Il benessere mentale è una componente essenziale della definizione di salute data dall'OMS. Una buona salute mentale consente agli individui di realizzare i propri obiettivi, di superare le difficoltà del quotidiano, di lavorare in maniera produttiva e di contribuire alla vita di comunità. Nonostante questa significativa importanza, nel mondo è ancora necessario un grande lavoro per garantire standard assistenziali anche solo accettabili. Non di rado l'accesso alle cure è problematico o impossibile, la qualità e l'appropriatezza alle cure erogate sono distanti dagli standard di qualità e da quanto suggerito dalle linee guida. I serizi risentono di scelte efinanziamenti non sempre coerenti con i bisogni espressi dai cittadini e le persone affette dai disturbi mentali sono vittime di discriminazioni, come pure a volte di vere e proprie violazioni dei diritti umani,
Queste considerazioni dell'OMS vengono spesso riferite a Paesi emergenti e/o a basso reddito ma quale è lo stato dei servizi di salute mentale in Europa, e in particolar modo in Italia valutandoli nella prospettiva del diritto non solo alla cura ma all'appropriatezza delle cure? Siamo sicuri che essi siano facilmente esigibili da tutti i cittadini? E quali scenari si aprono oggi, quando vengono meno le garanzie per le persone fragili e con basso potere contrattuale?
Parlare di diritti che mirano al ripristino delle condizioni di piena cittadinanza impone però un'inversione di paradigma che faccia uscire dalla confusione fra protezione sociale e riconoscimento dei diritti fondamentali, laddove piuttosto che riconoscere i diritti si considerano tali individui oggetti di protezione ponendoli in una logica di attesa assistenziale incompatibile con l'assenza della partecipazione attiva al dovere della propria cura.
Questo convegno si prefigge di affrontare questa tematica e di approfondire le aree in cui si declina il diritto alle cure e di accesso alla casa, al lavoro, ad una socialità soddisfacente in quanto determinanti di salute mentale.
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