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Matti da slegare. Memorie di un’utopia

3 Ott 12

Di riccardopierodalleluche

Tra le moltissime iniziative per il ventennale della 180 – più o meno retoriche, sentite o opportunistiche, come tutte le commemorazioni- va segnalato il numero monografico della rivista contro tempo, che con grande intelligenza estende questa ricorrenza al decennio che la precedette, cioè alle variegate esperienze e pratiche della cultura sessantottina rivolte, tuttea trovare le motivazioni e i modi per eliminare (oggi si direbbe ridurre) le differenze interpersonali, e con rigore etico ricerca le effettive realtà sopravvissute a quelle utopie. Nonostante le varie derivazioni dei contributi (dalla psichiatria democratica a quella fenomenologica, alla psicoanalisi ortodossa a quelle alternative, dalla etnologia alla sociopolitica, al cinema della psico(pato)logia ) il volume si offre come un corpus compatto nel quale si respira una comune matrice affettiva, una comune volontà di ritrovare, nelle trasformazioni intervenute, un tempo forse non del tutto perduto.

Tra i molti contributi, tutti di grande lucidità e chiarezza (tanto da far pensare a quanta intelligenza abbiano attratto quelle utopie) si devono indicare una recente intervista a Ronald Laing, che sarebbe dovuta confluire in una biografia mai scritta per la sua prematura scomparsa, la lucida analisi sul presente ed il futuro della istituzione psicoanalitica di Giangaetano Bartolomei, l'analisi del percorso psicopolitico del cinema di Bellocchio di Sandro Bernardi, la splendida attualizzazione psicostorica soggettiva della vicenda di Lotta Continua di Nicola Spinosi; ed ancora, i manifesti delle psichiatrie post-basagliane di Sergio Piro, Piero Coppo e Eugenio Borgna.

Nel procedere dell'avvincente lettura mi è sembrato di capire che tutti questi scritti non sono che il frutto ed il mezzo per l'elaborazione di vari lutti regionali (politici, psicologici, sociologici etc.), ma in fondo dell'unico lutto fondamentale: quello di chi ha strenuamente perseguito il progetto di poter annullare le diversità, le disuguaglianze tra gli uomini. Il sessantotto e le sue ramificazioni si offrono al nostro sguardo memore e distanziato come una replica della rivoluzione francese, ed il lutto per il suo fallimento come quello per il riconoscimento dell'impotenza della ragione rispetto al determinismo, biologico o storico-politico che sia.

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