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Alle frontiere delle neuroscienze: storie di persone che hanno cambiato il proprio cervello

28 Mar 13

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Nuove tecniche di indagine strumentale, ma soprattutto una nuova mentalità caratterizzano le attuali frontiere delle neuroscienze e le presente concezione del cervello, non più organo immodificabile nell’età adulta, rinchiuso nella scatola cranica e praticamente inaccessibile. Si riesce oggi, con i metodi di neuroimaging, a seguire le variazioni di flusso ematico e di ossigenazione, cioè dell’attività neuro cellulare che accompagnano la funzione mentale ed è così possibile valutare le relazioni tra mappe corticali, circuitazione neurale e funzioni somatiche.

L’autore, neuropsichiatra e psicanalista della Columbia University di New York si muove nel nuovo paradigma delle neuroscienze proposto, tra gli altri, dai premi Nobel G. Edelman ed E. Kandel e centrato sul tema della neuro plasticità o proprietà di auto-rimodellamente cerebrale. Il fenomeno della neuro plasticità permette di collegare la "parola che cura" con la capacità del cervello di modificarle proprie strutture neuro anatomiche: il cervello adulto infatti non è immutabile e immodificabile e si può oggi affermare che il famigerato dualismo mente/cervello non ha più alcuna ragione di essere.

La parte forse più interessante del libro è la descrizione dei casi clinici dei tipi più diversi. Una paziente che ha perduto completamente la funzione vestibolare in seguito a terapia antibiotica viene "rieducata" con un apparato che riorganizza le connessioni neurali consentendole di equilibrare la risposta agli stimoli e di camminare senza barcollare. Pazienti con cecità totale dalla nascita possono anch’essi essere trattati efficacemente con sistemi capaci di "ricablare" le vie nervose corticali da cui dipende la visione. La rete neurale del cervello non è infatti una struttura rigidamente fissata e mantiene sempre una certa flessibilità e questa è una ragione per la quale non è possibile accettare i presupposti delle cosiddetta intelligenza artificiale forte. Ogni modello artificiale che voglia riprodurre il

funzionamento di una mente cosciente sembra così dover incorporare quei caratteri di incompletezza ed incertezza riconosciuti come peculiarità di costruzioni teoriche quali la matematica( es. teoremi di Goedel).

A livello neurofisiologico occorrerà rinunciare a ogni localizzazionismo e si dovrà adottare l’idea di una corteccia flessibile, adattabile e del tutto riorganizzabile lungo il percorso che va dai recettori sensoriali alle aree di elaborazione corticale.

I concetti di neuro plasticità hanno trovato un’applicazione immediata nei programmi di riabilitazione motoria da attuare dopo gravi lesioni del sistema nervoso centrale. Altre aree di applicazione molto promettenti della teoria neuro plastica sono quelle del trattamento dei deficit di memoria, dei deficit cognitivi e diquelli dell’apprendimento. L’esercizio mentale ha mostrato che è possibile rimodellare le mappa cerebrali specifiche e le proprietà della neuro plasticità hanno mostrato grandi potenzialità per il trattamento di ansia, ossessioni, compulsioni e abitudini dannose.

Uno dei casi clinici più straordinari riportati è quello di una donna nata senza l’emisfero sinistro e tuttavia quasi normale perché l’unico emisfero rimastole è riuscito ad ovviare alle difficoltà mettendosi a svolgere le funzioni di quello mancante.

Anche se l’autore cerca in generale di trattenere l’impulso a tirare delle conclusioni epistemologiche di ampia portata egli non può evitare di proporne alcune, come ad esempio quella per cui "il cervello plasma la cultura, ma la cultura plasma a sua volta il cervello". Altre affermazioni rilevanti sono quelle per cui è possibile per ciascuno di noi ricostruirsi un cervello migliore, si può prevenire o attenuare il degrado mentale dovuto alla vecchiaia e capire la natura di fenomeni finora misteriosi come quello degli arti-fantasma.

Come si vede, sono problemi troppo importanti per ciascuno di noi e la lettura di questo testo diventa quasi obbligatoria.

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