista, dominata dall’eziologia pulsionale, dove ogni effetto psichico ha una causa pulsionale alle spalle. Questo compromesso teoria-pratica ora non regge più. La psicanalisi deve ascoltare la scienza se vuole continuare a prendersi cura dell’isteria: la scienza dell’isteria – sotto-determinista – è la vera psicanalisi che Freud ha intravisto – intrasentito – ma non più voluto vedere, per poterla codificare meglio in un formato prescientifico, trasmissibile ai posteri senza ambiguità come ortodossia. Un calcolo di breve periodo, il suo, che ora mostra la corda. Come quello di Trump.

Un’isterica della stazza di Dora diede gli otto giorni a Sigmund, come una padrona al suo domestico, per non essere stata ascoltata. Prendiamo esempio da lei con un atto di coraggio: il coraggio di attraversare l’oceano Atlantico dell’ortodossia, come ha fatto Greta, come fece l’Ulisse dantesco, e restare freudiani autentici, magari più coraggiosi di Freud, prendendo a prestito un po’ di coraggio dall’isteria.

Non stupisce che Trump non ascolti l’invito di Greta ad ascoltare la scienza. È nell’ordine delle cose, cioè nella struttura dei discorsi padronale e isterico, nella natura dei legami sociali che si confrontano sul campo, al di là delle buone-cattive intenzioni dei singoli attori in scena.
 
PS. So che questo discorso non è gradito al conformismo e sarà frainteso; sarà recepito come attacco a Freud, che trascura quel che di positivo ha detto, solo per il gusto di criticarlo e imporre idee personali. Non c’è nulla di personale nella scienza, che è originariamente a controllo collettivo. Il mio coraggio sta anche nell’affrontare questa volgare incomprensione. Ribadisco: molto di Freud va sotterrato perché Freud rifiorisca. Il ritorno a Freud del mio maestro Lacan passa attraverso l’energica potatura dell’apparato freudiano, in particolare di tutto il suo impianto concettuale aristotelico, per forzare Freud ad “ascoltare la scienza”. Torniamo alle origini, ai tempi del Dialogo dei massimi sistemi, 1632.
 

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