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LA SOCIETA’ DELLA RETE: UNO SPOSTAMENTO VERSO LE ECOLOGIE COGNITIVE?

3 Nov 12

Di Mathew-Wall-Smith

 

Su gentile concessione dell'Autore, Mathew Wall-Smith, studente di Media, Communications and Literature presso la University of New South Wales, e di Edward Valauskas, Editore di First Monday, su cui e' stato pubblicato l'articolo per la prima volta (volume 7, numero 9, Settembre 2002) http://firstmonday.org/issues/issue7_9/wallsmith/index.html.

Traduzione a cura di Anna Fata.

 

Riassunto

Esaminando gli effetti psicodinamici della adozione della tecnologia della scrittura sulla conoscenza umana, possiamo valutare in modo logico e contestualizzare l’effetto potenziale della massificazione dei sistemi di informazione di rete sui nostri processi di pensiero giorno dopo giorno. L’identificazione della percezione congruente, parallela e differenziale tra lo scrivere e le tecnologie di rete richiede che il loro sviluppo venga considerato sopra e oltre i dettami e gli imperativi del capitalismo consumistico, richiede che Internet venga pensata in termini di infrastruttura pubblica, piuttosto che di capitale vendibile.

Sono state compiute grandi rivendicazioni per il potenziale rivoluzionario ed evolutivo di quelli che sono stati vagamente denominati Nuovi Media e, in modo particolare, Internet. Queste rivendicazioni si focalizzano inevitabilmente su termini nuovi e vaghi e su classificazioni che forniscono una accezione romantica al rigore intellettuale. Parole come ‘interattività’, ‘virtualità’ e ‘immersione’ suggeriscono parimenti la possibilità di liberarsi dal controllo tirannico della narrazione e della realtà. Estrapolate da pubblicazioni come la rivista Wired, queste rivendicazioni invocano l’immagine di futuri anticamente organizzati ed economizzati i cui cittadini, o, nel gergo di Negroponte/Wired, ‘Netizens’ [ 1] , non sono più incatenati al lavello della cucina della realtà. Secondo il sogno di Wired, le nostre vere identità saranno libere di subire tale punizione in un regno di informazione pura; cowboys dell’informazione che colonizzano la frontiera finale. L’ingente forza del desiderio, che tenta in continuazione di spingere prodotti e contenuti nuovi in un mercato dei nuovi media già saturo, incoraggia le fantasie immaginarie del tecno-romantico. Lo stato dell’arte dei contenuti o strumenti desiderabili dal consumatore, è accompagnato da una narrazione prescrittiva del determinismo tecnologico; Compra oggi per pensare e agire più velocemente, più economicamente, più chiaramente e più fortemente. Gli strumenti e il contenuto non hanno bisogno di maggiori funzioni, secondo le necessità del consumatore. Essi sono progettati per il collocamento sul mercato; la ridondanza diventa un componente del design; il software viene progettato per una compatibilità minima con le piattaforme concorrenti; le reti si chiudono e vengono progettate per limitare il movimento laterale e l’accesso ai dati. Questo lavoro propone che gli imperativi del mercato del capitalismo di consumo minacciano seriamente lo sviluppo di ciò che, potenzialmente, è il progresso innovatore nella comunicazione umana e nella tecnologia cognitiva, fin dalla ‘interiorizzazione della scrittura’ [ 2] . Lo sviluppo effettivo di Internet come uno spazio aperto, definito dall’utente, si dirige nella direzione contraria ai desideri dell’industria delle telecomunicazioni che, a sua volta, lo pone in contrapposizione con coloro che sono responsabili, al momento attuale, dello sviluppo delle sue infrastrutture. In risposta a questo interesse sembra prudente contestualizzare i punti di vista e le speculazioni, spesso utopistiche, dei teorici come Pierre Levy e Katherine Hayles in comunicazioni meta-narrative che si riferiscono alle opere di Ong, Deridda, McHale e Guattari e che si ergono come una alternativa a quella offerta dal capitalismo consumistico. Le tecnologie dei nuovi media presentano quello che è il maggiore spostamento nel discorso del soggetto umano. Esse offrono la possibilità di trascendere la soggettività restrittiva liberale che ha dominato l’ecologia cognitiva umana fin dalla ‘interiorizzazione’ della scrittura e lo sviluppo della epistemologia occidentale. Graham Meilke suggerisce, nel suo libro Future Active [3], che le possibilità insite in questo sviluppo si dirigano in direzione contraria agli interessi delle strutture del potere centralizzato, che dipendono dal mantenimento dello status quo, attraverso il controllo dell’informazione. Come ci ricorda Deridda, gli interessi delle strutture di potere (sociologico o epistemologico) si basano sulla continuità e sull’identità [4], che, a sua volta, si basano sulla illusione del gioco all’interno della ‘certezza rassicurante’ e della ‘immobilità fondamentale’ [5] del sistema. Le possibilità del cyberspazio e di Internet forniscono le infrastrutture tecnologiche tramite le quali trascendere questa stasi, proprio allo stesso modo in cui la scrittura ha liberato l’ecologia cognitiva umana dai vicoli ciechi della oralità.

In Orality and Literacy, Walter Ong descrive la percezione psicodinamica della transizione da una cultura essenzialmente orale ad una cultura in cui si era in grado di leggere e scrivere. Pubblicato nel 1982, Orality and Literacy precede lo sviluppo e la popolarizzazione dei sistemi di computer in rete. Secondo Ong, la calcolatrice tascabile fornisce un sinonimo adeguato del computer. Nonostante questo, Ong ebbe l’intuizione di mettere sullo stesso piano le reazioni tecnofobiche verso il computer con le preoccupazioni di Platone relative all’adozione della tecnologia della scrittura. Gli interessi di Platone sono meno rilevanti per questa discussione, rispetto al fatto che Ong, almeno in quel primo stadio, aveva iniziato a trovare associazioni tra la percezione psicodinamica dello scrivere e quella del lavorare al computer. Internet trasforma il ruolo principale del computer dalla computazione alla comunicazione. Il potere di computazione, a sua volta, ha la potenzialità di trasformare la comunicazione umana e, pertanto, secondo Ong, la consapevolezza umana. Esaminando le percezioni psicodinamiche della adozione della tecnologia della scrittura sulla conoscenza umana, possiamo valutare e contestualizzare in modo logico l’effetto potenziale della massificazione dei sistemi di informazione di rete sui nostri processi di pensiero quotidiani. L’identificazione di una percezione congruente, parallela e differenziale tra le tecnologie dello scrivere e della rete richiede, in effetti, che il loro sviluppo venga considerato al di sopra e oltre le prescrizioni e gli imperativi del capitalismo consumista, richiede che Internet venga pensato in termini di infrastruttura pubblica, piuttosto che di capitale vendibile [6].

Al fine di giustificare questa collocazione di Internet e del cyberspazio in termini di uno spostamento potenzialmente più ampio nella comunicazione e nella conoscenza umana, sembra prudente limitare la nostra attenzione agli effetti principali sollevati inizialmente da Ong ed estrapolati qui, al fine di contestualizzare le tecnologie dei nuovi media emergenti. Nel terzo capitolo di Orality and Literacy, Ong discute ‘Alcuni effetti psicodinamici dell’oralità’ [7]. Egli tratta l’impossibilità, all’interno di una cultura principalmente orale, di costruire una ‘serie complicata di asserzioni’ [8], senza la presenza di un interlocutore. ‘Il pensiero sostenuto nella cultura orale è legato alla comunicazione’ [9], ma, anche se una ‘lunga soluzione analitica potrebbe derivare’, dipenderebbe dallo sviluppo degli espedienti mnemonici, al fine di assicurare il suo richiamo in uno stadio successivo. In un capitolo successivo, Ong esamina il modo in cui ‘La scrittura ristruttura la consapevolezza’ [10]. Egli afferma che l’inizio della letteratura ha fornito l’imperativo, la responsabilità e un nuovo potenziale, affinché lo scrittore costruisse argomenti the ‘prevedessero con circospezione tutti i significati possibili che una affermazione può avere per ciascun possibile lettore in qualsiasi situazione possibile, e … utilizzassero il linguaggio per chiarire tutto di per se stesso’ [11]. La scrittura fornisce il potenziale per la circospezione a favore sia del lettore, sia dello scrittore; essa separa in modo efficace la parola dallo spazio e dal tempo e ‘colui che conosce da colui che viene conosciuto’ [12]. L’effetto, tuttavia, è doppio. Consente lo sviluppo di un archivio analiticamente rigoroso, attraverso l’utilizzo di una tecnologia che ottimizza il potenziale cognitivo del pensiero di un individuo. Tuttavia, rimuove anche l’imperativo di pensare in comunità, sradicando la dipendenza del pensiero sostenuto sulla comunicazione dialogica. La ‘linearità diffusa’ della modalità cognitiva basata sul leggere e lo scrivere e tutte le strutture sociologiche, psicologiche, culturali, politiche ed economiche che fanno sorgere come basi della conoscenza occidentale, dipendono dal limitare le possibilità multi-lineari inerenti nel gioco libero del linguaggio, che viene incoraggiato nella comunicazione dialogica. Pertanto, la scrittura, come una ecologia cognitiva ‘interiorizzata’, fornisce la base per lo sviluppo di una consapevolezza di sé e riflessività senza precedenti. La soggettività promuove una ridondanza apparente del pensiero comune e precede la ‘immobilità fondamentale’ e la ‘certezza rassicurante’ a cui si riferisce Deridda in Structure Sign and Play nel Discorse of the Human Sciences [13] e rappresenta uno spostamento fondamentale nel discorso del soggetto umano.

Internet, il cyberspazio e le tecnologie correlate possono rappresentare il successivo maggiore spostamento riguardo la conoscenza umana, seguendo la ‘interiorizzazione della scrittura’. Questo sviluppo dipende da almeno due altre fondamentali transizioni culturali. In primo luogo, ci deve essere un nuovo spostamento nel discorso del soggetto umano, ciò che Hayles chiama la ‘messa in pericolo della soggettività esterna’ [14] e a cui Guattari si riferisce come sviluppo di una "soggettività dell’esterno degli ampi spazi aperti …lungi dall’essere timorosi della finitezza" [15]. In secondo luogo, ci deve essere un allontanamento dalla ‘linearità diffusa’ della modalità cognitiva del leggere e scrivere ed il riconoscimento della matrice rizomatica da cui la mente (auto) consapevole, con una inclinazione verso lo scopo predefinito, traccia un arco di eventi correlati in modo causale [16]. Questi due cambiamenti sono fondamentalmente correlati su ciò su cui si focalizzano gli strutturalisti, sulla funzione della epistemologia che conduce direttamente al post strutturalismo ontologico dominante [17]. La difesa della conoscenza esposta è, quindi, la prima linea di difesa per una implicata ‘soggettività liberale messa in pericolo’ [18]. Guattari, come citato sopra, si riferisce ad una ecologia orale, piuttosto che di rete. Con questo in mente, possiamo estrapolare la teoria di Ong che la forma scritta rappresenta la separazione della parola dal tempo e dallo spazio e del ‘conoscitore dal conosciuto’ [19], al fine di suggerire che Internet rappresenta la separazione della espressione, del rispondente e del presente in uno spazio di conoscenza intersoggettiva, dal tempo reale e dallo spazio geografico. Nel cyberspazio tutti i benefici strutturali della conoscenza del leggere e dello scrivere possono essere combinati con la inter-soggettività della modalità cognitiva orale, mentre forniscono la libertà della pluralità inerente il linguaggio e l’oralità dalla statica ‘serratura tirannica’ del ‘campo visivo’ stampato [20]. E’ importante riconoscere che questa ‘serratura tirannica’ è stata interiorizzata nella ecologia cognitiva e, a sua volta, ha formato le basi per lo sviluppo della soggettività umanistica liberale. Questa posa omeostatica e difesa coordinata tra la linearità statica e la soggettività liberale rappresentano lo ‘spostamento metaforico’ che serve come base per la ‘immobilità fondamentale e per la certezza rassicurante’ di Deridda [21] e illumina anche che Ong vi si riferisca come ‘prevenzione del leggere e dello scrivere’ [22], i suoi scopi predeterminati e strategicamente lineari. La soddisfazione del potenziale della conoscenza distribuita nel cyberspazio dipende sia dalla realizzazione che i discorsi suddetti sono restrittivi, sia dalla volontà di utilizzare il potenziale congruente della tecnologia per trascendere quelle restrizioni.

Mentre la trascendenza dalle strutture restrittive e mutuamente rinforzatisi della soggettività liberale e la narrativa/meta-narrativa lineare viene suggerita dalla ‘infrastruttura tecnica’ [23] dello spazio della rete, è importante notare che il desiderio e l’impeto di andare oltre queste strutture non sono dipesi dallo sviluppo di quella tecnologia. La nostra consapevolezza non è essere ‘ricostruiti’ da Internet. La Rete è stata sviluppata durante un periodo in cui il terreno ontologico della soggettività liberale è stata cronicamente minacciata. La non linearità del medium, l’accesso casuale all’infrastruttura sembrano particolarmente utili per una cultura che ha esposto i suoi legami ontologici e le strutture sociologiche come aventi il suo potenziale cognitivo limitato. Esponendo la ‘strutturalità della struttura’ [24] e affermando che ‘ogni cosa diventa discorso’ [25], Deridda reclama la possibilità di influenzare il cambiamento tramite il linguaggio. Il linguaggio e la realtà sociale diventano così mutuamente influenti ed il nostro futuro diventa, in parte, un prodotto delle modalità in cui decidiamo di percepirlo e di proiettarlo. Il linguaggio e la narrazione nell’ambiente post-strutturalista diventano veicoli per una proiezione eterogenea riconosciuta delle soggettività multiple. Questa è una soggettività plurale che non può più essere funzionalmente rappresentata nella ‘serratura tirannica’ della ‘linearità diffusa’ [26], che si adopera per limitare la possibilità, il dialogo e il gioco. Se il soggetto liberale è un costrutto del linguaggio, allora si erge per dare ragione del fatto che il soggetto, quell’’Io’, può essere proiettato e percepito in uno spazio narrativo inter-soggettivo. Il post-strutturalismo serve per destabilizzare la soggettività radicale, la cui ansia relativa alla continuità della identità rifiuta la possibilità della conoscenza distribuita. Brian McHale, nel suo libro Postmodern Fiction, identifica le strategie tramite le quali la finzione postmoderna ha esteso i racconti lineari per esplorare queste nozioni di non-linearità e di soggetto decentrato, rimosso dallo spazio e dal tempo [27]. McHale orienta la nostra attenzione verso la potenzialità che la narrazione ci fornisce per ‘creare ontologia in una tazza di the’ [28]. Internet ci consente di assumere questo progetto, lo sviluppo di una conoscenza post-ontologica [29] oltre i vincoli lineari e ontologici a cui la sperimentazione narrativa postmoderna alludeva, ma non poté fornire. Internet può essere vista come lo spazio logico per lo sviluppo della tematica poststrutturalista, fornendo l’infrastruttura tecnologica, che consente l’implementazione pratica delle strutture che attualizzano "il modo di pensare e di essere nel mondo completamente nuovo" del postmodernismo [30]. Il cyberspazio consente alle "comunità de-localizzate di interagire in uno scenario mobile di significato" [31].

Nei paragrafi precedenti ho tentato di classificare Internet come lo spazio logico per lo sviluppo di una ecologia collettiva, non-lineare che si erge come uno sviluppo delle ecologie cognitive che la precedono e le soggettività a cui hanno dato origine. Internet, e, più in generale, il cyberspazio, come attualmente si presenta, tuttavia, è caotica e non strutturata. Numerosi esponenti, incluso Graham Meikle, nel suo libro Future Active, sostengono questo come una virtù fondamentale necessaria di difesa vigile. Meilke espone i benefici della forma continuamente ‘non finita’ dei media. Lo stile dell’attivismo dei media a cui si riferisce, raramente va oltre il definirsi in termini di opposizione al dominio di Internet da parte di quegli stati e entità capitaliste che sosterrebbero la restrizione dei flussi dell’informazione. Possiamo vedere gli effetti che queste forze oppositive simili hanno avuto nello sviluppo della radiodiffusione. Organizzazione comunitarie sotto-finanziate sia nella televisione, sia nella radio, con infrastrutture ridotte, disperatamente alla ricerca di sostegno da una minoranza locale, spesso focalizzate sullo sviluppo di contenuto limitato per quelli esclusi dal flusso principale di radiodiffusione. Queste voci ostracizzate e marginali parlano raramente alla corrente principale e, unite alla voce dello stato (la radiodiffusione pubblica), si ergono semplicemente come una scusa per un media rappresentativo. Internet minaccia di svilupparsi in un modo simile, nel momento in cui i fornitori di contenuto tradizionale collocano i cavi a banda larga che servono come ‘accesso casuale’ su una base di ‘pay-per view’ per materiale trasmesso ad elevata risoluzione. Il potenziale di Internet di fornire uno spazio dinamico, dialogico di informazione, una "infrastruttura tecnica per una mente collettiva di comunità viventi" [32] viene, in questa visione distopica, venduto per diventare una discarica di spazzatura per i media tradizionali non più utilizzati [33]. Mentre la larghezza della banda di Internet viene ristretta ai migliori offerenti, le grida delle comunità marginali, con minuscole voci, al confronto, mettono in scena occasionali ‘cyber sit-in’, senza ottenere nulla, ma ottenendo come conseguenza la soppressione continuata e la marginalizzazione delle loro posizioni. Se la cyber-utopia di Levy accresce lo ‘spazio della conoscenza’ [34], si deve capire che non si verificherà facendo crollare occasionalmente un server corporativo.

I nuovi media progressivi dovranno lavorare se verranno adottati con successo. Per questo, per rivendicare una posizione culturale che sia difendibile al cospetto di imperativi economici, il modello dovrebbe, quindi, fare appello ai bisogni e ai desideri del pubblico. Piuttosto semplicemente, gli sviluppatori/gli attivisti/gli artisti/ e i teorici hanno bisogno di sviluppare modelli nuovi e produttivi per ecologie cognitive di rete. Abbiamo bisogno di rendere Internet, così come si erge come uno scenario indispensabile di innovazione al punto in cui diventa un componente importante della infrastruttura pubblica. L’imperativo, al cospetto di un pubblico cullato in uno stupore desideroso dei meccanismi della cultura del consumo, consiste nel porsi non in opposizione, come un consumatore critico, ma come partecipe attivo alla costruzione dei nuovi modelli catalitici per la conoscenza distribuita. Come Futurefarmers Collective suggerisce tra le righe e questi sviluppatori all’avanguardia della comunità innovativa e dei modelli cognitivi del Web, noi dobbiamo mirare a ‘coltivare la consapevolezza’ ‘coltivando il futuro’ [35]. Levy riconosce che le sue teorie mirano ad un punto distante in cui l’interiorizzazione delle ecologie di rete non lineari è stata pienamente realizzata [36]. Allo stesso tempo, Levy è ansioso di sottolineare che noi funzioniamo già come una intelligenza distribuita. Nessuna persona può sapere ogni cosa e noi ci affidiamo alla nostra comunità per fornire l’accesso alle persone che possiedono conoscenze specifiche e dettagliate di un argomento particolare. Le comunità formano e sviluppano reti intricate di conoscenza che, a loro volta, funzionano come soggettività distinte e collettive, "neuroni di una iper-corteccia planetaria" [37]. Le tecnologie dei nuovi media forniscono un incremento concreto alla velocità e all’economia su cui tali centri di conoscenza possono agire. Essi non hanno più bisogno di incontrarsi una volta alla settimana in distretti separati e possono connettersi ad una rete collettiva, centrata possibilmente sulla tecnologia, semplice come un sito Web e un Web log, che fornisce loro un ‘contenuto condiviso’ [38]. Internet fornisce già la formazione di "ampi gruppi geograficamente dispersi, con strumenti per costruire in modo cooperativo un contesto condivido".

Il sito Web Sydney Independent Media Centre [39] e la rete internazionale associata di siti di cui è parte, sono un esempio interessante di una forma che non si verifica nello spostarsi oltre la linearità e l’ontologia della conoscenza del leggere e dello scrivere (in questo caso semplicemente). Il sito basato su Sydney non fornisce un contesto condiviso, l’unica cosa che le sue voci disparate sembrano condividere è il desiderio di avere diffuse là le voci individuali in uno spazio pubblico. Come sviluppatori di spazio cognitivo, non dobbiamo essere limitati a tali modelli, che hanno luogo nel cyberspazio, semplicemente perché sono stati privati dell’accesso alle alternative di diffusione dei media tradizionali. Per questa ragione, Indymedia, mentre fornisce un buon esempio di attivismo nel mondo reale, non fornisce un modello saliente per i nuovi media. Su Indymedia la presenza di un ‘interlocutore’ che risponde non viene valutata come una voce produttiva. Un modo efficace per stimare l’importanza del dialogo all’interno della comunità di Internet, per valutare tale valore come un ambiente cognitivo produttivo, potrebbe essere bene contare il numero di domande che sono state rivolte, in opposizione al numero di affermazioni che sono state diffuse. Tale ricerca potrebbe rappresentare un modo per valutare quanto la ‘espressione liberata dal tempo e dallo spazio’, a cui mi sono riferito come maggiore sviluppo nella ecologia cognitiva umana, viene realmente valutata sulla base di un sito individuale. Potrebbe fornire anche una misura della funzionalità dei formati delle diverse comunità basate sul Web. Quanto spesso le persone aspettano o desiderano una risposta?

Ci sono alcuni modelli importanti accessibili attualmente su Internet che sono degni di sviluppo come modelli di intelligenza distribuita. Il motore di ricerca Xrefer (presso www.xrefer.com) offre la possibilità di cercare il testo completo di oltre 100 titoli di riferimento. Poi fornisce i risultati della ricerca con tutti i collegamenti ipertestuali etimologici e contestuali offerti secondo le parole chiave. Mentre questo sito è commerciale ed è indefinitamente compatibile con la ‘Versione 2 Internet’ [40] di Meikle, fornisce un modello interessante. Il sito naturalmente descrive il potere dell’accesso dinamico e in tempo reale ai dati intercorrelati. I dati del vecchio mondo di riferimento della biblioteca diventano, presso Xrefer, una banca di memoria dinamica che fornisce la connessione di un "processore analogico altamente complesso che include componenti sensoriali, consci e inconsci", il cervello umano, con "immagazzinamento massiccio e abilità combinatorie, rapido recupero e replicazione affidabile della macchina" [41]. In questo contesto è possibile vedere il grado in cui Internet e il cyberspazio rappresentano un paradigma di cambiamento nel ‘discorso del soggetto umano’. L’individuo diventa un nodo neurale nello spazio cognitivo che assomiglia ad un cervello umano con una memoria collettiva e dinamica capace di associazioni laterali. Invece di richiedere conformità, questo modello valorizza la differenza produttiva in ciascun nodo soggettivo come una ri-contestualizzazione valida e informativa della intera conoscenza.

Anche due siti prodotti da Futurefarmers Collective [42] forniscono modelli informativi per la conoscenza distribuita online. Il primo è ora ben riconosciuto come un modello innovativo. Il progetto They Rule [43] mostra il potenziale insito nella informazione di connessione in due modi, per giungere ad una comprensione più chiara di un argomento particolare, in questo caso il monopolio e l’influsso delle elite economiche. In questo modello noi troviamo il valore di un progetto che si focalizza su "le associazioni che legano le [disparate, de-localizzate] parti in unità interattive" [44] e la sensazione combinatoria della simbiosi dinamica di uomo, macchina e informazione. Un altro sito progettato da Futurefarmers Collective è il progetto Communiculture [45]. Communiculture viene descritto come "uno strumento sperimentale per le comunità" [46]. I progetti di Futurefarmers tentano di facilitare l’interazione funzionale a favore dell’utente, assicurando che sia libero di produrre nuovi contesti per l’informazione, che viene immagazzinata in un database in evoluzione dinamica che la più ampia comunità Communiculture continua ad incrementare. Entrambi i progetti, They Rule e Communiculture, si basano sulla premessa del mantra cardinale anti-consumatore ‘produttore non consumatore’. Essi tentano di fornire modelli che rafforzano l’utente come agente attivo nello spazio della informazione. Con Communiculture, Futurefarmers applica questa formula allo sviluppo delle comunità del Web. Gli avatars unici per ciascun utente rappresentano la loro presenza registrata su continuum semplici e riduttivi che vengono espressi geograficamente. Communiculture risponde semplicemente a due domande per le persone che desiderano interagire in una comunità: Chi è interessato alla questione X e dove si trova (letteralmente) tale questione? Se io entrassi in un continuum, potrei trovare che il mio avatar è in gruppo con una piccola minoranza della comunità intera. Potrei poi vedere che quella minoranza ha risposto ad altre questioni e, se lo desiderassi, li potrei contattare via e-mail, con il link fornito. Communiculture fornisce un esperimento nello sviluppo di ciò che Levy potrebbe chiamare una ‘mappa cinematografica’ [47] di una comunità dispersa, o di una comunità potenziale. Essa inizia lo sviluppo degli spazi della conoscenza introno a questioni particolari.

In conclusione, sembra certo presumere che nel futuro ci sarà uno spazio Internet aperto, libero dai dettami dell’imperialismo economico del capitalismo consumista. Lo spazio di mercato capitalistico è eccessivamente disorganizzato e lineare nel suo assetto cognitivo per dare conto in modo efficace della eterogeneità dell’ambiente Internet a cui ha consentito erroneamente di prosperare. Il borseggio degli interessi competitivi di mercato continua a fornire gioco e, pertanto, spazio cognitivo, all’interno della infrastruttura, e la battaglia per vincere i mezzi per produrre, così come per consumare come professionisti Internet, noi possediamo alcuni elementi marginali di potere. Al momento, questi fattori ratificano la rassicurazione che Internet tratta "tale interferenza come danno e [farà] rotta intorno ad essi" [48]. Fino ad un certo punto, questo sarà il caso. Ci sarà lo spazio e l’infrastruttura (forse fuori moda e proibitivamente lenti) per l’esistenza di una controcultura di Internet. Il libro di Meilke, Future Active, termina con questa condizione, citando l’affermazione di Geert Lovink, che "presto la rete sarà un mezzo di comunicazione di massa chiuso … ma c’è ancora tempo sufficiente" [49]. Posizionando Internet come mezzo di comunicazione di massa complementare per un cambiamento nel discorso del soggetto umano, un concetto che, in simbiosi con la tecnologia, fornisce, per la loro reciproca posa e la possibilità di una intelligenza collettiva, questo saggio richiede che il ‘tempo sufficiente’ di Lovink venga utilizzato saggiamente. I pali di sostegno sono alti, non perché il capitalismo possa togliere l’evoluzione della conoscenza umana (che è inevitabile), ma perché può, e secondo Lovink e Meikle potrà, impedire il suo sviluppo nel e per il futuro immediato. Se il meta-resoconto presentato qui ha una qualche verità, allora è concepibile che, tramite strumenti di sviluppo, racconti e algoritmi, noi possiamo espandere le ‘qualità e le azioni possibili’, fornendo spazi cognitivi plurali, oltre la narrazione oppressiva e monolitica del razionalismo economico [50]. Il ‘tempo ancora sufficiente’ non dovrebbe essere sprecato mettendosi in opposizione come consumatori critici, ma sviluppando modelli funzionali per ecologie cognitive di rete che, attraverso le possibilità insite nel loro progetto, sovvertano qualsiasi tentativo di soppressione. Nel tempo libero noi dovremmo rimanere anche politicamente attivi a livello locale. Abbiamo una responsabilità di assicurare che i nostri governi rappresentativi servano i nostri migliori interessi e difendano i nostri diritti nei confronti delle infrastrutture della comunicazioni pubbliche, inclusa, forse, ancora più importante, la rete a banda larga.

 

Note

1. N. Negroponte, 1996. Being Digital. Rydlemere: Hodder Headline.

2. W.J. Ong, 1982. Orality and Literacy. London: Methuen, p. 81.

3. G. Meilke, 2002. Future Active: Media Activism and the Internet. Sydney: Pluto Press.

4. M. Toolan, 1988. "Language and Affective Communication in Some Contemporary Irish Writers," In: M. Kenneally (editore). Cultural Contexts and Literary Idioms. Gerrards Cross, Buckinghamshire: Colin Smythe, pp. 138-153.

5. J. Derrida, 1978. Writing and Difference. London: Routledge, p. 352.

6. Dichiaro apertamente la mia affermazione ideologicamente fondata che l’infrastruttura pubblica viene lasciata in modo più appropriato nelle mani del pubblico.

7. W.J. Ong, 1982. Orality and Literacy. London: Methuen, pp. 31-77.

8. W.J. Ong, 1982. Orality and Literacy. London: Methuen, p. 34.

9. Ibid., p.34.

10. Ibid., pp. 78-116.

11. W.J. Ong, 1982. Orality and Literacy. London: Methuen, p. 34.

12. Ibid. p. 10.

13. J. Derrida, 1978. Writing and Difference. London: Routledge, p. 352.

14. N.K. Hayles, 1999. How We Became Posthuman. Chicago: University of Chicago Press, p. 84.

15. F. Guattari, 1995. Chaosmosis: An Ethico-aesthetic Paradigm. Tradotto da P. Bains and J. Pefanis. Bloomington: Indiana University Press, p. 91.

16. Hayles, op.cit., p. 78.

17. B. McHale, 1987. Postmodernist Fiction. London: Methuen, pp. 3-12.

18. Hayles, op.cit., p. 352.

19. W.J. Ong, op.cit., p. 44.

20. W.J. Ong, op.cit., p. 12.

21. J. Derrida, 1978. Writing and Difference. London: Routledge, pp. 351-377.

22. W.J. Ong, 1982. Orality and Literacy. London: Methuen, p. 12.

23. P. Levy, 2001. "Collective Intelligence" estratto, In: D. Trend, (editore). Reading Digital Culture. Malden, Mass.: Blackwell, p. 257.

24. J. Derrida, op.cit., p. 352.

25. J. Derrida, op.cit., p. 354.

26. W.J. Ong, op.cit., p. 40.

27. B. McHale, op.cit., pp. 26-36.

28. Ibid., p. 25.

29. P. Weibel, 1996. "The World as Interface," In: T. Druckery (editore). Electronic Culture. New York, Aperture; ristampato in MDCM3102 Digital Aesthetics Course Reader, p. 115.

30. F. Jameson, 1991. Postmodernism, or, The Cultural Logic of Late Capitalism. Durham: Duke University Press, p. 56.

31. P. Levy, 1999. Collective Intelligence. Tradotto da R. Bononno. Cambridge, Mass.: Perseus Books, p. 14.

32. P. Levy, 2001. "Collective Intelligence" estratto, In: D. Trend (editore). Reading Digital Culture. Malden, Mass.: Blackwell, p. 257.

33. G. Lovink, 2002. "Rewriting/rewiring the world: The Internet as a space for new transnational writings," Presentazione al Writers's Festival di Sydney, 30 Maggio 2002, Bangarra Dance Theater, Syndney.

34. P. Levy, 1998. Becoming Virtual: Reality in the Digital Age. Tradotto da R. Bononno. New York, Plenum, p. 138.

35. The Futurefarmers Collective, presso http://www.futurefarmers.com, visitato il 10/06/02.

36. P. Levy, 2001. "Collective Intelligence" extract, In: D. Trend (editore). Reading Digital Culture. Malden, Mass.: Blackwell, pp. 245-251.

37. P. Levy, 1998. Becoming Virtual: Reality in the Digital Age. Tradotto da R. Bononno. New York, Plenum., p. 122.

38. Ibid. p. 141.

39. Independent Media Centre Sydney, Indymedia, presso http://sydney.indymedia.org/IndyMedia, visitato il 10 Giugno 2002.

40. G. Meilke, 2002. Future Active: Media Activism and the Internet. Sydney: Pluto Press, p. 9.

41. K.N. Hayles, 2001. "The Seductions of Cyberspace," In: D. Trend, (editore). Reading Digital Culture. Malden, Mass.: Blackwell, p. 309.

42. The Futurefarmers Collective, presso http://www.futurefarmers.com, visitato il 10 Giugno 2002.

43. A. Franceschini e J. On, "They Rule," http://www.theyrule.net, visitato il 10 Giugno 2002.

44. N.K. Hayles, 1999. How We Became Posthuman. Chicago: University of Chicago Press, p. 78.

45. A. Franceschini and J. On, "Communiculture," http://www.communiculture.org, visitato il 10 Giugno 2002.

46. The Futurefarmers Collective, "Stimuli for Wonder," http://www.futurefarmers.com/stimuli/index.html.

47. P. Levy, 2001. "Collective Intelligence" extract, In: D. Trend (editore). Reading Digital Culture. Malden, Mass.: Blackwell, pp. 206-207.

48. G. Meilke, 2002. Future Active: Media Activism and the Internet. Sydney: Pluto Press, p. 173.

49. Ibid. p. 176.

50. P. Levy, 2001. "Collective Intelligence" extract, In: D. Trend (editore). Reading Digital Culture. Malden, Mass.: Blackwell, p. 186.

 

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