Edoardo Zavattari (1883-1972), tropicalista, professore di zoologia dell’Università di Roma, fu tra i firmatari del Manifesto della Razza nel 1938.
Su la «Rivista delle Colonie», 1942, 276-279 compare un suo intervento intitolato La guerra del Nord Africa e i suoi riflessi biologico-sociali da cui sono tratte le seguenti citazioni:
L’esercito che oggi combatte nel Nord Africa contro le truppe dell’Asse […] è un vero mosaico di razze, in cui sono rappresentate genti di ogni contrada e di ogni colore, dall’Australia al Nord America, dall’India, all’Africa equatoriale e australe, dall’Inghilterra all’Asia occidentale e centrale. […]
L’eterogeneità e la disparità di levatura culturale dei gruppi razziali che costituiscono l’esercito anglosassone che combatte in Nord Africa, determina un trasferimento di quelle che sono le consuetudini e le concezioni delle razze bianche alle razze di colore, le quali ultime, trovandosi in intimo contatto con le prime tendono ad uniformarsi ad esse […] a foggiarsi una mentalità e un costume che vorrebbe essere la copia di quelli della razza bianca. D’altra parte questo esercito è oggi acquartierato in territori abitati da popolazioni che hanno una loro ben definita struttura sociale, economica, morale […] che è rimasta nel suo complesso molto salda e pressoché invariata […] [e che sono costrette a confrontarsi con] una serie di consuetudini di espressioni di concezioni del tutto differenti da quelle esistenti
Non solo, m è altresì indubbio che fra le truppe occupanti non mancano individui affetti da malattie proprie dei loro paesi, non mancano certamente di microorganismi e di parassiti patogeni non ancora presenti in Nord Africa, dove, se importati, si possono agevolmente acclimatare […] di guisa che l’Africa settentrionale diverrà un centro d’infezione, che potrà rappresentare un pericolo assai grave tanto per le popolazioni mediterranee quanto per le popolazioni bianche, che di quei territori hanno fatto la loro permanente dimora. [Accanto agli uomini ] sta l’enorme bagaglio da cui un esercito così gigantesco qual è quello scaglionato oggi in Nord Africa deve essere sempre seguito. In quel bagaglio, in quelle innumeri casse, si annidano i più svariati organismi, […] miriadi di piccoli viventi che, liberati all’esterno, possono trovare un terreno favorevole e quindi dilagare, costituire ben presto altrettanti focolai di irradiazione futura. Focolai che non solo rappresentano un pericolo per l’uomo, ma che costituiscono altresì una grave minaccia per gli allevamenti e per le colture vegetali. […] Cosicché nel Nord Africa si sta apprestando una vera rivoluzione biologica, che lascerà tracce ben più profonde e durature di quelle che la guerra guerreggiata vi sta attualmente inferendo. […]
L’elemento che viene colpito per primo e che per primo rivelerà gli effetti di questo rivolgimento profondo è l’uomo, il quale è intaccato nelle sue due espressioni essenziali: psichica e somatica.
Tutto ciò che di più basso, di più volgare, di inferiore la razza bianca possiede affiora in un esercito così eterogeneo e raccogliticcio, quale è l’esercito anglo- americano e tutto ciò viene senza ritegno sciorinato innanzi alle genti di colore […] di guisa che le popolazioni di colore andranno radicalmente modificando la convinzione che è stata loro istillata della superiorità della razza europea; […] donde un capovolgimento di tutti i valori razziali e morali che avevano costituito il grande patrimonio delle nazioni colonizzatrici di fronte ai popoli colonizzati, donde la distruzione di una supremazia che era, ed è, la forza che permette di governare territori d’oltremare.
Luigi Benevelli
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