Cerimonia di Inaugurazione
Grande accoglienza e partecipazione al XXXIX Congresso della SIN inauguratosi oggi a Napoli. Personaggi di spicco nel panorama della neurologia hanno "aperto le danze" con i calorosi auguri di benvenuto,ringraziamenti e saluti.
Dopo una breve introduzione del Presidente V. Bonavita,il Dott. Trobetti (Rettore dell'Universit� degli Studi di Napoli Federico II) ha sottolineato come quest'evento possa essere un'occasione per la citta' di ospitare un pubblico formato con la speranza che ognuno possa farsi messaggero della qualita' e non del degrado della terra.
A seguire, il Dott. V. Rossi (Rettore della Seconda Universit� degli Studi di Napoli) ringrazia per il lavoro di tutti i professionisti impiegati nelle universit�,sia dal punto di vista clinico che scientifico e la SIN per aver scelto Napoli. Il microfono viene passato cosi' dal Dott. V.Bonavita al Dott. Gennaro Ferrara,docente di economia aziendale nonche' Rettore dell'Universita' Parthenope che non presenta la facolt� di Medicina e Chirurgia ma quella di Scienze Motorie in cui egli stesso ha voluto fosse inserita la neurologia nel programma didattico; infatti nel suo eloquio dimostra quanto sia importante questa bellissima disciplina associata alle scienze motorie:"E' il movimento che consente al cervello di esplorare l'ambiente,e l'ambiente lascia una traccia nel cervello".
Non mancano i saluti ed i ringraziamenti da parte del Dott. Mazzocca (Facolta' di Ingegneria dell' Universita' degli Studi di Napoli Federico II e Assessore alla ricerca della regione Campania) alla giunta regionale e a tutti i partecipanti. A seguire il Dott.Ponticelli,(medico pediatra neonatologo e Assessore allo sport) porta il saluto del sindaco Rosa Russo Iervolino, dell'Amministazione Comunale di Napoli e ringrazia la SIN per la scelta della citta' e gli organizzatori per il superamento delle difficolt� cui vanno incontro nell'organizzazione di un congresso a livello nazionale. Mette inoltre in chiaro due aspetti molto importanti: quello scientifico,in quanto quest'evento rappresenta un'opportunita' di confronto,aggiornamento,perfezionamento (nazionale ed internazionale);e quello turistico, sottolineando che Napoli pur attraversando un momento difficile,rimane comunque una splendida citt� per l'aspetto culturale e paesaggistico. Proseguendo con la cerimonia,il Dott. Giovanni Persico (Preside della Facolta' di Medicina e Chirurgia dell'Universit� degli Studi di Napoli Federico II),dopo saluti e ringraziamenti,augura un buon soggiorno ed un proficuo lavoro a tutti ed il Dott. Del Rio (Preside della Facolta' di Medicina e Chirurgia della Seconda Universit� degli Studi di Napoli) ribadisce l'importanza di questo settimo congresso organizzato a Napoli.
La parola passa al Dott. Giorgio Bernardi,(Presidente del SIN) che fonda il suo eloquio ,oltre che su ringraziamenti vari, su elementi della Societ� di cui questo ed altri congressi portano il nome, documentando con dati quantitativi significativi specifici, come il numero degli iscritti sia cresciuto esponenzialmente di anno in anno ed evidenziando l'importanza del centenario che si festeggia inoltre in questa data. Infatti fu Leonardo Bianchi nel 1908 ad organizzare a Napoli il primo congresso nazionale della SIN.
Su questa linea continua anche il discorso del Dott. Gioacchino Tedeschi,(coordinatore e segretario della SIN) che,prima di saluti e ringraziamenti,riporta dettagliatamente il numero dei partecipanti aumentato nei vari congressi tenutisi in Italia negli anni passati come quello del 2002,del 1991 a Sorrento,del 2007 a Firenze ecc., e facendo notare che per questo evento gli iscritti sono 2150 e che hanno ricevuto 1200 contributi scientifici.
La conclusione,come anche l'apertura di questa cerimonia di inaugurazione,spetta al Dott. V.Bonavita che tutti hanno doverosamente e con riconoscenza ringraziato per il suo operato e per essere stato un punto di riferimento nel quadro della neurologia di Napoli dal punto di vista scientifico, didattico ed organizzativo. Dopo saluti e ringraziamenti al Consiglio Direttivo della SIN,il Presidente ha esordito riesumando una frase del celeberrimo Benedetto Croce con cui definisce la citt�:"Un paradiso abitato da diavoli" sottolineando quindi come Napoli possa essere splendida proprio perch� imperfetta ed esaltando l'importanza della stessa con la citazione di numerosi personaggi illustri che, dopo il primo congresso tenutosi nel 1908, hanno lasciato la loro citt� per trasferirsi definitivamente a Napoli. Il neurologo ha quindi concluso il suo discorso con un elogio al Dott. Bianchi, anticipando la sua storia e con un ringraziamento particolare alla "ConventurSiena",(la Segreteria Amministrativa del convegno) augurando un buon proseguimento di serata a tutti.
LETTURA MAGISTRALE
Per una storia della Neurologia a Napoli
V. Bonavita (Napoli)
Il Prof. Vincenzo Bonavita, neurologo di fama internazionale, grande conoscitore della biochimica, della neurochimica, instancabile nella ricerca clinica, inaugura il congresso con la prima Lettura Magistrale.
Bonavita, grazie alla sua arte oratoria ci porta indietro nel tempo e ci ricorda la storia della neurologia, della Societa' Italiana di Neurologia e Napoli.
La citta' di Napoli vanta un numero considerevole di luminari nel settore che hanno segnato la storia della neurologia, partendo da Domenico Cotugno, professore presso l'universita' di Napoli,il quale dimostro' l'esistenza del liquido cefalorachidiano,a Biagio Gioacchino Miraglia, fondatore della Societa' Freniatrica Italiana, al Premio Nobel Camillo Golgi,a Leonardo Bianchi, Presidente e fondatore della Societa' Italiana di Neurologia nel 1908, a V.M. Buscaino, esperto in chimica delle malattie mentali e molti altri.
La SIN, pero' ha origini pi� remote, in quanto nasce dalla Societ� di Freniatria fondata nel 1873. Fino ad allora quest'ultima comprendeva i cultori delle scienze neurologiche e psichiatriche e nei congressi di questa societa' si discutevano temi pertinenti ad entrambe le discipline. Ma, prima ancora, si deve risalire alla Societ� Frenopatica, le cui origini riportano la data del 2 giugno 1861, quando nel manicomio di Aversa, in occasione della festa nazionale, il Direttore del locale Reale Morotrofio, dottor Biagio Gioacchino Miraglia, fonda la Societa' Frenopatica Italiana. Egli, ricordando che gia' nel 1849 aveva espresso la necessita' di organizzare un'Accademia di Medicina Mentale, afferma che "I medici componenti la commissione medica pel morotrofio formeranno un'accademia scientifica dove si trattera' di psicologia, e specialmente di fisiologia e patologia del cervello, di anatomia comparata e patologica; lo scopo cui deve tendere questa nobile accademia e' quello di sollevare gl'infelici dal morbo che li flagella nell'intelletto. Questo morbo che si chiama pazzia non e' affezione subbiettiva dello spirito, come ancora da molti si crede, ma bens� di quell'organo per mezzo di cui esso svolge e manifesta le sue facolta'. Per lo che la terminazione medico psicologica o psichiatrica che comprende un impossibile concetto di modificazione morbosa dell'anima, dev'essere surrogata dal termine frenopatia che comprende e spiega il vero concetto della pazzia qual morbo o affezione del cervello. La Societa' Frenopatica Italiana inaugurata quest'oggi sorge da questo rinomato manicomio di Aversa, scuola del sapere per le malattie della mente, e raccoglier� nel suo seno cospicue celebrit� scientifiche italiane e straniere".
Lo statuto della Societa', approvato il 14 marzo 1862, afferma che la Societa' Frenopatica ha lo scopo di "…coltivare e far progredire lo studio dell'alienazione mentale e delle scienze affini" e che l'oggetto degli studi di tale societ� sono "l'anatomia, la fisiologia e patologia del cervello e del sistema nervoso, l'anatomia comparata, oggetto principale il perfezionamento della istituzione ed organizzazione dei manicomi e della giurisprudenza alienistica. I rendiconti delle riunioni della societa' saranno pubblicati sugli " Annali Frenopatici Italiani", giornale del Reale Morotrofio di Aversa e della Societ� Frenopatica Italiana, diretto dal prof. Miraglia.
Peraltro, nel 1872 la societ� fu' sciolta per carenza di soci. Nel numero del 26 settembre del 1873 nella rivista Archivio Italiano per le Malattie Nervose ritroviamo un invito, a firma dei dottori Andrea Verga e Serafino Biffi, in cui si chiede ai colleghi alienisti di partecipare al Congresso degli Scienziati, che si terr� a Roma dal 20 al 30 ottobre dello stesso anno. Il 26 ottobre 1873 la Societa' Freniatrica Italiana viene fondata a Roma. Anche altri freniatri, quali Miraglia, Biffi, Bonacossa, Sbertoli, Tamburini, che non sono intervenuti per cause di forza maggiore, concordano con la costituzione di una Societ� Freniatrica Italiana.
Verga propone la denominazione di "Societ� medico-psicologica", come hanno fatto i francesi, in modo da far partecipare anche i filosofi. Bonfigli ribatte che "Le malattie del sistema nervoso con alienazione mentale devono essere studiate e curate dai medici, e che una Societ� che si occupa dello studio di tali malattie deve essere essenzialmente composta di medici e non di filosofi".
Alla fine della discussione viene approvato lo Statuto organico della Societ� Freniatrica Italiana. I resoconti dei congressi e delle riunioni periodiche della societ� vengono pubblicati sulla rivista Archivio Italiano per le Malattie Nervose, e piu' particolarmente per le Alienazioni Mentali, organo ufficiale della societ� dal 1874. Nel 1892 per� la rivista, che era stata fondata da Verga, si fonde con la Rivista Sperimentale di Freniatria, altro giornale di psichiatria fondato a Reggio Emilia da Carlo Livi nel 1875.
Nel 1907 si giunge alla costituzione a Roma della Societa' Italiana di Neurologia e il primo Congresso si terr� l'anno successivo a Napoli.
Si pensi che ad oggi, la Societa' Italiana di Neurologia ha organizzato 39 convegni, di cui ben sette qui a Napoli. Particolare rilevanza per il VI Congresso si tiene a Napoli nel 1923 e assume "particolare solennit� la circostanza dove vengono tributate le onoranze a S.E. l'On. Senatore prof. Leonardo Bianchi per il suo ritiro dall'insegnamento per i limiti di eta'."
La ricerca clinica non deve mai perdere di vista cio' che e' stata la storia della neurologia e del contributo degli eccelsi ricercatori napoletani come l'orazione di Bonavita insegna e che la psichiatria e' quella branca metodologica dove si costruisce l'edificio della neurologia: "la psichiatria e' un capitolo della neurologia" (Leonardo Bianchi)
LETTURA MAGISTRALE
La decisione e la cura: radici mediche della "filosofia pratica" nel pensiero antico
F. De Sanctis (Napoli)
Il Prof. Di Filosofia del Diritto a Napoli e alla Sapienza, dopo i ringraziamenti a Bonavita esordisce smentendo il distacco netto tra la medicina e la filosofia. Infatti il pensiero antico vede molto vicini il pensiero filosofico a quello medico e tuttora il ritorno al sapere antico � molto presente. La filosofia odierna ha perso il carattere descrittivo e avalutativo di scienza. Oggi c'� una generale ripresa di attenzione alla riflessione filosofica, soprattutto per quanto concerne la prassi. La dizione "filosofia pratica" � stata adottata per la prima volta proprio da Aristotele, il quale, nel II libro della Metafisica-il famoso " alfa minuscolo", che qualcuno considera non autentico, ma che in realt� � solo estraneo alla serie originaria-, dichiara: "� giusto anche chiamare la filosofia scienza della verit�. Infatti della filosofia teoretica � fine la verit�, di quella pratica l'opera, poich� i [filosofi] pratici, anche se indagano il modo in cui stanno le cose, non studiano la causa di per se stessa, ma in relazione a qualcosa ed ora".
La filosofia pratica, dunque, ha in comune con quella teoretica il fatto di cercare la verit�, ossia la conoscenza di come stanno effettivamente le cose, e di cercare anche la causa di come esse stanno, ossia di essere scienza. La sua differenza rispetto alla filosofia teoretica � che per quest'ultima la verit� � fine a se stessa, mentre per la filosofia pratica la verit� non � il fine, ma � solo un mezzo in vista di altro, ossia dell'azione, la quale � sempre situata nel tempo presente, cio� non � qualcosa di gi� esistente, ma qualcosa che deve esser fatto ora. Mentre, insomma, la filosofia teoretica lascia, per cos� dire, le cose come stanno, aspirando solo a conoscere perch� stanno in un certo modo, la filosofia pratica, al contrario, cerca di instaurare un nuovo stato di cose, e cerca di conoscere il perch� del loro modo di essere solo al fine di cambiarlo.
La denominazione di "pratica" deriva dunque dall'oggetto di questa scienza, che � costituito dalle cose "praticabili", cio� dalle azioni, dalla "prassi", le quali hanno il loro principio nella scelta, cio� nella iniziativa dell'uomo, perci� non sono indipendenti come le sostanze naturali, oggetto della fisica, anche se queste ultime sono anch'esse secondo la forma, cio� conformi alla regola, soltanto "per lo pi�" (cio� non "sempre", come le realt� separate, ovvero immateriali, oggetto della matematica), esattamente come vedremo essere l'oggetto della filosofia pratica. L'azione, insomma, caratterizza la filosofia pratica sia come scopo che come oggetto, nel senso che l'unico settore della realt� in cui sia possibile, secondo Aristotele, cambiare lo stato delle cose, � quello costituito dalle azioni umane. In virt� di esso, infatti, la filosofia pratica � tutt'altro che " neutrale", " avalutativa", nei confronti della realt� (umana), ma al contrario essa ne giudica il valore, cio� valuta che cosa in essa � bene e che cosa � male, al fine di migliorarla. Nel fare questo, tuttavia, essa non rinuncia a conoscere la verit�, cio� ad essere scienza, ad accertare non solo come stanno le cose, ma anche quali ne sono le cause. E cos� Aristotele, distinguendo opportunamente i concetti e seguendo il proprio metodo didattico, ha scoperto innanzitutto che la vita umana � caratterizzabile attraverso l'�thos e la fr�nesis,� cio� quell'impronta data dall'abitudine e dall'educazione� che si riflette nella scelta responsabile e consapevole del meglio e del giusto, che orienta il comportamento nelle diverse situazioni. La fronesis � quindi la virtu' intesa come sintesi di esperienza,capacit� virtuosa di supporre un diaframma, la capacit� di contenere se e gli altri. E' una strategia terapeutica rispetto alla praxis.
Il sapere Aristotelico si divide in: sapere poietico = Il cui scopo sta nella produzione di oggetit materiali
sapere pratico = il cui scopo sta nel produrre comportamenti umani
sapere teorico = il cui scopo � quello di avere delle finait� conoscitive
Secondo il pensiero di De Sanctis il dialogico ippocratico che si fonda sull'anamnesi � un buon metodo. Infatti i caratteri di questo metodo sono Fondato sull'osservazione e l'esperienza; ricerca delle cause naturali; attenta raccolta dei dati;le deduzioni e le diagnosi derivavano soltanto ad fenomeni verificabili;l'uso di mezzi terapeutici naturali e razionali;la centralit� dell'individuo e l'approccio olistico;l'insegnamento al capezzale del malato. Ma qui sopravvive la lezione di Socrate. Se il socratismo comincia con Platone, Aristotele � il secondo grande socratico, e ha tentato di mostrare che qui tutto dipende da questo intreccio di �thos, di educazione e di abitudine che diventa come una seconda natura, un secondo "essere". � quello che intendiamo – pi� o meno – quando diciamo che uno ha "carattere",� oppure che ha "un suo essere", e con questo vogliamo appunto sostenere che qualcosa � entrato a far parte della sua natura grazie all'educazione, all'istruzione ricevuta, alle influenze sociali, ma anche (come oggi ben sappiamo) in larga misura, a causa della natura stessa, del patrimonio genetico. Tutto ci� rappresenta un presupposto affinch� si possieda un certo sapere, che non � per� lo stesso della scienza. Per la scienza non deve avere importanza il fatto che uno abbia certe inclinazioni e un altro ne abbia certe altre, che uno sia stato educato in un modo e un altro diversamente, che ci sia chi abbia un certo temperamento e chi ne mostri uno differente; tutto ci� � invece decisivo per la vita pratica e per l'azione consapevole, per sapere come comportarci di fronte a ci� che consideriamo giusto. Voglio dire, in definitiva, che Aristotele, nel tener fede all'eredit� socratica, e cio� ammettendo che non c'� solo imitazione, ma anche libera scelta� e responsabilit� consapevole, ha proposto, in realt�, quello che gi� era stato descritto, seppur con immagini mitiche, nella Repubblica di Platone: uno Stato nel quale non si pu� agire scorrettamente, e un sapere che governi questo Stato. La vita umana � queste due cose insieme: filosofia teoretica e filosofia pratica. E il divino sta in entrambe.
Il medico pur aver prescritto una terapia non pu� rimanere vincolato alla stessa ma renderla in continua evoluzione. Il metodo ippocratico � assunto da Platone come buona politica. I discorsi sono l'articolazione ordinata della lexis e l'elemento strutturale della prassi.
Riassumendo e concludendo,la capacit� di conoscenza del singolo uomo e' il saper far tesoro dei segni prognostici e l'essenziale capacit� di saper scegliere il momento giusto per agire in modo opportuno. Sapere,potere medico sono il culmine della filosofia pratica.
VALENTINA D'ORAZIO
GRAZIA TORELLA
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