In medicina usiamo il termine “distopia” per indicare la posizione anomala di un organo o anche la situazione di un apparato che funzioni al contrario. La stessa condizione futura che in filosofia si usa immaginare come utopia al contrario, ovvero negativa, catastrofica, inconsueta e anche sgradevole, utilizzando l’aggettivazione distopica. Ebbene, il nuovo libro di Francesco Bollorino e Gilberto Di Petta è un prezioso libro “distopico”, unico, casuale, ripristinato, che disserta di psichiatria, anzi di psicopatologia fenomenologica.
Distopico, nel senso che non proviene da specialisti, addetti ai lavori, bensì dal protagonista medesimo di quella follia che ben conosce in quanto ne è il proprietario con tanto di nome e cognome: Gerolamo Rizzo.
Unico perchè esula dai testi classici della pazzia studiati dagli psichiatri pur essendo un classico testo di un pazzo lucidissimo che tutti gli psichiatri dovrebbero studiare con attenzione e rispetto.
Casuale in quanto è stato sottratto all’incuria, alla polvere dell’oblio, alla distruzione fisica del tempo, dei ratti, della macerazione (poichè nessuno ha avuto neppure la pietà di dargli onorevole sepoltura mandandolo al macero), in quanto “pescato” e “salvato” dal rabdomante Francesco Bollorino tra le carte abbandonate della pazzia, “le cartelle” disperse, umiliate, bestemmiate nei sotterranei del manicomio di Quarto.
Ripristinato perchè restituito a dignità di lettura sacrale e alla meditazione silenziosa con note sapienti dall’amanuense benedettino Gilberto Di Petta.
Distopico, nel senso che non proviene da specialisti, addetti ai lavori, bensì dal protagonista medesimo di quella follia che ben conosce in quanto ne è il proprietario con tanto di nome e cognome: Gerolamo Rizzo.
Unico perchè esula dai testi classici della pazzia studiati dagli psichiatri pur essendo un classico testo di un pazzo lucidissimo che tutti gli psichiatri dovrebbero studiare con attenzione e rispetto.
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Casuale in quanto è stato sottratto all’incuria, alla polvere dell’oblio, alla distruzione fisica del tempo, dei ratti, della macerazione (poichè nessuno ha avuto neppure la pietà di dargli onorevole sepoltura mandandolo al macero), in quanto “pescato” e “salvato” dal rabdomante Francesco Bollorino tra le carte abbandonate della pazzia, “le cartelle” disperse, umiliate, bestemmiate nei sotterranei del manicomio di Quarto.
Ripristinato perchè restituito a dignità di lettura sacrale e alla meditazione silenziosa con note sapienti dall’amanuense benedettino Gilberto Di Petta.
LA DOPPIA MORTE DI GEROLAMO
LA DOPPIA MORTE DI GEROLAMO RIZZO – Diaro clinico di una follia vissuta
Il nuovo libro di Francesco Bollorino e Gilberto Di Petta
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