scienza
Scrivere ancora. Intanto ancora alla parola. Parola mia. Parola che si rende scrittura quindi argine, diga, muratura; ma sono pareti scorrevoli, come quelle giapponesi, è una camera, ora è salotto. Scrivere come facendo finta di suonare sulla tastiera, piccoli tasti tutti neri e bianche pause. “Solo nel silenzio la parola, solo nelle tenebre la luce”, come si cita all’inizio de I racconti di terramare di Miyazaki[1].
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Non è possibile pensarla diversamente se è vero che da martedì scorso, 29 giugno, dopo aver pubblicato su Huffingtonpost un articolo piuttosto duro sul libro del neurologo Rosario Sorrentino, un’intervista immaginaria, troppo immaginaria, dedicata al fondatore della psicoanalisi, sono stato piacevolmente inondato da mail e messaggi wa. Scrivo piacevolmente, perché non ho registrato un rimprovero o un insulto. Anzi, tutti messaggi di grande entusiasmo e condivisione.
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ché, se potuto aveste veder tutto,
mestier non era parturir Maria.
Dante, Purgatorio, III, vv. 37-39
“In generale non dovremmo chiudere gli occhi di fronte agli episodi estremamente sconvolgenti di quel crollo generale dell’autorità sia del Medioevo sia del mondo antico che fu causato dalla rivoluzione scientifica”.[1]
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si sia mai scoperta una verità prima ignorata.
Cartesio, Discorso sul metodo. (Sesta parte)
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L.F. Céline, Viaggio al termine della notte (1932), p. 436
Non porto più i pantaloni corti. Da un pezzo ho finito di andare a scuola.
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ma come un unico vivente, fusi nel suo godimento procreante.
Cos’hanno a che fare con le odierne civiltà il sogno di Apollo e l’ebbrezza di Dioniso, il Traum dell’uno e il Rausch dell’altro?
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Quasi stento a crederlo. Da due immensi poeti tra loro solidali – Pound ed Eliot[1] – mi giunge inatteso un suggerimento positivo per un’epistemologia che potrebbe trasformare la pratica psicoanalitica da “sordido mestiere” (Lacan, Roma, ottobre 1974) a pratica scientifica. Lo enunciò Eliot nella recensione all’Ulisse di Joyce del novembre 1923, un anno dopo la pubblicazione del suo capolavoro, The Waste Land.
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Sull’altro come altro corpo
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Jacques Lacan