Così argomentava la risposta:
"Ogni società è costituita da quattro gruppi di persone. Un primo è rappresentato da uomini che per molte ragioni non hanno raggiunto il grado di evoluzione della razza alla quale appartengono; il secondo è costituito da tutti gli evoluti che danno la media della produttività e dell’efficienza di un paese; il terzo gruppo è formato da uomini di talento superiore che imprimono nuove rotte per le infinite direzioni dello scibile e dell’attività umana; il quarto, infine è costituito da gente che, pur avendo raggiunto il grado medio di evoluzione, perde il vantaggio di questo e degenera.
[…] Il valore di un paese o di una razza dipende dalla potenzialità del gruppo A (evoluti lavoratori) rispetto allo stesso gruppo di un’altra razza, e dal numero di quelli che compongono il gruppo B (talenti superiori). La previdenza deve mirare a sviluppare la capacità e il tono del gruppo A, che fornisce i componenti del gruppo B nei commerci, nelle industrie, nella scienza, in politica, ecc. […]
Un popolo non è fiacco perché il cranio dei suoi individui non ha una determinata forma; è fiacco perché il suo cervello non subì l’influenza dell’esercizio o di condizioni favorevoli al suo sviluppo (lavoro), o fu indebolito dai vizi, e dal lavoro esagerato, o fu disordinato dalle intossicazioni.
La mente si sviluppa nei popoli per virtù intrinseche allorquando si realizzano condizioni favorevoli. È bastato meno di mezzo secolo di preparazione al popolo giapponese per guadagnare un posto d’onore nel novero dei paesi civili. Si era affermato che la prevalente dolicocefalia dei popoli del bacino del mediterraneo, e tra essi quello dell’Italia meridionale, fosse segno d’inferiorità; ebbene, indipendentemente dal fatto che da noi prevale senza paragone la mesaticefalia, è bastato poco più di mezzo secolo di luce civile per illuminare la coscienza dell’Italia meridionale, la quale, trascurata per millenni dallo Stato, ed abbandonata con poche scuole, nella malaria, cammina verso i migliori destini con una insperata rapidità, per virtù intrinseca. La grande vittoria, nell’ultima guerra, a questa parte d’Italia maggiormente si deve, per intelletto dei comandanti e per coraggio dei militi.
Ogniqualvolta ricerchiamo le cause della decadenza e dei disastri economici e morali di un individuo, di una famiglia e di un paese, ed istituiamo un’indagine sulle circostanze che l’accompagnarono, troviamo, in più che i 2/3 dei casi, unica responsabile del disastro la fiacchezza spirituale. […]
A quella guisa che la vigoria feconda di un cervello scaturisce dal lavoro combinato delle cellule che lo compongono, così pure, un paese in cui il numero degli uomini che pensano e vogliono fortemente è scarso, e quello dei deboli è ancora troppo grande, e i gruppi che lo costituiscono, nella contesa, non s’incontrano verso la linea del fine comune indicato dagli alti ideali, è un paese che compromette il suo avvenire".
Mantova, 1 febbraio 2016
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