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Philip Dick. ‘Occhio nel cielo’, o degli inconfessabili desiderata degli analizzanti

29 Giu 21

A cura di info_1

Philp Dick incarna allo stato purissimo quella particolare modalità di declinare le torsioni dell’animo umano facendole assurgere ad arte trasmissibile. Da sempre afflitto da ossessioni, visioni, perduranti stati d’angoscia, chiese un’analisi ad un terapeuta dal quale prese le distanze perché lo riteneva parte di un corpus omologante. Limite estremo ed inadattabilità terapeutica di chi ha il tragico dono di scorgere l’insopportabile realtà celata dietro alle allegorie sociali.    
 
Nel 1974 le sue condizioni peggiorano. Il suo delirio diventa conclamato assumendo tratti metafisici. Lo scatenamento psicotico avviene dopo aver contemplato un ciondolo al collo di una farmacista. A seguito di ciò le voci che lo perseguitavano iniziarono a fuoriuscire anche da dispositivi elettronici generando la sensazione di un potente raggio di luce che entrava direttamente nella sua mente, esperienza sulla quale fondò la trama di  ‘Valis’. L’inesorabile sgretolamento del mondo circostante (morte di persone care, abuso di sostanze anfetaminiche, tentati suicidi, ricoveri coatti) rese intenso in Dick il bisogno stabilizzare la propria anima condannata ad una continua scansione dell’umano e per questo inadattabile. Forte era la necessità di mettere  ordine nei frammenti, il che avvenne in parte  con la scrittura.   
 
La paranoia come cifra di vita e la consapevolezza della perversione come cemento fondativo dell’essere sono i due assi coi quali leggere la sua  sterminata opera nella quale ‘ Occhio nel cielo’ si staglia come esempio più nitido di personificazione del delirio.   



 
La storia è presto detta: a causa di un incidente in un laboratorio nucleare, un gruppo eterogeneo di visitatori, tra i quali un afroamericano ed  uno scienziato che è stato da poco licenziato perché la moglie è bollata come sovversiva e di orientamento filocomunista, precipitano in diverse realtà parallele che risulteranno  essere nient’altro che proiezioni della mente  delle vittime stesse.   Il lettore è accompagnato  nell’attraversamento di quei mondi soggettivi  che Jonathan Lethem definì  FSR (Finite Subjective Realities): spiacevoli, paurosi, incombenti e privi di vie di fuga.    
 
‘Indietro! Urlò la guida’(…) Un ruggito furioso e lacerante travolse la piattaforma. Nuvole di particelle incandescenti avvamparono, esplosero, e piovvero addosso ai visitatori terrorizzati.’
 
‘Il deflettore di raggi protonici del bevatrone di Belmont tradì i suoi inventori alle quattro del pomeriggio del 2 ottobre 1959. (…) Non più adeguatamente deflesso, e quindi non più sotto controllo, il fascio da sei miliardi di volt si irradiò verso il soffitto della sala, riducendo in cenere al suo passaggio una piattaforma di osservazione che sovrastava il magnete a forma di ciambella.’
 
Con questo prodromo Dick ci introduce in una dimensione intersoggettiva nella quale le regole dello spazio tempo decadono, per fare posto a quelle che sono le proiezioni di ciascuno degli   sventurati divenuti, loro malgrado, oggetto di un esperimento collettivo di disinibizione e liberazione dei sentimenti più profondi. 
 
Uno per uno i protagonisti hanno, senza ancora saperlo,  la facoltà di generare  mondi sui quali capeggiano, tramutando le loro manie, le loro paure più intime, gli inconfessabili desiderata, le  loro ossessioni a legge universale. E’ questa la radice dell’ ‘Altra legge’ di cui parla Lacan, l’esplorazione di un'altra possibilità di sperimentare e declinare la vita. Ciò con cui un analista si misura ogni giorno. 
 
Prima dell’esplosione Mc Feyffe aveva notificato ad Hamilton il motivo per il quale la moglie Masha era stata estromessa dal progetto: simpatie con i movimenti progressisti e comunisti. L’evento iniziale serve a Dick come pretesto per introdurre e massimizzare quel senso di paranoia intrusiva che caratterizza l’essere umano, forte nell’America visceralmente anticomunista e maccartista,  costretto nel consesso sociale a tenere sottotraccia quel desiderio di penetrazione delle vite degli altri , come Mc Feyffe il quale , indagando sulla moglie di Hamilton, ‘ era penetrato sin nell’intimo della sua esistenza, fino al suo matrimonio, e fino alla donna che per lui significava più di chiunque al mondò1 .   ‘Sua moglie, incalzò Edwards con voce fragorosa,(…) è stata giudicata pericolosa per la sicurezza della base’  . Mc Feyffe legge la relazione stilata sulla compagna di Hamilton : ‘ Nel 1952 ha partecipato alle riunioni dell’associazione Arti, Scienze professionali della California, un fronte organizzato con simpatie filocomuniste’ (…) ‘ descritta da alcuni come sinistrorsa’. ‘Che diavolo significa sinistrorsa? Chiese Hamilton’, ‘significa che appoggia gruppi o persone che simpatizzano con il Comunismo’ . Come scrive il sito ‘Urania’ : ‘ il dispositivo fantascientifico dell’universo parallelo, della realtà alternativa, viene usato per mettere in scena mondi generati dalle ossessioni americane del periodo: la vecchia sessuofobia puritana ripassata in salsa psicanalitica, l’intolleranza politica e religiosa, la paura del Male anch’essa d’ascendenza puritana, ma mostrata con tutta la sua componente psicotica, paranoica. E Dick mostra in modo efficace come le paure e le ossessioni collettive siano strettamente collegate col le dinamiche – spesso patologiche – della mente, per cui il malessere degli anni Cinquanta è a un tempo sociale, politico, pubblico, e privato, psichiatrico, intimo’. Questa atmosfera persecutoria viene magistralmente resa dal dialogo tra i suoi alter ego, appena dopo l’esplosione. 
 
‘…ma c’era qualcosa che non andava. Hamilton ne era convinto. Dentro di lui c’era la netta, sgradevole sensazione che qualcosa di importante fosse fuori posto. Marsha,” disse all’improvviso “lo senti anche tu?”. Titubante, Marsha gli si avvicinò. “Sentire che cosa, tesoro?” “Non lo so, ma c’è.” (…) “Ma che succede? Cosa c’è che non va?” Come stordita la donna scosse la testa. “Non lo so. Non riesco ad immaginarlo. Da quando ho ripreso i sensi, è come se ci fosse sempre qualcosa dietro di me. Lo sento. Come se…” Gesticolò. “Ho paura di voltarmi e di vedere…non so nemmeno io che cosa. Qualcosa che si nasconde. Qualcosa di orribile.” Fu scossa da un brivido di paura. “Sono terrorizzata.
 
Dimessi dall’ospedale, si recano a casa della signorina Reiss,  un’ igienista fanatica della pulizia che odia gli animali che in loro presenza si lascia andare alle peggiori considerazioni in fatto di eugenetica animale.  ‘ I gatti sono animali aggressivi e costituiscono una minaccia  per tutti’ (..) si vede subito che hanno un istino omicida’. Dopo ave pronunciato quelle parole : ‘ dall’alto piovve uno sciame di locuste…(..) una massa brulicante vermiforme’ Animali venuti dal nulla   attaccano i tre sventurati, lasciandoli increduli, tra cui le cavallette, una delle tante dannazioni bibliche.  
 
‘ Cani liberi, gatti liberi. Io farei un falò di loro e dei loro fottuti padroni. Il mondo deve essere epurato dalle associazioni animaliste! Le bestie servono per nutrirci, per il resto sporcano, insozzano, deturpano il paesaggio. Dottore ( con risate) queste cose le dico qua, perché se mi azzardo a farlo fuori, vedi i gruppi di fanatici che mi vengono a cercare! . Mi diceva questo una giovane paziente la quale aveva sviluppato dapprima una fobia generalizzata verso il mondo animale, non trattata e divenuta plinto fondante di un sistema paranoico che vedeva le associazioni ambientaliste e i gruppi animalisti tessere da dietro le quinte le trame della politica nazionale. Nello studio di un analista passano uomini e donne nei meandri dei quali si celano intatti questi desideri fondativi di universi assoluti, mondi regolati dalle loro paure ed ossessioni, città e paesi ‘disinfettati’ dagli quegli oggetti che da sempre hanno costituito un enigma ai loro occhi.
I loro desiderata , al contrario del racconto di Dick che li estroflette, non sono sdoganati pubblicamente  da un esplosione, ma fuoriescono in questa stanza, ove ricreano  in vitro quelle realtà semideliranti che essi vorrebbero abitare.  
 
Compare Law, assistente del bevatrone, anch’esso sfiorato dall’esplosione, pervaso da una spiritualità che Hamilton fatica a riconoscere il quale gli fornisce  un talismano che promette di guarirne  le ferite, il che  avviene realmente. Stordito dall’evento della guarigione, Hamilton è costretto a rendersi conto di essere precipitato in una dimensione nella quale la scientificità perde valore e  i rimedi dei contadini per le malattie ‘ mezzo rospo mescolato con latte di vergine’ oggi paiono invece funzionare.  ‘ Ci troviamo ancora a Belmont’, in California. Ma non è la stessa Belmont. Ci sono stati dei cambiamenti, qua  e la ’.  Un epoca confessionale nella quale ‘ non ci sarà più bisogno di lavorare ( basterà attendere la manna che scende dal cielo’. Hamilton cerca di razionalizzare e sente la necessità di rimettersi in cerca di lavoro. Lui lavorava alla  California Meintenance prima dell’esplosione. Ricordava un’altra società, l’ EDA  ( Electronic Developemente Agency) il cui boss, Guy Tillingford, era buon amico di suo padre. Li avrebbe di certo trovato un lavoro per   poter mantenere lui e Marsha.  E’ in questo momento che P Dick ci fa oltrepassare la soglia che divide il soggettivo dal collettivo, portando noi e Hamilton all’interno di un piccolo universo costruito con pareti confessionali, frutto delle intime convinzioni, divenute legge, del proprietario della Eda. Tillingford  non vuole assumerlo, quanto piuttosto  convertirlo alla vera fede, il ‘Secondo Babismo, Unica Vera Fede, l’unica che possa garantirti il Paradiso’. Hamilton viene selezionato  per la sua attitudine alla teofania ‘ ‘La comunicazione tra uomo e Dio’.  Non dunque una azienda, ma una specie di setta religiosa nella quale Tillingford si è autonominato portavoce di ‘un Signore severo e preciso(..) con regole molto chiare  che non eroga stipendi in dollari, bensì’ in crediti :’ l’eda esegue il lavoro del Signore, quindi lei  Hamilton’ è un Servo del Signore’, la cui paga consiste in ‘ quattro crediti ogni dieci giorni’. Hamilton , stordito, accetta. 
 
Siamo nel mondo proiettivo di Arthur Silvester, fanatico religioso, che ora può estendere la sua visione panconfessionale a tutti grazie all’evento scatenante, dominato da  un Dio capriccioso e puerile chiamato Tetragrammaton, 
 
Hamilton si trova ben presto a che fare con gruppi di invasati   i quali pretendono di sottoporlo ad una sorta di prova della fede, consistente dapprima nel somministrare un nimbogramma per poi sottoporlo alla ‘prova del fuoco’, consistente nel cercare di sostenere una fiamma accesa sui polpastrelli, cosa che agli altri riesce mentre a lui, definito ‘pagano’ no. 
 
Il gruppo lo emargina non accettando la sua presenza in quanto estraneo alla loro logica confessionale, privo del ‘Giudizio di Dio’ , elemento   discriminante per essere accettato. Sua moglie afferma:  “Sembro…un personaggio dei cartoni animati.”“Tu sei l’immagine che Sylvester ha di una giovane universitaria con idee estremiste. Ed è anche convinto che tutti i negri abbiano problemi di comportamento. E la stessa cosa avverrà per tutti noi…Dobbiamo uscire al più presto dal mondo di Silvester, altrimenti il nostro scomparirà del tutto.”  
 
Dopo aver convocato tutti i superstiti dell’incidente, tranne Sylvester, Jack rivela loro di aver scoperto la chiave di quello che sta succedendo. 
 
Silvester è tutto questo (…)  “Fisicamente siamo stesi sul pavimento del bevatrone, ma mentalmente siamo qui. L’energia liberata dal raggio ha trasformato il mondo personale di Silvester in un universo accessibile a tutti. Noi siamo soggetti alla logica di un fanatico religioso, di un vecchio che nella Chicago degli anni trenta ha aderito a un culto di svitati. Noi ci troviamo nel suo universo, dove tutte le sue superstizioni bigotte e ignoranti funzionano. Noi siamo dentro la testa di quell’uomo.” Gesticolò. “Questo panorama, questo ambiente…sono le circonvoluzioni del suo cervello, le sue colline e le vallate della mente di Silvester.”
 
“Oh poveri noi” mormorò la signorina Reiss. “Allora siamo in suo potere. Sta cercando di distruggerci.”
 
“Dubito che si renda conto di quanto è successo. E’ questo l’aspetto ironico. Probabilmente Silvester non vede niente di strano in questo mondo. Perché dovrebbe? E’ il suo mondo fantastico personale, nel quale ha vissuto per tutta la vita.”
 
Il mondo generato dalla sessuofoba e bigotta Edith Pritchet, è invece un universo dominato da un perbenismo borghese frutto di desideri repressi e profonda indifferenza nei confronti della diversità come categoria sociale.  La realtà viene epurata da tutto ciò che è identificato come  immorale: si elimina ciò che offende il senso estetico, che crea fastidio – anche solo di tipo olfattivo – o che sia connesso alla sessualità. .   Un umanità sanificata da  tutto ciò che è sgradevole, pruginoso  e non lineare. Dal sesso delle persone sino alle fabbriche e agli alimenti cagionevoli per la salute.   
 
Il  mondo di Joahn Reiss è invece modellato su di una malta paranoica, intessuto da vividi    sensi di persecuzione.  Un antro spaventoso ed allucinato  abitato da orribili predatori nel quale ogni volta che manca la luce lei attende al  buio che una creatura la aggredisca, intimamente  convinta di essere destinata ad essere  preda. La casa ove i protagonisti transitano  contiene le minacce concrete che ne abitano la   mente, motivo per il quale si adattano giocoforza a ragionare ed agire come se fossero anch’essi paranoici. 
 
Squilla il telefono : ‘ Sarà meglio che facciamo uno sforzo di immaginazione. Cosa significa per un paranoico un telefono che squilla? In questo mondo i barattoli di frutta contengono acido, i coltelli si muovono da soli trafiggendo i protagonisti. La casa divenne una cosa viva ‘l’intero impianto elettrico era diventato un sistema neurologico che trasmetteva gli impulsi nervosi della creatura-casa. (…) Le mattonelle erano calde (..).come carne umana. ‘Tutti avvertivano con chiarezza la presenza minacciosa che li circondava , una presenza viva, irrequieta, che ondeggiava e sussultava. (…)La parete stava secernendo una bava avida con l’acquolina per il pasto imminente. La creatura casa si stava preparando a divorarli. ‘
 
 Mentre   si rendono conto di vivere in un universo abitato da ‘ quegli orrori dai quali ( ella) è ossessionata’, si tramutano essi stessi in creature mostruose. ‘Quello che fino a poco tempo prima era stato, o almeno, era sembrato , un essere umano, si era trasformato in un entità dal corpo chitinoso diviso in diversi segmenti, che ormai aveva avvolto con le ali la sua vittima(..)Joan Reiss cadde a terra ginocchioni e rimasi li col viso schiacciato al suolo, rantolando nell’erba bagnata’.
 
‘Non vedo l’ora di andarmene da questo mondo’ disse Marsha.’E di tornare al nostro’.
 
‘E di recuperare il nostro aspetto normale’ aggiunse Hamilton. (…)
 
‘Non capisce’? rispose Silvester? ‘Questo è il nostro aspetto normale, Hamilton, solo che finora non era mai emerso’.

Questa frase, incisa verso la fine del romanzo, è quel fascio di luce tranchant che attraversa le costruzioni immaginarie ed i sedimenti delle identificazioni aprendo una faglia nei cuori dei soggetti e, spietatamente, punta all’osso delle loro inconfessabili passioni celate. Per l’autore non vi è salvezza: una volta divelta l’ipocrita  maschera posticcia malamente appiccicata, intuite le paure, le volontà eugentiche di dominio, il razzismo inconfessabile nonché il disprezzo strutturale delle persone, nulla vale più. 
 
In questa frase si racchiude la visione disperante che Dick ha di una parte dell’umanità, svelata nei suoi intenti predatori e opachi. Dick non crede all’allegoria del significante  e punta dritto  al cuore nero del perbenismo che ha incontrato  nella sua vita e nel decorso del suo declino mentale. 
 
 La polverizzazione dell’ultimo mondo proiettivo non prelude tuttavia al ritorno alla vita precedente all’esplosione. Mentre Hamilton pregusta    ‘quando si fossero ritrovati ancora una volta distesi scompostamente  in mezzo ai rottami, sul pavimento del bevatrone’  i protagonisti non tornano alla realtà, anche se , come grida Hamilton ‘Non è rimasto più nessuno. Siamo passati attraverso tutti i mondi possibili!’ E’ in quel momento che il dr Guy Tillingford, emblema del capitalismo, ora mutato in una creatura grassa e dotata di artigli, esce da una limousine nera e ordina di portare via Hamilton conducendolo presso la sua  ‘Epidemic Developemente Agency’ per usarlo come cavia di colture batteriche. 
 
Il palco muta e precipita in uno scenario da guerriglia urbana, in un distretto operaio   ove pietre vengono lanciate contro l’automobile di Tillingford.  Uno scenario che apparentemente e coerentemente con le premesse del racconto si direbbe  emanazione dell’interiorità di Marsha la quale , sgomenta, si rende conto di vivere anch’essa nel timore proiettivo degli astanti. 
 
‘ Voi lo credete tutti. Credete che io sia…comunista’
 
 Questa costruzione è tuttavia fragile e posticcia, la realtà con i resti dell’esplosione  inizia a mostrarsi con un via vai di uomini del soccorso che prestano le cure ai corpi a terra, tra i quali Hamilton riconosce sè stesso. Poco prima che quel mondo incollato in malo modo ceda,  Hamilton   cerca di convincere il suo datore di lavoro :  tutto questo esiste solo perché Marsha ci crede. Ma sta già andando in pezzi: lei, la sua guerra, tutta questa stupida fantasia. Non è reale..è un illusione di Marsha. Mi dia retta!’
 
 Hamilton prende la decisone di uccidere la moglie allo scopo di fare evaporare quest’ultimo universo interiore ma, con stupore di tutti, mentre lei si accascia, lo scenario da guerriglia resta intatto. 
 
Non erano dunque di lei le fantasie che avevano costretto tutti ad attraversare quest’ultimo  limbo fatto di scontro di classe, morte e violenza.  Il mondo comunista proveniva in realtà da McFeyffe, insospettabile cripto sovietico,  il quale inizio’ ad ingigantirsi in una metamorfosi che lo rese abnorme e sproporzionato. 
 
‘Charley’ incalzò Hamilton.’ Tu sei comunista’
 
Già ‘ tuonò miseramente Mc Feyffe.
 
‘Da quanto tempo?
 
‘Da anni. Fin dai tempi della grande depressione’
 
Anche quest’ultimo mondo evapora, e tutti si ritrovano soccorsi dal personale sanitario ad una settimana esatta dall’esplosione del bevatrone in un mondo finalmente reale. E’ amaro il risveglio di Hamilton il quale , come Philip Dick,   ebbe il dono di percepire la natura repressiva della struttura sociale nella quale viveva, le personalità nascoste dietro la parvenza, ma non venne creduto. Il suo tragico dono, la sua innaturale potenza introspettiva legata alle conseguenze dell’esplosione gli concessero la dote  di indagare nell’intimo l’animo umano di chi lavora con lui, percependo il sentimento  antiamericano di un amico insospettabile, toccando con mano un realtà indicibile che, tuttavia,  non potè essere dimostrata. 
 
Il colonello Edwards, incaricato di interrogare le vittime dell’esplosione, lo apostrofa con fare accusatorio: ‘ Lei sta accusando il nostro responsabile della sicurezza di essere membro del Partito Comunista’(..) ‘E’ sua moglie ad essere sotto accusa, non Charley Mc Feyffe!’
 
Hamilton non può provare quello che ha visto entrando   nella  mente di Mc Feyffe. Questo rende atroce il finale del libro. Pasolinianamente sa, ma non può dire. Ed qua che l’autore ancora una volta, magistralmente indaga la questione del gemello osceno di cui parla Zizek. Mc Feyffe non può essere attaccato perché ha costruito, nel tempo, un immagine di perfetto americano, erigendo perversamente  a difesa la sua devozione alla causa Comunista un agire cristallino virtuosamente patriottico, come il colonello gli ricorda: 
 
’ l’integrità e l’attaccamento alla nazione di Cherley McFeyffe sono al di sopra di ogni sospetto. Lei lo sa che quest’uomo  ha combattuto nella seconda guerra mondiale?(…) che è un devoto cattolico?
 
Ecco smascherato chi erige tra sé e le proprie pulsioni inconfessabili un muro candido nel quale sono scolpite virtu’ e buoni propositi, sovente ineggianti all’etica, alla nobilità, al bene comune, ad un al di là o a presunti testi sacri, base teorica per fondare un piccolo regno nel quale esercitare, al riparo dalla legge ammansita grazie all’esercizio di buone azioni pubbliche, la libertà assoluta nel raggiungere i propri scopi violando la legge per imporre la propria come elemento fondatore di un novo ordine ( esempio magistralmente esemplificato dal perfido Frink della serie televisiva ‘ Better Call Soul’), benefattore della comunità di giorno, esecutore degli ordini dei cartelli della droga. 
 
Hamilton si rassegna,  relegato per sempre al ruolo di chi non verrà mai creduto perché troppo forte ed inviolabile  è la patina virtuosa dell’accusato che gode di un nome e una credibilità edificata nel tempo a questo scopo. Tuttavia l’autore ci lascia con un margine di speranza, fioco, ma utile alla sopravvivenza per tuti coloro i quelli hanno conosciuto un Mc Feyffe, sottoforma di struttura oppressiva,di setta,  di guru, di Altro violento. 
 
‘ Se non mi fosse successo tuto questo, probabilmente sarei andato avanti   per chissà quanto tempo(..) alcune delle cose che mi sono successe, hanno cambiato il mio modo di pensare’. Farsi forza di aver visto l’osceno vivendo una imperitura condizione di non trasmissibilità e non testimoniabilità. Questo è l’insegnamento contenuto in ‘Occhio nel Cielo’. 
 
 
 
 
 

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