Shakespeare

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      L’amore edipico è un importante episodio nella storia evolutiva di tutti noi. Da esso possono derivare, in gran parte, le nostre fortune, come pure le nostre disgrazie. Siamo sicuri di averlo superato nella vita adulta? Shakespeare, nel sonetto LXXXVII, c’illustra un amore di tipo edipico, riprodotto nella vita adulta, che si risolve felicemente, sia pure con quel poco di amarezza e con tutta la mestizia che ci lascia un bel sogno che finisce. Ecco il sonetto:




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        Pubblico qui anticipatamente un frammento di un lavoro che ho ancora “in cantiere”: i miei commenti ad alcuni Sonetti di Shakespeare da cui il clinico può trarre preziosi suggerimenti.




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Come possiamo comprendere il tormento e l’estasi di un adolescente malato d'amore? Come possiamo interessarcene? Come comprtarsi con lui? Come pendercene cura? Fedele allo spirito di questa rubrica, cerco di dare una risposta con l'aiuto, oltre che dell'esperienza clinica, del suggerimento dei grandi Artisti.



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Un ossimoro

Potrei anche parlare di variabilità fuori dal tempo; intenderei qualcosa di diverso dallo sviluppo storico di un fenomeno dentro al tempo, che prima si presenta così e poi cosà. Da dove mi verrebbe la bizzarra idea? Niente meno che da Freud e… da qualche altro.

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Si


     



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