È notte di reperibilità e sono nella penombra al fioco lumicino che scrivo questi brevi pensieri. Matera è un piccolo gioiello. Paese di 60000 anime all'incirca racchiude nei suoi Sassi e nelle sue chiese rupestri i suoi Misteri.
Lavoro qui da circa otto mesi (con una breve pausa estiva per scadenza di contratto): sono stato “arruolato" dal mese di Dicembre fino a Giugno presso il reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale di Matera, centro di eccellenza del meridione per gli studi e le cure dell’autismo. Sono stato cooptato perché cercavano Neuropsichiatri Infantili o affini.
È stato inizialmente molto difficile proprio perché sostanzialmente all'oscuro della materia ma l'equipe di logopediste, psicologhe e psicomotriciste ha reso il cammino meno impervio. Quello dell’autismo è un vero e proprio “mare magnum" in cui ci si perde per la difficoltà diagnostica e soprattutto per le prognosi che in alcuni casi sono terribili, soprattutto per le forme “a basso funzionamento" ovvero “con compromissione intellettiva".
Non è per piaggeria o per “captatio benevolentiae" ma qui a Matera e in Basilicata si sente realmente in misura molto minore rispetto alle cliniche universitarie e agli ospedali “che contano" il peso dello stigma nei confronti dell'alterita’. Molto spesso si sa che il destino di un soggetto con autismo è difficile, impervio, proprio per la difficoltà nella costruzione delle relazioni intersoggettive e l’interesse per pochi temi fortemente particolareggiati. Ho trovato, nei sei mesi in NPI a Matera, un' equipe forte e motivata, un gruppo fatto di saggi e giovani interagenti per un fine comune, l'alleggerimento del peso dei fanciulli affetti e delle loro famiglie ferite. Molto spesso problematiche di tipo autistico (sottosoglia) o traumatologico nell'infanzia costituiscono un “pabulum" per lo sviluppo della psicopatologia dell'adulto. Ed ecco che da fine Agosto mi ritrovo “riarruolato” in trincea presso il reparto di Psichiatria e il Csm di Matera. Sono tuttora in fase di ambientamento tuttavia ho subito colto un grande contatto che la gente di questi luoghi ha con l'inconscio e come questo si manifesti in un pensiero magico e primitivo, non necessariamente scisso comportando psicosi schizofreniche e “degenerescence”. Vi sono molti quadri di depressioni maggiori con vissuti deliranti corporei di stampo cotardiano e deliri nichilistici con vissuti di indegnità, di colpa e di rovina. Questi vissuti presi singolarmente fanno si che questa gente sia molto più umile, generosa e discreta della ”gente di mare" laddove predominavano i quadri di importanti disturbi di personalità con doppia diagnosi e risvolti psicopatici e medico-legali importanti. L'osservazione è allo stato iniziale. Cercheremo di aggiornare la rubrica periodicamente.
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