SPAZIO JUNG
Psicoanalisi e Psicologia Analitica
di Alessandro Raggi

LE PAROLE DI JUNG: "PUER"

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4 febbraio, 2020 - 21:12
di Alessandro Raggi
Dopo l’Ombra, la nostra rubrica ospita l’intervento di Cristina Schipani che in modo chiaro e fruibile ci avvicina a un’altra immagine archetipica dell’inconscio collettivo: il PUER AETERNUS.
Il fascino e la creatività della giovinezza, del fanciullino, che vede la sua polarità nella senile nella disciplina del SENEX, il Vecchio Saggio. Anche nel PUER, come in tutte le immagini archetipiche, ritroviamo accanto agli elementi vitali caratteristici – la gioia di vivere, il potenziale da esprimere, il senso dell’avventura, dell’inizio, la fantasia creatrice dell’eterno fanciullo - anche i suoi elementi negativi: l’irrequietezza, l’immaturità, il caos, la ricerca di una giovinezza estetica piuttosto che intima e interiore. La spinta ostinata del PUER ci fa riflettere su un’epoca, infatti, in cui il diventare nonni è visto spesso come una minaccia alla propria libertà e questi ultimi preferiscono non di rado le lampade facciali e il sottoporsi a lifting anziché raccontare fiabe ai nipoti. Ecco, dunque, come la necessaria vitalità di questo archetipo, il suo sostenerci nel cambiamento e nella trasformazione continua, può a volte anche irrigidirsi e divenire una propulsione verso l’inganno della giovinezza se intesa come dimensione di vacuità.

 
 
IL PUER
Di Cristina Schipani (Parma)
Psicologa e specializzanda in psicoterapia analitica
 
Tra gli archetipi dell’inconscio collettivo analizzati da Jung troviamo la figura del Puer Aeternus, l’eterno fanciullo. Esso, come tutti gli archetipi, è una concezione ancestrale che può raggiungere la nostra consapevolezza soltanto attraverso rappresentazioni più concrete, limitate, che di volta in volta raffigurano solo alcuni degli aspetti totali di cui si compone. Il Fanciullo rappresenta ciò che è passato da tempo (l’onnipotenza infantile), ma anche qualcosa di presente: la coscienza differenziata che, continuamente minacciata da sradicamento, cerca la compensazione nello stato infantile.
Jung afferma che esso congiunge l’aspetto dell’insignificante (potremmo dire dell’umano) con quello del divino, l’aspetto del conscio con quello dell’inconscio (Jung C. G., 1977).
È’ un archetipo molto attivo nell’immaginario collettivo, in quanto, come unificatore degli opposti è mediatore, salvatore, artefice della totalità.
Il Puer è presente nei miti di tutte le popolazioni fin dai tempi più remoti. Di solito questa figura è rappresentata da un fanciullo, abbandonato in tenera età, minacciato da nemici, ma allo stesso tempo dotato di poteri sovrumani, ultraterreni, è sempre associato alla gioia e a un’atmosfera fiabesca, corre pericoli straordinari, ma è allo stesso tempo armato dagli dei, nutrito e protetto da qualche animale.

 



Immagini del Puer
Nelle rappresentazioni del Puer domina, a volte, la figura del Dio-Fanciullo, oppure quella del Giovane-Eroe. Il primo è totalmente soprannaturale e quindi personifica l’inconscio collettivo non ancora integrato nell’essere umano; il secondo ha carattere umano, anche se potenziato al limite del sovrannaturale, e rappresenta quindi una sintesi dell’inconscio e della coscienza umana.
James Hillman afferma che l’archetipo del Puer fonde in sé varie immagini archetipiche: eroe, fanciullo divino, figlio della grande madre, psicopompo, mediatore con la divinità, messia (Hillman J., 1999).
Troviamo traccia delle sue raffigurazioni fin dall’antico Egitto, dove il faraone era considerato “figlio di Ra”, il dio-Sole, e racchiudeva in sé qualità umane e divine insieme.
Tra gli dei dell’Olimpo ritroviamo tale simbologia in Eros, Ermes, Eracle, Pan: gli dei immortali con qualità di spontaneità, avventatezza, gioia e furberia tipiche dei fanciulli.
Nel folclore la figura del Puer si è tramandata con le immagini dei nani, degli elfi, dei folletti. Il piccolo popolo: minuto, ma potente ed eterno.
Nella letteratura lo ritroviamo in capolavori come Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren, Peter Pan di James Matthew Barrie, il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, Harry potter di J.K. Rowling. Nelle fiabe ritroviamo il Puer in “Pollicino”, “Pinocchio”.
La stessa figura del Cristo – umano e divino assieme – è assimilabile a quella del Puer Aeternus.

 

 
Sempre Hillman, suggerisce che le figure Puer possono essere viste come manifestazioni dell’aspetto spirituale del Sé e gli impulsi Puer come messaggi dello spirito o chiamate dello spirito.
Nell’universo Puer la morte perde importanza, perché il Puer dà l’impressione di poter tornare un’altra volta (risorgere), di poter ricominciare, in un circolo senza tempo.
La figura del Puer Aeternus rappresenta così la nostra natura prima, l’affinità con la bellezza, la nostra essenza angelica come messaggera del divino, come messaggio divino. Tutto questo fa sì che dal Puer ci provenga il senso di destino e di missione. Puer, infatti, è questo: potenza in divenire e divenire in potenza, aspetto ben raffigurato nella prima carta dei Tarocchi, il Bagatto.
 
L’Ombra del Puer
Tuttavia, come ogni archetipo, anche il Puer racchiude in sé un lato opposto. L’Ombra del Puer è l’insofferenza per la tortuosità, il tempo, la pazienza. Egli non conosce le stagioni e l’attesa. Il vagabondare del Puer è quello dello spirito, senza attaccamenti, non un’odissea di esperienze. Il Puer vaga per tentare la sorte, ma senza lo scopo di tornare a casa. Il Puer non impara. Lo spirito eterno è autosufficiente e contiene tutte le possibilità. Il Puer è perfetto primordialmente, per questo in lui non c’è sviluppo, perché lo sviluppo implica una riduzione delle possibilità.
Questa auto perfezione, questa aura di onniscienza e di non aver bisogno di nulla è rispecchiata negli atteggiamenti narcisistici e nell’ermafroditismo (se ne trovano esempi nell’arte o nel mito di Narciso), dove maschile e femminile sono congiunti così perfettamente che non occorre altro.
Poiché l’eternità è immutabile, ciò che è governato soltanto dal Puer non cambia mai. Psiche, intesa come razionalità, soccombe al Puer: la realtà si sottomette all’immaginazione.

 

 
«La vita diventa letteratura, avventura dell’intelletto, o della scienza, ma sempre irriflessa e irrelata» (Hillman J., 1999).
 
Aspetti rigeneranti del Puer
Jung sottolineava l’importanza di non trascurare il fattore emotivo e sentimentale connesso all’immagine archetipica, che non si limita ad essere un modello di pensiero, ma è esperienza emotiva. Gli archetipi costituiscono una forza impetuosa e dominante per la psiche umana e possono portare l'uomo sia a grandi risultati personali o collettivi, sia a grande distruzione.
Se invadono la coscienza senza "filtri" possono far vivere alla psiche umana esperienze intense, dando luogo a fenomeni dissociativi e distruttivi per la persona. Quando, invece, vengono mediati dai complessi dell'inconscio personale, o utilizzati dall'attività simbolica espressa dall'Io cosciente (attraverso l’arte, i miti, la religione), essi sono rivelatori di grandi e nuove idee (Jung C. G., 1977).
Ciò accade anche con il Puer: quando domina la coscienza porta a una regressione infantile dell’io che respinge le responsabilità del mondo adulto, rifiuta la crescita e «finisce per rimanere imprigionato nell’abisso dell’uomo che non vuole diventare e del ragazzo che non può continuare ad essere» (Keley D., 1983).
Se, invece, il Puer viene filtrato, esso diventa una risorsa preziosissima. Come afferma Aldo Carotenuto, «si tratta di una disposizione d’animo a mantenersi curiosi nei confronti della vita, a scorgere continuamente speranze future, a restare aperti alla realtà che ci circonda» (Carotenuto A., 1995).
Questa capacità è riconosciuta anche in psicologia della salute come un fattore che contribuisce ad un benessere fisico e psichico generale nel corso della vita, un migliore stato di salute percepito e un minore rischio di mortalità (Ricci Bitti P. E., Gremigni P., 2013).    
In ultima analisi, non bisogna rinunciare ai doni del Puer: se coltivati nella giusta maniera, sono attributi che contribuiscono a vivere una vita piena e soddisfacente e ad esorcizzare la paura della morte.
Proprio come Wendy, che in Peter Pan intuisce alla fine, che forse è proprio questo il segreto dell’eterna giovinezza: avere un’isola che non c’è da poter raggiungere di tanto in tanto, ma senza dimenticare, a tempo debito, di tornare a casa.
 
BIBLIOGRAFIA

  • Keley D., (1983). The Peter Pan Syndrome: Men Who Have Never Grown UP. Dodd Mead.
  • Jung C. G., (1977). Gli archetipi dell’inconscio collettivo. (E. Schanzer, A. Vitolo trad.). Torino, Bollati Boringhieri
  • Ricci Bitti P. E., Gremigni P., (2013). Psicologia della salute. Roma, Carocci editore
  • Hillman J., (1999). Puer Æternus. Milano, Adelphi
  • Barrie J. M., (2010). Peter e Wendy. Roma, New Compton Editori
  • Carotenuto A., (1995). La strategia di Peter Pan. Milano, Bompiani
 
AUTORE

Cristina Schipani, Dott.ssa in Psicologia Clinica e della Salute, si è laureata all’Università G. D’Annunzio con una tesi dal titolo “Puer Aeternus. Evoluzione psichica e storica di un archetipo”.
Abilitata alla professione di psicologa, è attualmente Allieva della Scuola di Psicoterapia Analitica Aion. Lavora e vive a Parma.

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