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IL “FENOMENO” FUSARO E IL NARCISISMO PATOLOGICO: L’ “EXEMPLUM” DI UN’EPOCA.

18 Lug 18

Di
 “Voi che siete saggi e pieni di un’alta e profonda scienza
Voi che concepite e sapete
Come, dove e quando tutto s’unisce
…Voi, grandi saggi, ditemi che cosa succede
Mostratemi che è accaduto di me
Mostratemi dove, come e quando
Perché simile cosa mi è toccata

(G.A. Burger citato da Schopenhauer)
 
Da dove proviene questa smisurata impazienza che fa oggi dell’uomo un delinquente (…) i tre quarti della più elevata società si danno alla frode organizzata e hanno da sopportare la malcoscienza della borsa e della speculazione: che cos’è che li spinge? A perseguitarli, giorno e notte, non è la necessità vera e propria (…) ma una terribile impazienza (…) nonché un piacere e un amore altrettanto terribili per il denaro accumulato. In questa impazienza e in questo amore viene però nuovamente in luce quel fanatismo della libidine di potenza che un tempo era stato acceso dalla fede di essere in possesso della verità, e che aveva nomi così belli da far sì che si potesse osare di essere con buona coscienza inumani (bruciare ebrei, eretici e buoni libri, e devastare intere culture superiori come quelle del Perù e del Messico). Gli strumenti della libidine di potenza si sono trasformati, ma è ancor sempre in fiamme lo stesso vulcano, l’impazienza e lo smisurato amore vogliono le loro vittime: e quel che si faceva un tempo “per amor d’Iddio”, lo si fa oggi per amor del denaro, cioè per amore di ciò che oggi dà sentimento di potenza e buona coscienza al massimo grado
(F. Nieztsche, Aurora e Frammenti Postumi (1879- 81))  
 
Da dove ti nasce ed apprendesti questo rispetto (se non indefinito "amore") anti-greco per la disarmonia, l'imperfezione, le brutture, gli squallori, le amenità che caratterizzano il mondo che ti circonda?-
-Dal viaggio e dall'immersione sic et simpliciter "nelle cose stesse", mio caro, e dal totale inondamento subito dallo zeitgeist.
– Tu, esploratore di mondi, ricercatore di verità, dove hai riposto lo scrigno della kalocagathia greca e della virtù latina nel quale sin da bimbo imberbe ti nutrivi?
– E' sempre lì, nel mio cuore, da cui zampilla ardentemente a tratti concedendosi all'estasi, ma la mia costituzione personologica ed il mio lavoro- che amo più di me stesso- mi hanno insegnato che lo sviluppo di un senso antiestetico è necessario, sia nella visione dei quadri psicopatologici che nelle relazioni umane "sane".
Ogni uomo è un capolavoro- spirito, uomo, animale- e nell'intreccio di queste componenti si giunge alla creazione e quindi alla fruizione del sublime. Pasolini e Visconti in me possono convivere ed intrecciarsi ai mondi orrorifici e surreali di Browning e di Murnau, ed è indubitabile che la costruzione neoplatonica ed esteticamente intonsa del Gesù di Zeffirelli sia inenarrabilmente più "kitsch" della potenza espressiva e spirituale del Vangelo secondo Matteo o di Teorema di Pasolini.
– Ma tu chi sei realmente?
– Io sono un terribile capolavoro- uno come tanti altri milioni- uno di quelli che questa folle e disumana società ha creato; amo osservare esteticamente e "paticamente" gli altri milioni di "simulacri" (perché anche le copie- ahimè per loro- lo sono)- io vedo il mio microcosmo ed il mondo nell'insieme- ed il mio lavoro mi obbliga ed impone un avvicinamento artistico ed estetico a Munch, Botero, Arcimboldo, Van Gogh, Böcklin, Caravaggio (sono quelle le realtà con cui ho quotidianamente a che fare) e a riporre nello scrignetto per i miei pochissimi momenti liberi l'Atene del V sec. a. C. ed il Rinascimento. L'armonia e l'ordine sono nei "paradisi"; la vita s'intreccia- ahimè- indissolubilmente con il male e con la morte. Io ho imparato a conviverci e a guardarla negli occhi senza alcuna paura..
.”
(N.M. Ardito, 2014)
 
L’effetto comico è tanto più stupefacente, l’arte del vignettista è tanto più compiuta, quanto più esattamente queste due immagini, quella di una persona e quella di un meccanismo, si inseriscono l’una nell’altra
(H. Bergson, Il riso, 1899)
 
 

Diego Fusaro: un filosofo, un pensatore, un eterno adolescente, un narcisista patologico, l’apollineo, il “socialista nazionale”, in realtà un vero e proprio fenomeno mediatico. E cosa può interessare un clinico e uno psicopatologo più dei fenomeni mediatici (o da baraccone?) che vedono nei propri atti e nelle proprie epistemologie vissuti e modalità esistenziali di tale bizzarria ed eterogeneità che, per dirla con Bergson, inducono il sorriso nella stragrande maggioranza degli ascoltatori e degli uditori? I grandi casi di narcisismo patologico mi hanno sempre portato una grande esaltazione (è una modalità questa di lavoro profondo e abissale sulle mie parti narcisistiche). Sicuramente sono portato a costruire con certe figure grandiose nella loro assurdità dei “controtransfert d’amore” notevoli allo stesso modo di Ludwig II di Baviera la cui trasposizione filmica di Luchino Visconti è a tutt’oggi ineguagliata allo stesso modo della descrizione psicopatologica del professor dalle Luche (cfr. UN PARADIGMA DI PARANOIA: LUDWIG II DI BAVIERA E I SUOI CASTELLI (IN ARIA), “Comprendre, n. 11”).  
Fusaro è inumano perché perfetto (da perficio, perfectum: “dare un’istruzione, educare, condurre a perfezione, perfezionare” – il Maestro hegeliano e apollineo per antonomasia-, Il Padre totemico e castratore di freudiana ascendenza, il portatore di un pensiero forte e muscoloso che elimina e scotomizza il “negativum”, il ribelle anticapitalista primo frequentatore del “mainstream” nostrano e così via dicendo-).
In che senso Fusaro è apollineo? Nel senso nieztscheano nel termine: è un soggetto completamente razionale, del tutto a- patico laddove l’a- ha il significato di “mancanza”. E’ un pensatore che parla di rivolta e rivoluzione in maniera quasi eversiva- nella constatazione degli effetti tragicomici che produce- senza alcuna minima cognizione di causa. Ma cosa manca a Fusaro nella sua perfetta apollineità? Manca la vita, la cosiddetta “Lebenswelt” fenomenologicamente intesa, con la tendenza alla produzione nell’immediato di un effetto bergsonianamente comico e nel lungo- medio termine a constatazioni più profondamente tragiche.
Quella che ci si trova di fronte da un punto di vista psicopatologico è una personalità dalla forte valenza narcisistica, di quel narcisismo che gli anglosassoni definiscono “narcisismo overt” (atteggiamenti stenico- rivendicativi con tendenza alla paranoia complottistica, utilizzo di neologismi impropri a carattere sofistico per l’accaparramento di consenso; ecc.). Il “narcisista inconsapevole” non vede l’Altro, non conosce l’Altro, non si pone la minima domanda su chi possa essere l’altro e sugli effetti che la propria retorica e il proprio discorrere possa provocare negli psichismi dell’Altro. Questo è il “fenomeno Fusaro”: un totem- meccanismo produttore di forme algebrico- filosofiche sempre più nuove e cangianti che racchiudono tutto e il contrario di tutto, perciò manifestano esemplificativamente il nulla ideale che le sottende. Ma allo stesso tempo è un Nulla, quello fusariano, “vestito a festa” e carico di orpelli pompati da tutta una certa dorsale accademica filosofica italiana che vede in una certa ripresa hegeliana e gentiliana gli atti fondamentali del suo agire. A descrivere la grandiosità patologica del Nostro vi è evidentemente tutta la sequela “bombardante” di video con cui lo stesso scorrazza sui social network: video in cui impettito e con lo sguardo verso l’orizzonte (“il mondo delle idee platonico?”) discetta su tutto lo scibile umano creando epistemologie e gnoseologie mostruose che uniscono nazionalismo e socialismo (Pound e Gramsci) scatenandosi contro l’elite e il mainstream nostrano ma occupandone pervicamente ogni posizione di “altura”. Che il “Nostro” sia un conservatore da un punto di vista di storia delle idee e un tantino disturbato personologicamente non c’è bisogno certo di un “mago” della psicopatologia per capirlo. Che nel suo agire vi siano anche dei risvolti delinquenziali e da narcisismo maligno neanche, visto che a quanto pare è l’ideologo di riferimento del nuovo corso governativo che si sta dimostrando essere uno dei governi più a destra della storia e che sta facendo tornare a galla vissuti e sentimenti che nel dopoguerra erano sopiti come razzismo, xenofobia, omofobia, e visioni scotomizzanti nei riguardi di ogni tipo di alterità. Insomma il nostro Maestro nazionalsocialista e onnipresente che ha ahimè l’appoggio di buona parte dell’intellighenzia nostrana di destra e di sinistra (lo si vede parimenti con Magdi Cristiano Allam e Luciano Canfora, Massimo Fini e i giovani di Casa Pound -scrive su “Il primato nazionale” che è qualcosa di leggermente diverso dal Manifesto o Lotta Comunista).
Molti colleghi e persone del campo dicono che il Nostro faccia ridere e sia qualcosa di folkloristico: io dico da povera Cassandra qual ormai mi ritengo di no ed ho tenuto a scrivere questo articolo perché spaventato e intimidito. Io dico che questo ragazzo (perché di tale si tratta) pompato a gogò dalla dorsale accademica filosofica italiana nonché da certe vecchie cariatidi della filosofia di destra e di sinistra (da Costanzo Preve a Massimo Fini per l’appunto) fa una pericolosissima nonché capillare propaganda nazionalista e anti- internazionalista, di quel “socialismo nazionale” in definitiva che tanti risvolti sta avendo nelle menti e nelle pance del nostro popolo in questi mesi bui.
Ciò che spaventa del Nostro è il completo distacco fra l’azione del parlare e del dire sul palcoscenico tipico da narcisista inconsapevole e gli effetti deflagranti sull’opinione pubblica ammaliata dai sofismi filosofeggianti da Tutto-e-nulla nel “genio” torinese.  Colpisce la pedanteria de-vitalizzata, priva di ogni vissuto vitale ed empatico (da buon narcisista che si rispetti), assolutamente lontana da una visione del mondo jaspersianamente parlando umana e solidale. Quella descritta dal Nostro sembra perlopiù essere la società spartana del monte Taigeto, degli eroi greci che dimenticano la povertà, la fragilità, la debolezza, il bisogno.
Che un augurio generali per psichiatri, psicopatologi, filosofi e intellettuali tutti sia quello di monitorare attentamente su queste pseudofilosofie dal portato e dalla natura semidelinquenziale ed eversiva che insegnano alle nuove generazioni non a perseguire la pace universale secondo i principi kantiani ma a tendere in maniera adolescenziale verso un conflitto e dei conflitti dai risvolti assolutamente tragici e non certo folkloristici.

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2 Commenti

  1. luigidelia

    Inviterei l’articolista a
    Inviterei l’articolista a tenere in considerazione l’Altro da lui non visto e non visibile e cioè il suo eventuale prossimo paziente narcisista la cui problematicità diventa in questo pezzo oggetto di reprimenda politico-morale.
    Abbiamo già commentato altrove (https://psicodiagnosiepolitica.wordpress.com/) assieme ad altri colleghi ancora residualmente vivi e sensibili, analogo modo disinvolto dell’uso pubblico della psicodiagnosi ad uso politico e ideologico. C’è un disprezzo dei fini e dei mezzi che fa sentirci ,come tecnici e persone pubblicamente esposte, al di sopra di ogni deontologico comportamento che quello sì, è davvero socialmente preoccupante.
    Inutile sottolineare la mia siderale distanza anche dalle posizioni di Fusaro, tanto per non dare spazio a facili sillogismi e semplificazioni, Non è questo il punto.

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    • nikkopsi887

      Caro collega, ti rispondo
      Caro collega, ti rispondo dopo la bellezza di tre anni perché ho voluto studiare il fenomeno di cui sopra con maggiore attenzione. Capirei la tua reprimenda deontologica nel momento in cui io avessi professato la mia parte politica di appartenenza o militassi in qualsivoglia partito. Invece non è così ed io mi attesto al livello di “libero pensatore” che fa del pensiero nomadico e anarchico i suoi fari. Ergo lungi da me “socialisti nazionali” o ancor peggio nazifascisti sotto mentite spoglie ed ammantati di nobili e lucenti vestigia. Ti confesso che io non faccio proseliti nonostante mi ponga all’interno di una corrente minoritaria come la Psicopatologia Fenomenologica e anche lì ho problemi con capi e maestri, ad indicare comunque una mia inquietudine ontologica ed un’intima voglia e necessità di sottolineare comunque la mia individualità pensante. In definitiva quello di Fusaro era né più né meno di un ritratto fortemente “provocatorio” e se vogliamo con una formula che a molti piace tanto “politically incorrect”.

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