ZATTERE AGLI INCURABILI
Una Poesia al giorno toglie l' Analista di torno...
di Maria Ferretti

GEOGRAFIA DI UN ESILIO LA CURA DI UNA SEPARAZIONE

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23 settembre, 2019 - 15:18
di Maria Ferretti
Esilio,“interno paese straniero"
SIGMUND FREUD
 
 
 
C’è nell’intimità degli uomini un confine
che né l’amore, né la passione possono osare:
le labbra si fondono nel terribile silenzio
e il cuore si spezza per amore.

Pietroburgo, maggio 1915
Da Stormo Bianco di Anna Andreevna Achmatova


 
 
 
Non mi riconosce ?
Non riesco a metterla a fuoco...mi sembra.
Ci siamo visti due settimane fa, lui, mio figlio, è nipote di.
 Ora ricordo!
Alle mie spalle , un uomo distinto dalla vita distinta con un bicchiere di vino distinto alle tre del pomeriggio. Non è il primo bicchiere o forse sì , la giornata è ancora lunga.
Alle mie spalle e dall'alto dei suoi anni, classe 46 mi dice:
Certo che la vostra generazione , classe 70, ne ha fatti di casini.
Si riferisce alle separazioni coniugali.
Beh come darle torto  però sà... la questione alcune volte èalle nostre spalle.
Dal lei passa al tu:Dici?
Beh dico, guardando dal basso verso l'alto il suo problema in mano.
È straordinario questo meccanismo di disconoscimento della posizione di responsabilità a danno di altri.
La separazione tra coniugi sembra quasi la normalità, un diritto acquisito.
La realtà è diversa.
Molte separazioni sono il sintomo di catene interminabili di maleducazione sentimentali dove a pagarne sono sempre gli ultimi anelli.
La capacità di stare insieme richiede abilità tramandate , osservate, viste.
La relazione di coppia è anche il luogo in cui si ripetono le infelicità umane, luogo in cui si gioca la base della nostra esistenza.
Un piccolo mondo antico.
Quando scoppia si tocca con mano la difficoltà di comunicare profondamente con noi stessi e con l'altro.
Saper comunicare saper trasmettere le parole ed i pensieri allacciati bene ai sentimenti richiede tutti i gradi di alfabetizzazione esistenti dei due soggetti che ci mettono al mondo.
Quei due dovrebbero  donarci il saper pensare.
L'uomo dal calice pieno (un alcolista ) si sente in diritto di giudicare generazioni di figli che decidono di rompere le catene di un discorso che non funziona.
 La tragedia sta nel tono di quelle parole, un tono lapidario acritico.
Lui in quel discorso non c'entra.
Un padre non c'entra con il figlio?
Alcune volte tristemente i figli non c'entrano con chi li genera.
Questi  'non  legami" fatti di mancato riconoscimento di relazione tra ciò che è del figlio e ciò che è della coppia genitoriale spesso può  essere interrotta solo attraverso scelte inconsce dolorose antifamiglia: DECIDERE DI ROMPERE IL PATTO CONIUGALE.
 Come han fatto loro a durare nel tempo? domandono  i pazienti che entrano nella stanza della cura dopo la rottura di un legame.
Si comprende  a posteriori che il quadretto riprodotto è solo un patologico calco. Maschere.
Non ci si separa mai da certe famiglie .
I clan hanno bisogno di membri che non dissentono fino in fondo. Non c'è mai possibilità di andarsene.
La coppia coniugale diventa cemento.
Materia stabile.
Patto di sangue.
 Garanzia di stabilità e connivenza pacifica.
Armistizio.
Patto non belligerante.
Scelte di mancata esposizione al rischio.
Il messaggio di certe coppie è autonomia individuale come morte, libertà come malattia.
E laddove l'esempio materno e paterno non parla di angoscia di morte su cui si sta insieme, ma  di  reale volontà alcuni  figli soffrono di incapacità di distacco. Figli per sempre.
Genitori mancanti di quel saper trasmettere  che  si basa sulla consapevolezza della causalità del legame tra te e l'altro. Sapere che il nostro dire ed il nostro fare produrrà conseguenze ovviamente non lineari su di te.
I genitori centrano con i loro figli.
La responsabilità del legame sta nella volontà di esserci con quella persona figlio, alunno, paziente, amico, compagno marito. La banale presenza nel momento del bisogno.
Non è esserci sempre, ma sempre al momento giusto. È affettivo il sentimento di familiarità con l'altro. Ti guardo e posso dichiararmi a te. Prossimità è parola di famiglia.
Genitori come  palloni aerostatici senza ancoraggio. Figli a naso in su immobili. Scompaiono all'orizzonte. Tra voi e me, il cielo.
Osservo ma non apprendo.
Apprendo  quando intuisco la tua volontà  di comunicarmi qualcosa.
Un movimento sancito da un legame di senso non di sangue.
Vuoto, lo spazio tra voi e me.
 La volontà di comunicare garantisce la vita.
Per trasmettere ci vuole un tempo e uno spazio inteso come luogo esterno ed interno prestato all'altro.
Il tempo speso tra te e me costruisce il legame di senso tra le mie e le tue azioni.
Il luogo in cui ci ritroviamo e ci riconosciamo, il nostro spazio.
All'interno di queste coordinate ti guardo, ti osservo, ti ascolto e penso.
Il tempo e lo spazio della cura riproduce  le coordinate di un apprendimento sentimentale.
Mi ricordo quando c'eri.
Le mancanze si stampano, si replicano e si duplicano in catene affettive che rendono le relazioni alcune volte dipendenti, soffocanti.
La dipendenza è un illusorio colmare impossibile.
Bevo per dimenticare.
Mangio per sentire.
Fumo per stemperare.
Credo di amarti per non morire.
Non si può tagliare un legame che non esiste. La dipendenza parla di legame fantasma. Vuoti che si colmano di invenzioni che validano idee di se e dell'altro poggiate sul nulla.
 Persecutorio pensare.
Se i figli non crescono i genitori rimangono immortali e vincenti.
Highlander senza eredi.
Nipoti senza padri.
Esuli.
E l'esilio in tutte le sue forme porta con se veleno e antidoto.
Veleno quando diventa parola muta, antidoto quando la parola parla.
Non resta che parlare con se stessi parlare all'altro, in un dialogo intimo .
Questo han fatto gli esiliati dalla loro patria.
Questo fan tutti i pazienti.
Dialogono per sopravvivere .
L'ascoltatore che fa la differenza nella cura di parola è colui che sa raccogliere le nostre parti più estraniate.
È esilio condiviso,la cura.
In due si impara a stare soli, a vivere una condizione assai rara quella della solitudine.
Ed è a questo che si approda quando avviene la rottura di una relazione : al confronto inevitabile con ciò che non ci è stato dato in dotazione nel kit di soparavvivenza e con la nostra riluttanza a crearcene ex novo.
Alcuni di noi, e non per scelta, hanno vissuto da sempre senza l'altro, esuli dalla nascita e quel che si impara è un pensiero molto umile e lucido sul senso del nostro essere al mondo.
Si impara che l' essere umano è " sentimento" ovvero quella forma lavorata di emozione e intelletto, una imprescindibile intersezione.
La cura di parola è sempre  la lavorazione  raffinata, puntuale del senti-mentale.
Quello che sento diventa pensiero parlato.
Un tempo per parlare e parlarsi è l'inizio di un romanzo.
Di un'altra geografia.
Quando ci siamo innamorati  a che punto ero della mia crescita?
Che rapporto avevo con la mia solitudine?
Alcune storie raccontano di amore come sintomo di dipendenza , di angosce  di crescita, di angosce di morte.
Senza te non posso vivere  non perché ti amo ma perché son troppo piccolo per poter sperare di vivere ciò che è dell'età adulta: la consapevolezza dei limiti di tempo e spazio .
Vivere il tempo sentendolo è la condizione che alcuni non possono tollerare. Sembra che la  coppia stringa un patto malefico che possa sconfiggere le mutazioni. Non si deve e non si può cambiare. Crescere può essere consegna alla totale libertà di movimento, di sgancio e di relativa angoscia. Sappiamo che ad un certo punto non c'è più nessuno dietro di noi. Noi siamo quelli a cui l'altro si rivolge. Un punto zero.
Essere adulti è essere esiliati si perde la patria, noi diventiamo la nostra terra, siamo coloro che costruiremo ex novo per qualcuno. Una posizione di totale libertà . Rispondiamo a noi stessi e a chi viene dopo. È totale assunzione di responsabilità. È brivido.
Quando siamo adulti sentiamo il nostro limite.
La cura ci mostra in vivo la patologia del tempo e dello spazio.
Quando la coppia si rompe il tempo è sintomo.
Scappano, corrono, viaggiano, non vogliono sentire il tempo, i separati.
Hanno paura di non avere più tempo per amare come speravano. E allora accelerano, si arrestano.
A casa li attende il discorso impegnativo tra se e le proprie scelte.
Curare il dolore prodotto da una separazione obbliga a stazionare nel luogo, nel tempo, nel momento in cui ha ceduto la tua vita per una sicura morte.
Anni per comprendere quello che si è giocato nella partita di un matrimonio, di una relazione.
Se vai oltre il lago muori dicono alcuni legami.
Il legame tra analista e paziente è sperimentazione controllata a varcare i limiti assunti come leggi.
È sondare spazi vuoti, è tollerare astinenze.
Possibilità di osservare la nostra incapacità di amare, di vederla dolorosamente in diretta.
Riconoscersi nella propria coppia genitoriale significa poter accettare somiglianze e ripetizioni.
Alcune volte è spaventoso rivedersi, trovarsi figli.
Lo spazio della cura è tempio di limiti che garantisce il tristemente vissuto come osservato .
Tempo,durata,luogo,spazio,distanza,prossimità,vicinanza coordinate per una geografia della cura.

 
 
TORNARE?
TORNI CHI HA
DOPO LUNGHI ANNI, DOPO UN LUNGO VIAGGIO,
STANCHEZZA DEL CAMMINO E UNA GRAN VOGLIA
DELLA SUA TERRA, DELLA SUA CASA, DEI SUOI AMICI,
DELL’AMORE CHE AL RITORNO FEDELE LO ASPETTA.
 
PIUTTOSTO, E TU?
TORNARE? NON PENSI A TORNARE,
MA A PROSEGUIRE LIBERO AVANTI,
DISPONIBILE PER SEMPRE, GIOVANE O VECCHIO,
SENZA UN FIGLIO CHE TI CERCHI, COME ULISSE,
SENZA UN’ITACA CHE ASPETTI E SENZA PENELOPE.
 
PROSEGUI, VAI AVANTI E NON TORNARE INDIETRO,
FEDELE FINO ALLA FINE DEL CAMMINO E DELLA TUA VITA.
NON SENTIRE NOSTALGIA DI UN DESTINO PIÙ FACILE,
I TUOI PIEDI SOPRA LA TERRA NON CALPESTATA PRIMA,
I TUOI OCCHI DI FRONTE A CIÒ CHE NON HAI MAI VISTO PRIMA.

Luis Cernuda

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