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Se il mondo, la medicina e il virus

18 Nov 20

Di k.luchetti
"Il mondo sa solo ucciderti come un dormiente quando si gira, il mondo, su di te, come un dormiente uccide le sue pulci"

"Se la gente è così cattiva forse è solo perché soffre"

"È nascere che non ci voleva"

Luis-Ferdinand Céline

 

 

 

Sono in posizione. Ho scritto in risposta a un amico che mi ha girato le parole di un collega del Pronto Soccorso che racconta con delicatezza la morte dei nonni portati via dal virus che tutto ha spianato. Dice Mesti e Silenziosi. La generazione della guerra, continua, del boom economico; il sudore sulla fronte, la fame, i segni sul corpo e il sudario, così dice, il lenzuolo dell'Azienda Sanitaria che ultimo vestito copre, avvolge e abbraccia.

Unico abbraccio, divenuto illegale il contatto dei corpi, nessun bacio né prima né dopo, come eravamo abituati, prima.

Sono in posizione sperando di non saltare. Il reparto è inesistente. Per quel poco che esiste, quattro letti "puliti" dietro un acquario e ospiti della neuropsichiatriainfantile, è pieno.

Il pezzo "rosso" quello dove altre anime transitano impestati dal virus verso la fine della battaglia con l'invisibile anche è pieno, e tranquillo.

La notte è davanti. Non nascondo la paura in questa attesa che prima era dolce ora angosciante.

Lo sento nel freddo delle mani, facciamo i trapezisti in volo senza rete aggiungo, questa è una immagine che viene da lontano, lo abbiamo sempre detto, fenomenologi. Ora la rete non c'è.

Prima mangio un pò di sushi, il mio rituale prima della guardia, poi scendo in reparto a farmi raccontare le storie, a fare la ricognizione delle facce di quelli che condivideranno un pezzo di questa notte, con me.

Scrivo per allontanare la paura, che c'è. Quel brivido che senti, dico, quando stai per saltare con il paracadute e sai che potrebbe non aprirsi, il paracadute. E spero di non saltare.

Poi trovo queste parole di Celine. Penso a come il mondo, quello della natura, ci fa sentire che non fa differenza; è nascere che non ci voleva, diceva Celine, per cui se nasci sai che stai già morendo, quello è il viaggio. Sono andati in tanti, tantissimi. Spariti, inghiottiti nel 2020.

L'emergenza sanitaria ha messo a nudo l'inefficacia dei paradigmi sanitari che hanno posto l'ospedale al centro dell'organizzazione dei servizi, ma ha anche decretato la vittoria definitiva del paradigma medico aziendale. Per cui tutto viene sacrificato in nome della lotta al nemico comune. Il resto non esiste più, la psichiatria non ha bisogno di spazi, le strutture chiudono i cancelli, e gli operatori si trovano a operare "senza bisturi". È come chiedere ad un chirurgo di fare una appendicectomia con un coltello da cucina con la punta tonda. L'intervento quante probabilità ha di essere eseguito bene?

E tu stai qui e sai che anche i colleghi con i quali discuterai in Pronto Soccorso quando arriverà lo "psichiatrico" e tu non sai "dove metterlo", e lui non ci parla, o l'intossicato che non può stare in una semintensiva perché non c'è, o il vecchietto che ha dimenticato la sua storia ed è agitato, e sai che ci discuterai come ci hai discusso sempre ma anche perché, aggiunge Celine, se la gente è così cattiva forse è solo perché soffre.

Il ribaltamento operato del virus e dalle politiche sanitarie sta facendo soffrire tutti e tutti sono più cattivi. Per un attimo ho pensato che questo ci avrebbe unito. Solo perché condividiamo la nostalgia dei tempi andati non significa che smettiamo di essere cattivi. E ora a distanza ringhiamo. Ora che siamo non solo cattivi ma in cattività.

Ho messo la maglietta bianca, la maschera ffp2, ho preso le chiavi, la penna Parker blu e sono sceso in reparto.

Il calore delle persone mi ha accolto, ci siamo guardati in faccia quelli che smontano quelli che montano, tanta gente nella stessa stanza, quasi dimentichi della distanza di sicurezza a parlare di cose normali, mascherati, a parlare del ragazzino di dieci anni ospite dalla pediatria che fa un day hospital, siamo in neuropsichiatriainfantile; della ragazza autistica, quella dolcezza che mi ha salutato quando sono entrato, mi riconosce, ho pensato, ma lei chi è? È autistica e saluta tutti, mi dicono. Non salutava me, cercava un contatto che la tranquillizzasse. Le ragazzine che passano davanti all'infermeria e lanciano sguardi graffianti, comportamentali, le chiamano, future borderline, mi dico: nel tempio della medicina tutto ha un nome. Nel tempio della medicina, la tenerezza, la seduzione, la fragilità, la rabbia, la ferita, la vergogna, la nostalgia, la gioia, la tristezza, il cercarsi senza trovarsi, tutto ha un nome alieno, tutto ha un nome che annienta l'uomo. Come il virus.

Poi c'è l'anziano che se la porta del bagno è chiusa si agita e fa la pipì a terra. E il ragazzo che dice di essere dio, ha dimenticato il virus e ha cambiato pianeta, ha scelto la via più antica, molecolare, dietilamidediacidolisergico25, ketamina e cocaina, ora è dio e la pandemia non esiste più. Mi rendo conto che lì sono sereno, l'angoscia mi assale quando mi trovo solo nella stanza ad aspettare la chiamata.

Leggevo qualche giorno fa Bulgakov, memorie di un giovane medico. Ebbene questo medico, che poi sarebbe Bulgakov, accetta, appena specializzato, di andare a lavorare in un ospedale sperduto dove si trova ad essere l'unico medico, e ha un ospedale tutto per sé. La prima sera si angoscia pensando ad una ernia strozzata, lui non ha mai operato un'ernia strozzata, tantomeno una appendicite. Beh arriva una ragazza che è caduta nella maciulla per lavorare il lino, ha una gamba del tutto distrutta, e l'altra anche, abbastanza. Prende il polso è inesistente, chissà quanto sangue ha peso. Beh deciso che fa? Dice pinza emostatica e sega, prepariamoci ad amputare mentre pensa, ora muore. E muori. Ma la ragazza non muore quindi va avanti, taglia e pensa ora muore, ma la ragazza non muore. Beh la ragazza alla fine la fa portare in stanza dopo aver amputato una gamba e ingessato l'altra. Pensa, morirà in corsia, meno male che non è morta sotto i ferri. Beh la ragazza non muore e vive. Poi arriva un parto difficile, "la presentazione trasversale è una presentazione assolutamente sfavorevole". Non ha mai fatto una manovra per raddrizzare il feto. Va in stanza dicendo che deve prendere le sigarette e legge il libro di Chirurgia Ostetrica d'urgenza. "Il rivolgimento [ovvero il raddrizzare il feto manualmente] è sempre pericoloso per la madre" e ancora " il pericolo consiste prevalentemente nella possibilità di una rottura spontanea dell'utero" e ancora "ad ogni ora di ritardo aumenta il pericolo". Continua così. La sua esperienza. E si pente di aver accettato il posto. Forse di aver fatto il medico. Forse di essere nato. È nascere che non ci voleva. Scriveva Celine.

Per cui può succedere che vada tutto liscio o anche che, per puro caso o per scelta, qualcosa vada storto.

Anche se sta andando tutto piuttosto storto la nostalgia di quello che ci sembra ora, a guardarlo bene, piuttosto dritto ci aiuterà in futuro. Forse.

Se il mondo non ci schiaccia, come un dormiente uccide le sue pulci: se il mondo, la medicina e il virus.

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