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Morta una pacchia se ne fa un’altra ma bianco su bianco col Papa spara troppo

18 Mag 23

Di Sergio-Mellina
Con Papa Bergoglio ci provano tutti … a tirarlo dalla loro parte! L’ultimo è stato Zelensky che, fuori dai denti, gli ha detto che delle alabarde degli Svizzeri non sapeva che farsene, ma se piuttosto, come arma pontificia di contorno, il Papa scomunicava Putin e assolveva preventivamente USA e Nato. La penultima è stata Giorgia Meloni che ha osato l’inosabile. In Via della Conciliazione – territorio extra-pontificio – dove il “Dipartimento per le politiche della famiglia” aveva organizzato gli “Stati Generali della Natalità”, si è presentata vestita di bianco, che più bianco non si può: giacca longuette e pantaloni. Certo che il coraggio non le manca, ma poiché deve fare tutto da sola, visto il circolo di chi si contorna, sarebbe bene che si facesse aiutare (meglio). A parte che non si capisce cosa voglia dire la convocazione degli “Stati Generali della Natalità”, chi li ha organizzati, che dovrebbe essere, la «qui presente il Ministro Roccella, la ringrazio -, e abbiamo collegato il tema della natalità con quello della famiglia e delle pari opportunità. Non è una scelta nominalistica. Non è, cioè, una scelta di forma, ma di sostanza», come la premier dice poi nel discorso ufficiale, che risulta ancor più incerto e funambolico, la detta “Ministro Roccella” titolare del Dicastero al Palazzo INAIL, di Roma in via Quattro Novembre, 144, si è forse dimenticata del protocollo.  

 

Il “dress code” (formula inglese che sta per codice di comportamento) indica un insieme di regole legate a cosa indossare in un determinato evento o luogo. Non bisognerebbe mai rammentarlo dopo. Vanno conosciute prima, quando gli invitati sono del rango di Capi di Stato, poiché sono ovvie e, in ogni caso, certamente legate ad una forma di rispetto. Ammenoché, cosa impensabile, non si voglia scomodare un evento giunto al terzo anno di celebrazione per fare un dispetto. Ça va sans dire, penserebbero i cugini francesi, che al funerale, ci si reca con l’abito e la cravatta neri (o scuri), al matrimonio non ci si mette l’abito bianco, per non oscurare la sposa, e col Papa, anche se il 13 maggio 2023, giocava fuori casa, gli si sarebbe dovuto cedere il “privilegio del bianco”. L’imboscata è stata tesa all’Auditorium in Via della Conciliazione dove la nostra premier si è ricordata del memento audere semper. Col pugnale tra i denti è andata all’assalto del Papa Francesco per predicare in tono crescente “Dio Patria Famiglia” come quella volta a Piazza San Giovanni dove lanciò il suo grido di battaglia elettorale «Io Sono Giorgia, Sono Una Donna, Sono Una Madre, Sono Cristiana…» [01]. Anche in questa circostanza, visto che naviga col vento in poppa, non ha esitato a insegnare al Papa come deve fare il Papa. È salita sulla pedana, ha afferrato il microfono con cipiglio ed è andata via come una palla da cannone.  

 

«Santo Padre, Presidente De Palo, Autorità, signore e signori, grazie. Grazie per questo invito, grazie per questa iniziativa: bella, coinvolgente, ormai sta diventando tradizionale. Grazie, oltre le parole di rito che in questi casi si dicono …  Fin dal nostro primo giorno di lavoro, il Governo ha messo i figli, i genitori, le mamme e i papà in cima all’agenda politica …. La scelta di un Ministero dedicato a questa materia non è la scelta di politiche settoriali, è la scelta di avere il punto di vista della famiglia a trecentosessanta gradi su tutte le politiche che il Governo porta avanti. Non significa soltanto varare provvedimenti specifici, significa considerare in ogni ambito il valore aggiunto che chi mette al mondo dei figli, che dà vita a una famiglia, porta avanti per l’intera società …. Noi vogliamo promuovere una nuova vitalità della nostra società. Lo vogliamo fare con gli strumenti normativi, sostenendo le buone pratiche, lo vogliamo fare sul piano culturale. E qui si dirà: “Ma allora volete uno Stato etico!”. No, non vogliamo uno Stato etico. Noi, al contrario, vogliamo uno Stato che accompagni e non diriga, vogliamo credere nelle persone, vogliamo scommettere sugli italiani, vogliamo scommettere sui giovani – qui ce ne sono tanti -, sulla loro fame di futuro …  La storia del popolo italiano è una storia fatta di grandi imprese, di creatività, di risultati che hanno impressionato il mondo e quella è l’Italia che noi vogliamo incoraggiare … Vogliamo restituire agli italiani una Nazione nella quale essere padri non sia fuori moda ed essere madri non sia una scelta privata, ma un valore socialmente riconosciuto. Una Nazione nella quale tutti, uomini e donne, riscoprano la bellezza di diventare genitori, di accogliere, custodire e nutrire un figlio. Una Nazione nella quale fare un figlio è una cosa bellissima che non ti toglie niente, che non ti impedisce di fare niente e che ti dà tantissimo … io penso che sia arrivato il momento di invertire la tendenza. Noi vogliamo una Nazione nella quale non sia più scandaloso dire che, qualsiasi siano le legittime scelte e le libere inclinazioni di ciascuno, siamo tutti nati da un uomo e una donna. Nella quale non sia un tabù dire che la maternità non è in vendita, che gli uteri non si affittano, che i figli non sono prodotti da banco, che puoi scegliere sullo scaffale come se fossi al supermercato e magari restituire se poi il prodotto non corrisponde a quello che ti aspettavi … Vincere l’inverno demografico, ci ha detto Papa Francesco, significa combattere qualcosa che va contro le nostre famiglie, contro la nostra Patria, e anche contro il nostro futuro. Santità, noi amiamo le nostre famiglie, amiamo la nostra Patria, crediamo nel nostro futuro. E faremo fino in fondo la nostra parte. Vi ringrazio. 

 

Ma cosa aveva detto in precedenza Papa Bergoglio che bisognava “vincere “ ecombattere”? Francamente i verbi ci erano sfuggiti, e non avevamo neppure sentito le parole “credere” e “obbedire”. Forse avevano urtato le sue «due fotografie sui cagnolini?». La prima «… il mio segretario era in Piazza e veniva una mamma con la carrozzina. Lui, un prete tenero, si è avvicinato per benedire il bambino… era un cagnolino!». La seconda «… sono arrivato davanti a una signora, cinquantenne più o meno; saluto la signora e lei apre una borsa e dice: “Me lo benedice, il mio bambino”: un cagnolino! Lì non ho avuto pazienza e ho sgridato la signora: “Signora, tanti bambini hanno fame, e lei con il cagnolino!”. Fratelli e sorelle, queste sono scene del presente, ma se le cose vanno così, questa sarà l’abitudine del futuro, stiamo attenti». Forse aveva infastidito il suo ammonimento «… solo i più ricchi possono permettersi, grazie alle loro risorse, maggiore libertà nello scegliere che forma dare alle proprie vite. E questo è ingiusto, oltre che umiliante» e certamente non aveva fatto piacere quel «mai come in questo tempo, tra guerre, pandemie, spostamenti di massa e crisi climatiche, il futuro pare incerto. Amici, è incerto; non solo pare, è incerto. Tutto va veloce e pure le certezze acquisite passano in fretta. Infatti, la velocità che ci circonda accresce la fragilità che ci portiamo dentro. E in questo contesto di incertezza e fragilità, le giovani generazioni sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare (…) problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi». Certamente non era piaciuto quel sollecito e quel rimbrotto « Bisogna cambiare mentalità: la famiglia non è parte del problema, ma è parte della sua soluzione. E allora mi chiedo: c’è qualcuno che sa guardare avanti con il coraggio di scommettere sulle famiglie, sui bambini, sui giovani? Tante volte sento le lamentele delle mamme: “Eh, mio figlio si è laureato già da tempo… e non si sposa, rimane a casa… cosa devo fare?” – “Non stiri le camicie, signora, incominciamo così, poi vediamo»»  

 

Al congedo, il Pontefice ha scherzato con la premier dicendole «Oggi ci siamo vestiti uguali» che per un Papa che si chiama Francesco e proviene dall’Ordine dei Gesuiti, ha mille significati non casuali. La Meloni, invece, approfittando della enorme differenza d’età – che ha pur sempre il suo valore biologico – lo ha toccato e coccolato come si fa coi nonni, ma non è passata inosservata. 

 

Note 

01. “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana“. L’allocuzione declamata con vigore da Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia nel discorso che tenne il 19 ottobre 2019 durante la manifestazione del centro destra in piazza a Roma San Giovanni è diventata il ritornello anche in spagnolo, che sta spopolando sul web in maniera virale. 

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