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ALBERTO SEMI: LA PSICOANALISI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

13 Mar 20

Di alberto.porta@apss.tn.it

Dialogo con Antonio Alberto Semi

Bollorino:Cominciamo dalla psicoanalisi come pratica clinica e istituzione: sedute disdette, terapie via skype, convegni saltati, esami da ordinario e didatta posticipati a data da destinarsi: come cambia la psicoanalisi all’epoca del contagio?

Semi: Cambia la realtà e resta il “prima il paziente”. Quanto ai cambiamenti nella pratica degli psicoanalisti, ci sarà da pensare. L’importante è che non si neghino le differenze – ad esempio tra una seduta “normale” e una in skype – ma si possa riflettere sulle implicazioni e sui significati di queste pratiche diverse. Che possono mettere in discussione, altrimenti, il metodo.

Bollorino:Passiamo ai vissuti: cosa portano in seduta i pazienti?”

Semi: Ognuno porta i suoi, ovviamente. Mi è difficile generalizzare.

Bollorino:Le persone in giro sembrano muoversi tra negazione e paura che deraglia verso la fobia, perché salta il Test di realtà in situazioni come queste?

Semi: L’esame di realtà è una istituzione fragile dell’Io, lo vediamo tutti i giorni anche senza situazioni pesanti come questa. In più, oggigiorno, vediamo all’opera le fallimentari dinamiche narcisistiche: si nega la realtà perché non c’è stata né la costruzione interiore dell’idea di morte né quella di sofferenza. Da qui comportamenti inadeguati – e pericolosi per il prossimo oltre che per sé.

Bollorino:La maschera della Morte Rossa” di E. A. Poe sembra la metafora delle morte che si cerca di bloccare. Cosa serve per creare consapevolezza matura nelle persone specie nei giovani?”

Semi: Purtroppo non è questione che si possa risolvere in poco tempo. La consapevolezza è solo la punta dell’iceberg di un insieme anche molto conflittuale legato all’accettazione dell’esistenza dell’altro e a ciò che questo comporta (propria limitatezza, riconoscimento del bisogno di relazioni e di altri ecc.). Tutti sappiamo ad esempio della difficoltà che hanno i genitori quando devono comunicare a figli piccoli la scomparsa di un nonno o un amico, un momento cruciale della relazione genitori/figli. Eppure si tratta di trasmettere la consapevolezza (se i genitori ce l’hanno) che la morte fisica implica anche il riconoscimento della persistenza delle rappresentazioni della persona scomparsa dentro di noi, riconoscimento che può passare per la proiezione (“è in cielo”, “ci guarda da lassù” ecc. ecc.) ma deve tornare al proprio mondo psichico. Lo stesso vale per la sofferenza: se un bimbo si sbuccia un ginocchio e piange, è importante che gli adulti sentano e gli facciano sentire che il guaio non è tanto il dolore fisico quanto la sofferenza psichica causata dalla prova di insufficienza, di limite della propria autonomia e viceversa di bisogno della presenza degli altri. La consapevolezza matura nasce dall’insieme di piccole fondamentali esperienze come queste – e perciò non è facile da conseguire né frequente.

Bollorino:Sembra un film di fantascienza ma la realtà è che non siamo preparati al contagio che ne pensi?

Semi: Certo che no. Però prepararsi all’ignoto (all’inconscio) può essere un positivo atteggiamento nella vita. La psicoanalisi lo dice da un secolo ma magari lo dice male e comunque non viene molto ascoltata.

Bollorino:Cosa potrebbe lasciarci di positivo questa esperienza che obtorto collo ci tocca di vivere?

Semi: Mah, spero che per qualcuno sia l’occasione di riflettere sulla propria dipendenza dal resto della comunità umana (e dall’ambiente) e per elaborare un sentimento di gratitudine nei riguardi di quello che quotidianamente la realtà ci dà. Ma non credo che saranno in molti a realizzare questo guadagno, è più pratico (e apparentemente più utile) rimuovere il tutto.

Bollorino: La peste del 1300 ci ha “regalato“ il Decameron cosa potrebbe regalarci in positivo questa guerra al CoronaVirus?”

Semi: Lasciamo la parola i poeti e agli scrittori… è una sfida per loro.

Bollorino:Come vivi tu come persona e come analista questa temperie?”

Semi: Ho paura, come tutti, e cerco di utilizzare il tempo libero per rimettere a posto carte e archivio. Per scrivere, anche. Come analista ovviamente sono preoccupato per le persone in analisi e sono preoccupato per la nostra capacità psicoanalitica di elaborare davvero anche teoricamente e metodologicamente questa esperienza pesante.

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