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Etica e culture nel lavoro per la salute mentale

1 Feb 23

A cura di luigi.benevelli@libero.it

Nell’assistenza sanitaria il lavoro di cura richiede consapevolezza di quanto si sta facendo e rispetto della persona del paziente; esso è massimamente efficace quanto più si attiene ai principi dell’etica ( centralità della persona, fare del bene, non fare del male, imparzialità, giustizia) e al rispetto della cultura del paziente.

Pratiche di cura attente ai valori e al modo di concepire il mondo del paziente facilitano l’accesso alle cure e la maggiore efficacia delle stesse.

 

Le culture dei gruppi umani infatti racchiudono simboli ed elaborano convenzioni per dare senso al mondo e interagire con esso; per questo, le varietà fra le culture conferiscono straordinarie plasticità e varietà ai comportamenti.

I valori morali sono prodotti delle culture umane, mediati dalle stesse e per tali ragioni le decisioni del clinico sono anch’esse prodotto del suo personale patrimonio culturale, comunque ereditato.

 

Tutto questo è di particolare rilevanza nel lavoro per la salute mentale perché, soprattutto nelle società multietniche i valori etici dell’operatore, lo psichiatra in particolare, possono essere estranei, lontani dal modo di pensare, dalle concezioni del mondo di molti pazienti. Anche l’Italia appartiene al mondo globalizzato e vi convivono, come mai nel passato, popoli e culture.

 

Nei nuovi contesti, nel lavoro per la salute mentale, il segno di appartenenza ad altra cultura, il senso conferito a un sintomo non possono essere relegati a “dati esotici” come quelli descritti nella letteratura sulle sindromi culturalmente correlate quali Koro, Amok, Susto, oggi da considerarsi “curiosità” dell’antropologia culturale, di scarso rilievo nella pratica di ogni giorno.

Ai professionisti tutti che operano sul campo, nei DSM, si richiedono conoscenze sempre più sofisticate e consapevolezza di sé: ad esempio, i nostri operatori sono portatori di una concezione del sé in cui mente e corpo sono separati, concezione da cui discende la psicologizzazione del disturbo mentale.

Tseng e Streitzer (2004) così descrivono le qualità delle competenze richieste:

– sensibilità, ossia consapevolezza e presa in considerazione della diversità culturale

– conoscenza della varietà fra culture

– empatia, capacità di entrare in relazione col punto di vista del paziente

– conoscenza di come il dato culturale può influire sulla relazione di cura, compreso transfert e contro-transfert

– conoscenza del sé e del quanto i problemi della persona paziente sono correlati a fattori culturali

– scelta di interventi terapeutici che tengano conto del punto di vista del paziente.

 

Luigi Benevelli ( a cura di)

 

Mantova, 1 febbraio 2023

 

Nota: v. Jinger G. Hoop, Tony DiPasquale, Juan M. Fernandez, Laura Weiss Roberts, Ethics and mental healh care, .Ethics & Behavior, 18:4, 353-372, 2008.

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