Aristotele

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La scienza moderna, avviata da Galilei e Cartesio, censurata dall’Inquisitore (1633) e tuttora ammessa con ritrosia dal senso comune, non è vitalista; non presuppone la nozione oscura di vita, narrata in epoca moderna da molti filosofi, da Hegel a Bergson. Il vitalismo è la molla del pensiero dell’essere-per-la-morte di Heidegger, che pensava che la scienza non pensasse. In un certo senso è vero.

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Approssimare, una forma topologica di sapere

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I have spoken of probability as being concerned with degrees of rational belief.
J.M. Keynes, A treatise on probability, 1920, cap. III

 

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Cos’è la scienza, se c’è il caos?

La prima formulazione del concetto di ripetizione dell’identico è per bocca del demone nell’aforisma 341 di La Gaia Scienza (1882):

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Una teoria molto generale

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 La tesi che sostengo in questo post è apparentemente eterodossa, ma a ben vedere è empirica. La psicanalisi, che l’analista “ben formato” giunge con il tempo a praticare, è in generale lontana dagli schemi ideali che ha dovuto assimilare durante la cosiddetta formazione, perché è diventata il suo particolare e personale modo di fare psicanalisi.

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Freud mutuò il termine Massenpsychologie(“psicologia delle masse”) da Gustave Le Bon[1] e Gabriel Tarde,[2] con cui questi autori intendevano strutture sociali non ben definite, “movimenti sociali, considerati fenomeni di massa: minacciose entità in cui folle prive di una guida erano sospinte di qua e di là da impulsi primitivi e irrazionali”.[3] Privo di struttura propria, il concetto di massa umana era destinato a essere trattato in termini di psicologia individuale.

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 Una verosimiglianza, per quanto elevata, non coincide con la verità. La verità è spesso molto inverosimile e solo in misura esigua deduzioni e congetture possono sostituire le prove dei dati di fatto.
Sigmund Freud, L’uomo Mosè. Un romanzo storico, 1934
 
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Nella scienza erroneo non significa inutile.
David Quammen, L’albero intricato, 2018
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