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IL PROGETTO CAFFE’ & PSICHIATRIA SUL CANALE YOUTUBE DI POL.it

19 Nov 23

Di FRANCESCO BOLLORINO
Quando il grande Carlo Goldoni, compose “La bottega del caffè”, rappresentata a Mantova per la prima volta nel 1750, la sorpresa fu grande e si parlò di teatro d’avanguardia, anzi rivoluzionario. Goldoni mette in luce le vicende e i fatti quotidiani del mondo borghese, le nuove dinamiche psico-sociologiche interpersonali, e introduce ufficialmente l’intrattenimento piacevole, semplice, sorridente, garbato e comprensibile in Teatro. Invece di usare il suo dialetto, come sarebbe stato più congeniale al commediografo veneziano, egli usò il toscano – ormai lingua veicolare a base italiana, intesa come “lingua franca” in Italia e nel Mediterraneo – per essere compreso nei teatri di tutto il paese ed eventualmente tradotto nelle lingue degli altri. L’azione si svolge a Venezia nell’arco di una giornata, dalle prime luci dell’alba al tramonto, dove nel campo della caffetteria, si affacciano anche una casa da gioco e quella di un’avvenente ex-ballerina, per intrecciarsi con svariati personaggi in dinamiche che sono quelle delle necessità quotidiane di gente comune.  

 

Da allora il “Caffè” divenne luogo di ritrovo per chansonnier, ballerini, comici, ma anche intellettuali, rivoluzionari, sapienti, scrittori, e molto altro. Chi non conosce lo storico “Caffè Greco” di Via dei Condotti a Roma, il “Florian” di Venezia, il torinese “Al Bicerin” dei “Fratelli Fiorio”, il genovese “Mangini” di Piazza Corvetto, il “Pedrocchi” di Padova (“La città dei tre senza”: il santo senza nome, il prato senza erba e il caffè senza porte), il bolognese “Zanarini” a Piazza Galvani, il “Paszkowski” a Firenze, il “Gambrinus” a Napoli, lo “Spinnato” a  Palermo con terrazza su Via Principe di Belmonte, celebre per i cannoli? Sono sempre stati rendez-vouz di attori, letterati, giornalisti, perdigiorno in ascolto di “orchestrine” alla Paolo Conte, e perché no, anche psichiatri e affini. 

 

Fatte le debite proporzioni, e considerato il salto storico di quasi tre secoli, mi viene da pensare che l’iniziativa multimediale di Francesco Bollorino, l’editore di Pol.it con la sua webserie “Caffè & Psichiatria, un lavoro corale dove si avvicendano personaggi di primo piano dell’attività scientifica, neuropsichiatrica e non solo, regga molto bene il confronto. L’idea di raccontare un microcosmo che ruota intorno al mondo della psichiatria, dell’informazione scientifica in generale e dell’educazione sanitaria, mi pare, a dir poco geniale. Detto bruscamente e senza fronzoli, come diceva il nonno di mia moglie: «Son zeneize risu raeo strenzo i denti e parlo ciæo». (Sono genovese, rido raramente, stringo i denti e parlo chiaramente). È noto a tutti che i Genovesi, gente di mare per antonomasia, perché dietro han solo gli orti del Bisagno, dove coltivano il loro profumatissimo basilico, sono caratteri proverbialmente burberi e forgiati dal lavoro, adusi a darsi da fare, a ridere poco, ma anche a parlare il minimo indispensabile. 

 

Se nel XVIII secolo “La bottega del caffè” era il luogo più appropriato di ritrovo per avventori abituali e di passaggio, situato al centro della piazza, con tutti gli edifici che l’attorniano e vi si rispecchiano a mo’ di quinte, la webserie di Francesco Bollorino “Caffè & Psichiatria per la sua rivista telematica con più di 1000 uscite, nel XXI secolo, è il luogo ideale per dialogare, intervistare, raccontare, quelle cha Bruno Callieri definiva “relazioni interpersonali”, incontri con l’alterità. Ecco, quelli di Bollorino, fruibili tramite PC, sono racconti dell’esistenza, del “Dasein”, dell’ontologia dell’essere, volendo usare un linguaggio heideggeriano, fenomenologico, che punta sull’autenticità (“Eigentlichkeit”) della “presenza” che si rivela anche attraverso il linguaggio, la parola, oltre che il gesto, la mimica, la motorica 

 

Volendo, si può pensare a piccoli film da raccogliere e conservare in una cineteca del piccolo schermo. È un lavoro paziente, un servizio didattico prezioso, da rivedere più volte come si faceva con la moviola, per sottolineare, annotare, evidenziare le parole, i concetti, i temi; tradurre, studiare le idee, tutto materiale duraturo almeno quanto un libro, se non di più. Ora, col pretesto del caffè mattutino, lo stile goldoniano di Bollorino, nel filmare ciò che incontra e quelli con cui parla è divenuto sistematico, ma egli, ha da sempre avuto un atteggiamento documentale nel raccontare personaggi, microcosmi, dinamiche tra soggetti che si interessano delle questioni degli altri per professione, che insegnano, scrivono, interpretano, rivelano, rappresentano … Personalmente debbo al Direttore di Pol.it e alla sua inesauribile inventività, se posso riascoltare Callieri, Ballerini, Del Pistoia e molte altre voci di un recente passato. Ma soprattutto quelle nuove, orientato fondamentalmente verso la prevenzione di patologie poco conosciute di questo nostro presente estremamente complicato, che impone continui confronti interculturali. Mi sono note le sue abilità di reporter e le sue riprese in giro per l’Italia a New York e altrove; conosco le sue passioni, non solo per il mare ma anche per il “foot ball” che condivido e, continuando con la metafora calcistica, ora, invece di affrontare le “trasferte”, potrà giocare comodamente “in casa”, nel suo studio. Ci risentiremo presto per tornare su specifici argomenti psico-socio-antropologici della condizione di vita dell’essere umano e dell’area salute/malattia/benessere, di grande rilevanza e attualità. 

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