Ferenczi

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Das Ziel alles Lebens ist der Tod. (“Lo scopo di tutta la vita è la morte”)
S. Freud, Jenseits des Lustprinzips, 1920, SFGW, vol. XIV, p. 40.

 

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“Eine Seele gibt es nicht, wenigstens nicht für uns”, scrisse Franz Brentano nel primo capitolo di Psicologia dal punto di vista empirico. E subito aggiunse: “Ciononostante una psicologia può e deve esistere; ma, usando l’espressione paradossale di Albert Lange, sarà una psicologia senz’anima”.[1]
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C’è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. Non parlo del Male, il cui limitato impero è l’etica; parlo dell’Infinito.
J.L. Borges, Metamorfosi della tartaruga, in Altre inquisizioni, 1952

 

La prenderò larga.


Da bambino, alla maniera di un Asterione che scorrazza libero dal Labirinto, mi chiedevo se le cose che venivo scoprendo esistessero realmente o se fosse il mio sguardo a infondere loro un'esistenza provvisoria, pur se persistente, o magari soltanto ripetitiva. (Stranamente, mentre formulavo questi pensieri, evitavo di pensare a mia madre, come oggetto del mondo; probabilmente inconsapevole di esistere perché lei mi guardava).



E deragliar m’è dolce, in questo mare. O anche delirar.
Il mio passato e il mio presente si confrontano: ciò che ho imparato dai maestri, e ciò che penso oggi. Un arco di vita.
In principio erano le regole. La prima delle quali: l’analista non deve fare nessun’altra cosa che interpretare. Regola numero due: l’unica interpretazione che va a segno è quella di transfert. Ogni altro intervento è inutile. Anzi: è dannoso.



Sto lavorando alla traduzione di un'intervista che Elizabeth Severn, la più celebre paziente di Ferenczi, concesse a Kurt Eissler nel dicembre del 1952.

Mentre sono ancora influenzato da un racconto di violazioni dei confini affettivi e sessuali fra terapeuta e paziente, letto in un libro qualche giorno fa, mi imbatto in questo passaggio dell'intervista, che mi pare significativo:

 



Una volta che sei nato, sei nato. Il fatto di esserci è la cosa più importante e niente può condizionarlo. 

La tua vita psichica ha però bisogno di un consenso esterno, in mancanza del quale sei costretto a convivere con la volontà (altrui) della tua assenza, volontà che necessariamente rischia di diventare anche un po' tua.




Molte volte, durante il lavoro psicoterapeutico, mi è capitato di incontrare nei sogni, nelle fantasie, nei ricordi di un altro, un "trapianto estraneo", cioè un "oggetto" incistato e di provenienza esterna.




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