COVID-19: Tu chiamale, se vuoi, video-analisi

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30 marzo, 2020 - 14:17
Il coronavirus ha sdoganato la seduta online. C’è chi lo ammette candidamente, chi a malincuore, chi dice e non dice, chi nega, chi si riserva ulteriori approfondimenti. Inutile girarci intorno: l’analisi funziona anche con la video-chiamata. D’accordo, non c’è la stretta di mano (e chi la stringerà più, la mano!), non c’è il corpo in presenza, ma c’è comunque un corpo davanti a quel video così tanto bistrattato, così tanto odiato, eppure oggi così tanto utile. Per le video-lezioni, per le video-conferenze, e anche per le video-analisi. Non è vero che Freud, Jung e Lacan si stanno rivoltando nella tomba. Stanno semplicemente assistendo a una piccola-grande rivoluzione del setting, perché tutto cambia e nessun fenomeno ne è escluso. Se tutti sono chiamati, in questi giorni, a pensare e a preparare il dopo, anche gli psicoanalisti farebbero bene a calarsi nella nuova realtà, a scorgere, anche attraverso il video, le risorse e le possibilità di accogliere la domanda dell’umano in altra forma. Freud riteneva, con la sua straordinaria invenzione, di portare la peste tra i popoli; ora, la nuova peste, il coronavirus, ha portato la tem-pesta dentro la psicoanalisi, chiedendole non l’abiura ma un adeguamento. Non ha senso restare appollaiati nelle torri d’avorio o andarsene in vacanza mentale in attesa che il virus ci abbandoni. Questo virus, come altri, ci abbandonerà, ma non ci abbandonerà il virus interiore, l’allarme costante, la ricerca del prossimo virus che verrà. Oggi pensare di stare ancora comodamente seduti in poltrona, di scandire le ore dei propri pazienti, che scambiano libri, sguardi e…respiri nella saletta d’attesa, di tagliare le sedute quando si ritiene di doverle tagliare, mi sembra un tantino eccessivo. Occorre prenderne atto. Tutto qui. L’analisi non esiste soltanto nello studio dell’analista, ma anche al telefono.
Facciamocene una ragione.


 
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