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VUOI METTERE DRAGHI?

25 Feb 21

Di Sergio-Mellina
Crisi di governo tra contorsionismi urgentissimi, pandemia, confinamenti, varianti-covid, e licenziamenti … ma tanti euro, una montagna, 209 miliardi!

 

«Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,

Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht…»

J. W. Goethe. Viaggio in Italia. (Italienische Reise) 1817.

(Una brezza lieve dal cielo azzurro spira,

Il mirto è immobile, alto è l’alloro…)

Dunque Draghi ha ottenuto la fiducia anche alla “Camera”, dove ha concluso con un’ampia maggioranza 535 a 56 … dopo “molto rumore”, speriamo non “per nulla”. Anche se per certi aspetti lo ha ricordato, non è stata la tragicommedia di shakespeariana memoria «Much Ado About Nothing» scritta tra il 1598 e il 1599, nella cornice di Messina, il famoso italico stretto. È terminata, alfine, la grande operazione di traslocare il governo, dal “Conte due”, al “Draghi uno”. Sono, alfine, giunti, a “governare i migliori”, come da più parti si è voluto auspicare non certo disinteressatamente. A noi francamente l’entrata in scena dell’ex-presidente della BCE di Francoforte sul Meno, ha richiamato immediatamente il “Viaggio in Italia” di Goethe. Certamente -ci siamo detti – “i migliori” si vedono subito anche da lontano, perché svettano come il mirto immobile e l’alloro alto di Goethe «Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht».

Si sapeva ormai dalla fine dello scorso dicembre che il Parlamento e il Consiglio Ue, avevano raggiunto un accordo sulla “Recovery and Resilience Facility”. La cassa di sussidi e prestiti destinata direttamente alla generazione futura dei Paesi membri, nel quadro di un piano di ripresa economica denominato “Next Generation EU”. Si sapeva anche che la cifra per l'Italia sommava circa 209 miliardi di euro. Intanto, l'acconto per noi, sarebbe stato subito un anticipo di 20-21 miliardi di euro. L’allora premier Giuseppe Conte, aveva dichiarato che "L'accordo è un'ottima notizia" e aveva aggiunto anche che l'Italia avrebbe presentato una bozza di piano per l’utilizzo dei fondi. Poi come tutti sanno gli appetiti si sono moltiplicati e quello che aveva procurato il “malloppo” è divenuto il “grande incapace”, il “perfetto incompetente”, un “avvocato”, come se la professione legale fosse un mestiere inutile. Non solo lui, Giuseppe Conte, di cui non si perdeva occasione per rammentargli il noto “Giuseppi”, la macchia indelebile di Donald Trump. Specialmente ora, scaduto da presidente USA, e passato a imputabile istigatore di facinorosi al Campidoglio americano. Sempre quel Conte che comunque andava rovesciato a prescindere, con tutti quelli del suo entourage, tranne uno. Il più bravo? Il più furbo?

In un popolare “format” televisivo italiano [01] molti hanno potuto ascoltare l’ex premier Pier Luigi Bersani che, parlando del nuovo Governo Draghi, ha detto in dialetto piacentino «a ‘spartessen i bàiùch c’l’ha catè su lu’». «Si spariscono i soldi che ha trovato lui », evidentemente durante le numerose e difficili consultazioni politiche europee. Era evidente l’allusione del noto leader politico di Bettola, a Giuseppe Conte, anzi all’operato del suo Governo – poi giustiziato con un colpo alla nuca – il “Conte-due”, per trovare i finanziamenti, i soldi, in concreto. Come tutti certamente sapranno, le bonarie metafore allegoriche del suo intercalare sono dovute alla sapienza contadina coniugata con la sua Laurea in Filosofia conseguita all’Università di Bologna. Una delle più famose è rimasta «… la mucca nel corridoio? Sta venendo su!» (18.06.2011), per ammonire il suo partito dalla politica di un giovane segretario rottamatore che mostrava di sottovalutare i pericoli della destra.

Successivamente, com’è ormai noto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato Draghi, il famoso banchiere internazionale conosciuto nei due continenti anche come “SuperMario”. Egli non ha parlato, anzi ha detto pochissimo, il minimo di cortesia – buongiorno, buonasera – ascoltando invece il massimo: tutto e il contrario di tutto, da tutti. Ha sentito tutte le campane, anche le più fastidiose. E udito – facendo naturalmente orecchie da banchiere – “veti” e “dritte”, a iosa. Su chi avrebbe dovuto escludere, tra gli avversari della parte contraria, perché “incapaci”, “inaffidabili”, “litigiosi”, e invece suggerimenti, consigli, raccomandazioni su chi avrebbe dovuto arruolare nel suo nuovo governo di salvezza nazionale, di salute pubblica e … spartizione di una incredibile montagna di danaro. Più dichiaravano, codesti consultanti faziosi, e più rivelavano la loro approssimazione economico-finanziaria, specie se paragonata a quella di chi li ascoltava imperturbabile. C’era perfino qualche storico, da “Bignami”, che si lanciava in citazioni improprie e fuori contesto, come il “Piano Marshall” [02] – annunciato il 5 giugno 1947 ad Harvard, dall’allora Segretario di Stato George – che c’entrava come i cavoli a merenda. Insomma, si è visto di tutto al capezzale politico del paese del paese, bisognoso di vaccini e vaccinanti. Una sorta di corte dei miracoli. Finanche chi pretendeva di dare consigli al Papa in materia di teologia.

 

Il Grand Théâtre sul genere del “Grand Guignol”, andava in pausa il 10 febbraio, dopo che le “Consultazioni” dei “partiti”, delle formazioni politiche o delle espressioni parlamentari (pure quelle da prefisso-telefonico), erano scrupolosamente terminate. Anche quelle delle “parti sociali”, compreso il Forum del Terzo Settore, l’Impresa Sociale, rappresentata dalla portavoce Claudia Fiaschi, che ha parlato per ultima, alle 19.10. Dunque tutti avevano parlato, avevano espresso il loro orientamento (anche qualcosa di più), tutti erano stati doviziosamente ascoltati, e lungamente informato la stampa all’uscita dalla “Sala della Lupa” a Palazzo Montecitorio. Fine del primo atto della rappresentazione del cambiamento di governo senza movente, ma con grande cupidigia e molte feroci vendette. La tesi ufficiale e prevalente, è stata quella del “grande sacrificio” – di offrirsi o non offrirsi a Draghi (pochi in verità, i più astuti o i più ingenui e puri) – nell’ora grave, funerea, suprema, della solidarietà. I favorevoli avvertivano di averlo fatto, ovviamente, per il bene, anzi, nell’interesse del Paese … dell’Italia … della Patria … dei Cittadini … del Popolo, a seconda delle convinzioni e delle appartenenze. Come per l’appunto aveva chiesto accoratamente il Presidente della Repubblica.

Tutti gli accorsi con intenzioni favorevoli, si erano resi disponibili, data l’eccezionalità della circostanza. Il fatto curioso era però che della pioggia di denari in arrivo, tutti avessero in mente una lista della spesa, un programma, un’idea di come spenderli, a chi darli, dove metterli, tranne il premier incaricato. Lui no. Super-Mario non aveva proferito parola. Nessuno, al contrario di tutti gli altri, cui erano scintillati gli occhi e tornata la voce, dopo la cacciata di Conte, aveva sentito un fiato uscire dalle sue labbra. A pensarci ora, non poteva essere altrimenti. Troppo banale, molto plebeo, per uno come lui, abituato a dirigere la finanza internazionale, dai punti nodali del mondo tipo Davos, Cernobbio, per restare in Europa, parlando direttamente in inglese-lingua-madre. Forse neppure Mattarella gli aveva chiesto lumi su come avrebbe “lavorato il malloppo” di 209 miliardi di euro, dando per scontato che sarebbe risultato perfino offensivo domandarglielo, ad uno come Draghi, che era già stato dappertutto, ovunque si fosse dovuto comandare, disporre o movimentare inimmaginabili somme di capitali.

Ecco, ci siamo detti, perchè è stato tolto l’ossigeno alla faticosa manovra del Conte-ter. Un povero avvocato, anche se professore universitario di ruolo, con tanto di cattedra e di studio, di quelli veramente “imprestati” alla politica e non come taluni che dopo poco meno di 40 anni di parlamento ininterrotto non saprebbero proprio che lavoro fare. Non è che quelli che lo avevano cacciato lo avessero in uggia, volevano soltanto preservarlo dalle figuracce finanziarie. Avevano ben presente, loro (e anche noi) comuni mortali perennemente in affanno col borsellino per il giornale, la carta di credito al ristorante, in libreria, il portafogli (meno) con sto’ benedetto contante che ti chiedono sempre in primis e non sai mai quanto debba essere quello legale, eccole tutte le difficoltà da cui volevano sollevarlo. Senza contare gli affanni per la pigione o il mutuo, o la casa dei nipoti, le tasse universitarie (carissime, all’americana), il condominio, l’assicurazione, il chek up semestrale, il cameriere filippino, la badante ucraina … sapeste voi! Avvocato Conte – dicevano dal parlamento, reiteratamente, fastidiosamente, ma per il suo bene, sempre con l’aiuto solerte di quei quattro gatti della sua stessa maggioranza, che più l’amavano – stai sereno, lascia fare a Draghi, non è cosa per te l’alta finanza!

Anche quelli della “riserva”, di “stagioni” concluse, di “campagne” e di repubbliche precedenti, erano accorsi per le medesime ragioni. Facce e corpi di cui ci eravamo scordati i contorni, sia dei volti che delle stagioni. Eh si! Le vecchie “figurine Panini”. Anche quelle prescritte o condannate in via definitiva per frode fiscale, dalla Corte di Cassazione e, in lunghi anni successivi di acrobatici ricorsi (e supplementi di ricorsi) alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Atti costosi, ma non inutili, presentati da un esercito di avvocati lautamente pagati. Acqua passata! Verissimo! Ma appena fanno capolino nel cielo dei ricordi, ecco che compare la contraerea della pubblicità-regresso-con-muffa, che spara cammei pubblicitari ingannevoli ma ponderati: “giustizia a orologeria”, “sentenze pilotate”, “giudici imbeccati”, “magistratura rossa”, il “cav.” è stato diffamato, malpensato, pregiudiziato da gente disinformata, invidiosa della sua ricchezza, ecc. Quei dischi rotti (politicamente “furbetti”), acquartierati al solito posto, negli archivi dei media, dove l’accesso ai camerieri del tycoon di cui si parla, è sempre garantito e gli assicurano un paio di “passate” giornaliere nei TG delle ore di punta, anche quando è in clinica o all’ospedale.

La parte più imbarazzante del calendario delle consultazioni del premier incaricato, è stata quando ha dovuto incontrare vecchie frequentazioni, unfashionable, che non ha potuto nascondere sia per l’esuberanza dei personaggi che facevano di tutto per farsi riprendere accanto a “Lui”, sia perché la freddezza e l’aplomb di Draghi non riuscivano a spegnere le fastidiose gesticolazioni degli outdated. Gente supercorazzata, resiliente, che non si lascia impressionare. Ovviamente la carta stampata e le televisioni mondiali, hanno puntualmente rilevato una grande e generale deferenza dei consultandi nei confronti del premier incaricato, data la sua incontestabile e riconosciuta autorevolezza. Il gossip invece “spiava” (copyright Andrea Camilleri) che al numero due della “Lega” e al più basso dei ministri economici – non casualmente seduti alla sua destra per la pregressa conoscenza [03] – era permessa qualche confidenza. Nel senso che Giorgetti poteva correggergli un 2 milioni con 2 mila di Covid in terapia intensiva e frenargli un applauso politicamente inopportuno. Ma solo il cav. B. – scappato da Montecarlo col permesso di Zangrillo – gli aveva dato del tu senza complimenti precipitandosi dentro la stanza, per ricordargli la famosa lettera [04]. Immagine furtivamente rubata dalla telecamera e subito stoppata per carità di patria. Roba vecchia di quando faceva aspettare la Merkel platealmente (appartato e curvo sul telefonino) per organizzare le sue “cene eleganti”.

Vale la pena soffermarsi un minimo sui malpensieri contemporanei. Specie in periodi contagiosi e non essendo noi all’altezza del Boccaccio che racconta i dieci giovani fiorentini (“la brigata”), scappati di città, durante la peste del 1348, ci limiteremo a citare qualche “adagio”. Il primo è il motto francese dei cavalieri inglesi dell’ordine della “Giarrettiera” «Honni soit qui mal y pense» («sia svergognato colui che pensa male»), perfettamente azzeccato. Quei nobiluomini, avevano ragione, non tanto perché facesse fino il francese, malgrado la “Guerra dei cent'anni”, ma perché era da maleducati motteggiare una dama, se per caso le fosse caduta a terra un pezzo molto intimo come una giarrettiera. Ma senza valicare le Alpi, nè attraversare la Manica per recarsi in Britannia, basterebbe restare a Roma, per rammentare le “dritte” di quello che fu un immarcescibile detentore del potere democristiano. Al divino Giulio, per esempio, che ce ne aveva sempre una per ogni circostanza, gli si attribuiva la massima «a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca». Lui si che si era alleato con tutti, senza esclusione di alcuno, specie se esattori delle tasse in una terra bellissima, la Sicilia, attratto, come il romantico Johann Wolfgang von Goethe che le aveva dedicato quel «Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn …». Il nostro Giulio, tra l’altro, malgrado avesse fama di spietato, in politica, era un romantico in cuor suo. Si racconta che di spirito vivace e amante dell’arte in genere e della storia in particolare, avesse un debole per Cinecittà, tanto che per essere andato a presenziare un “set” dove c’era Anna Magnani, avesse rimediato un “pizzicottone” dalla moglie, che per altro, aveva graziosamente corteggiato passeggiando tra i famedi del Verano monumentale.

Tornando agli aiuti dei finti buoni samaritani verso Giuseppe Conte, c’era da chiedersi, se per caso tutto questo pericoloso assembramento da Draghi, anzi dal “Professor” Draghi, nella “Sala della Lupa”, non avesse finalità meno nobili di quelle enfaticamente annunziate. Anzi, decisamente prosaiche. Il vil denaro. Non sarà per caso a motivo del colore straordinario dei soldi e della loro raffinatissima inodoranza? Dopotutto «pecunia non olet». Noi lo sapevamo fin dalle “medie”, perchè a quei tempi, i nostri tempi (la “Riforma Gentile”, durata fino al 1962), il latino non era facoltativo. Ma anche dalla Commedia dantesca «La gente nuova e i sùbiti guadagni / orgoglio e dismisura han generata» (Inferno XVI, vv. 73-74). Si! C’è proprio da domandarsi: possibile tanto altruismo? Tanta filantropia senza alcun minimo segno di quaccherismo?

Da quando si era scoperto – subito dopo la Befana – che il Conte-due doveva morire, perché si, giravano le ipotesi più stravaganti, una bagarre! L’alleato più esiguo della maggioranza aveva minacciato di ritirare le sue due ministre come fossero soprammobili o, in alternativa, di andarsene lui medesimo, con brevi divagazioni in Saudi-Arabia per declamarne il “nuovo rinascimento”. Intanto, uno dopo l’altro venivano bruciati vecchi DC di Ceppaloni, il “governo dei responsabili” , dei “costruttori”, “a maggioranza Ursula”, degli “insospettabili”, dei “pilastri”, del rampollo di una famiglia di registi cinematografici aduso alla politica, ecc. Girava anche la dritta “Mario Draghi” (a sua insaputa), sponsorizzato come il “Max Sirena” o il “Ronaldo” delle banche mondiali, a seconda che fossero tifosi di “Coppa America” o di calcio [05]. Nulla vieta di pensare che proprio a Sergio Mattarella sia venuto in mente di chiamare Draghi, visto che il parlamento intero non aveva trovato la soluzione dopo svariati tentativi e che si era spazientito oltre misura. Non solo i grandi suggeritori ma anche il presidente della repubblica era perfettamente in grado di pensare a Draghi senza l’aiuto di nessuno!

Il resto è cronaca (turbolenta) di questi giorni, che scorriamo rapidamente, un febbraio 2021 pirotecnico, malato, mortale, indimenticabile. Non un minuto senza polemiche, minacce, ricatti, ma molta suspence, tutti col fiato sospeso. Come non fosse già abbastanza pesante di suo la pandemia con la girandola di varianti.

-Venerdì 03 febbraio 2021 Mattarella conferisce l’incarico di formare il nuovo governo a Draghi che apre le consultazioni.

-Venerdì 12.02 Mario Draghi scioglie la riserva e legge la lista dei 23 ministri, 8 donne e 15 uomini. Nel Conte-bis le donne erano 7 su 21.

-Sabato 13.02 Draghi giura al Quirinale seguito dai ministri del suo governo

-Domenica 14.02. Litigio clamoroso, nonostante il giorno festivo, nel quale com’è noto si fanno sempre meno tamponi come se la pandemia il settimo giorno si riposasse. Preoccupato dall’incremento del contagio anche per le sempre più copiose mutazioni del Covid, il consigliere del ministro della Salute, afferma che gli chiederà un lockdown totale con la chiusura anche delle scuole. Apriti cielo! La Lega per bocca del suo leader e due suoi ministri chiede a Draghi la cacciata immantinente del Cts e di tutti gli scienziati, malgrado sia domenica. Poi tutto rientra, tanto più che nessuno ha interesse a continuare, dopo “la mossa”, come un tempo il pubblico dell’avanspettacolo chiedeva rumorosamente. Naturalmente Draghi non fa una piega.

-Lunedì 15.02 Vladimir Putin fa sapere ufficialmente – per bocca del suo ministro degli esteri Sergej Viktorovič Lavrov – che porge le proprie congratulazioni al nuovo capo del governo italiano Mario Draghi, auspicando un proseguimento di sviluppo costruttivo delle relazioni russo-italiane, senza condizionamenti eterodiretti, nè intrusioni su Navalny, come è sempre stato… fin dai tempi di… sottinteso.

-Mercoledì 17.02 Draghi tiene il discorso programmatico al senato che dura 53 minuti. Nel testo scritto vi e dov’è stata notata qualche copiatura da Francesco Giavazzi [06], col quale furono allievi di Franco Modigliani all’MIT di Boston. Voti favorevoli 262, contrari 40, astenuti 2; 19 meno di Monti che il 17 novembre 2011 ne ottenne 281. Quello che si è notato in maniera palese nella dichiarazione d’intenti e nel suo nuovo programma di governo è stata la più assoluta discontinuità rispetto al precedente Conte-due, come se il nuovo lo avesse evitato di proposito.

-Giovedì 18.02 La replica di Draghi a Montecitorio dura 13 minuti e ne riceve 8 di applausi. Apprezzati i passaggi sulla semplificazione della burocrazia, la lottare alla corruzione e la riforma della giustizia civile e penale, con l’obiettivo di processi che durino quanto negli altri Paesi europei. Come si vede non difforme dal Conte-due.

-Venerdì 19 febbraio 2021 giornata faticosa per Draghi. Di primo mattino una doverosa capatina alla Corte dei Conti per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ci sono anche – opportunamente distanziati – il Capo dello Stato e le altre cariche istituzionali. Con gli ermellini della magistratura contabile si sente di casa, lui che da Governatore Bankitalia, ha firmato le banconote dal 2005 al 2011. Il discorso non è di circostanza, bisogna “sorvegliare e controllare la spesa dello stato”, ripete più volte. «Quis custodes custodiet?», scriveva Giovenale non senza motivo. Nel pomeriggio c’è il suo debutto internazionale alla videoconferenza preparatoria con i leader del G7, ed è come una rimpatriata tra vecchi amici, un grande ritorno. Con Joe Biden, Angela Merkel, Emmanuel Macron, ebbe a trattare nei giorni della crisi dell’euro e dell’Eurozona. Draghi padre nobile dei futuri consessi mondiali? Speriamo bene.

Può essere utile concludere con qualche nozione elementare sul Covid, ricordandosi di mantenere la distanza e indossare la mascherina, doppia per filtrare meglio le “goccioline”. Il virus è un semplice filamento genetico che va di cellula in cellula e passa di persona in persona contagiando quanti più individui possibile, per poter campare esso stesso. Non è né cattivo, nè invincibile. Fermarlo e sconfiggerlo può diventare un gioco da ragazzi, solo che bisogna correre più svelti di lui ed avere un nostro obbiettivo comune, quello di esseri umani. Individuare il genoma virale, catturarlo col tampone, sequenziarlo per capire che variante è, sotto quale sembianza si è mascherato. Non si vince mai da soli specie quando sei accerchiati da forze minacciose, invisibili, astute.

Note

01. “La7” Di martedì Talk show di Giovanni Floris puntata del 16/02/2021 in cui è ospite Bersani.

02. L’ERP acronimo di “European Recovery Program” e, contemporaneamente, l’OEEC acronimo di European Economic Cooperation, da noi chiamata OECE Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea, durata dal 1948 al 1961.

03. Il primo (Giorgetti) conosciuto 21 anni addietro in una commissione parlamentare con Bankitalia, aveva osato additargli confidenzialmente lo smartphone il secondo (Brunetta) per essere stato un docente padovano di Daniele Franco il nuovo ministro dell’economia, ex ragioniere generale dello Stato e direttore generale di Bankitalia.

04. La famosa lettera riservata, del 5 agosto 2011, inviata per drastiche misure di risanamento economico, firmata da Trichet uscente e Draghi entrante, nota altresì come “lettera della BCE all'Italia”, fu quella che, come tutti ricordano, determinò la cacciata di Berlusconi e l’avvento di Monti con la malleveria di Napolitano.

05. Non si sa bene chi sia stato il primo ad avere l’idea, ma Lamberto Dini ha dichiarato «Grazie a Renzi abbiamo Draghi» (riformista 12.02.21), mentre Giorgetti, il leghista di Varese dalla mente fina che tifa Southampton, ce l’aveva in mente fin dal venerdì 25 Ottobre 2019 “Giorgetti guarda già al dopo-Conte: «Draghi premier? È verosimile» il titolo. “La notizia di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio al posto di Conte «è verosimile per chi gira gli ambienti politici romani, tutti vedono il governo e in particolare il presidente del Consiglio Conte molto in difficoltà, con reazioni estemporanee, non in linea con il profilo che lui vuole darsi», l’incipit dell’articolo … e ancora «Draghi è disoccupato e non penso che chieda il reddito di cittadinanza, può darsi […] sia disponibile e che qualcuno lo chiami a fare un ruolo politico. Chi ha deciso di mettere Conte alla presidenza del Consiglio potrebbe […] mettere al suo posto Draghi». (ilmattino.it/primopiano/politica/draghi_mario_scadenza_mandato_oggi-4820785.html).

06 Chiara Brusini firma il pezzo «Draghi copia Giavazzi. “È colpa di uno staff ancora un po’ debole”», che ha per occhiello «Il discorso. Il testo copiato», Il Fatto Quotidiano 22/02/21, p. 3.

 

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