L’interesse di questo primo volume, Die Psychologie von Krieg und Propaganda, Ausgewählte Schriften Band I, curato da Heinz Weiß e Claudia Frank, in cui compare anche il cenno autobiografico (Autobiographische Notiz) che Money-Kyrle scrisse nell’agosto del 1977, sta nell’aver raccolto i contributi dell’autore al tema dell’aggressività, della guerra e delle operazioni di influenzamento psicologico e sociale che sono attivate nel corso dei conflitti, e nell’aver arricchito la riproposizione di questi contributi con un apparato introduttivo e di commenti davvero di grande spessore. Dunque, in questo snello volume dal titolo La psicologia della guerra e della propaganda sono raccolti i saggi scritti sulla psicologia delle folle e sulle tematiche militari, con numerosi cenni alle questioni sociali e politiche dell’epoca, con una costante attenzione nell’approfondire, di volta in volta, i sottostanti meccanismi psicologici profondi e inconsci della persona e dei gruppi.
Roger Earle Money-Kyrle nacque il 31 gennaio 1898 nell’Hertfordshire ed è scomparso il 29 luglio 1980 a Londra. La sua formazione psicoanalitica lo ha visto impegnato in ben tre analisi: tre analisi: la prima analisi londinese con Ernest Jones, la seconda con Sigmund Freud a Vienna e la terza di nuovo a Londra con Melanie Klein. Considerato un pioniere della psicoanalisi kleiniana si è occupato ampiamente di questioni filosofiche (studiando con Moritz Schlick a Vienna e John Flügel a Londra) e ha scritto ampiamente non solo su argomenti clinici ma anche su tematiche sociali, antropologiche e politiche, con una costante analisi della storia e degli sviluppi della cultura tedesca: la gran parte della sua produzione psicoanalitica è permeata da un intreccio di interessi e curiosità culturali che fanno di Money-Kyrle un esponente originale del mondo psicoanalitico.
Un certo pessimismo – o realismo critico – permea molte delle considerazioni che l’autore propone come ad esempio, quelle sulla gestione dell’aggressività, sull’educazione che dovrebbe agevolare il cammino delle persone verso una tendenziale maturità, e sulla possibilità di rendere abbastanza stabile nel tempo la democrazia. Una visione critica che come egli stesso scrisse nella prefazione de All’origine della nostra immagine del mondo (tradotto in italiano da Armando Armando nella Serie di psicoanalisi curata da Francesco Corrao nel 1971) si rifà a molteplici influenze psicoanalitiche – Freud, Ernest Jones e Melanie Klein – ma anche filosofiche (il suo maestro, Moritz Schlik, Ernst Mach e David Hume) e familiari (egli cita esplicitamente la rilevanza del modello genitoriale che ha avuto).
Da giovane fu arruolato nelle truppe britanniche e partecipò al primo conflitto mondiale nei Royal Flying Corps come pilota di caccia, venendo ferito in Francia. Successivamente, al termine della seconda guerra mondiale, trascorse sei mesi in Germania come membro della German Personnel Research Branch che aveva il compito di individuare persone che non erano state coinvolte nel Nazismo e che avrebbero potuto essere di supporto nella ricostruzione del sistema amministrativo-politico tedesco.
Tra i sette saggi che sono qui raccolti probabilmente tre emergono come quelli di maggiore interesse, i primi due sono stati pubblicati nel 1934 e nel 1937 e trattano delle origini e delle dinamiche dei conflitti bellici, il terzo è di qualche anno posteriore (1941) ed è esplicitamente dedicato alla propaganda. Da notare che l’interesse di Money-Kyrle sui meccanismi della propaganda sembra che sia scaturito da un’esperienza particolare quando, nell’autunno del 1932, assistette a un evento in cui presero la parola sia Goebbels sia Hitler. Questo input condusse Money-Kyrle ad indagare scrupolosamente i meccanismi della propaganda su persone e sulle folle che rimanevano quasi ipnotizzate, in ascolto estatico dell’oratore.
Sullo scoppio della guerra Money-Kyrle si sofferma sulle dinamiche dell’aggressività inconscia, sullo sviluppo delle visioni paranoiche che conducono intere nazioni e popoli ad incrementare circolarmente sospetto, diffidenza, ostilità e odio, con una nota interessante che mette a confronto le psicosi di guerra con le cosiddette nevrosi di pace. Il meccanismo della proiezione è qui – come altrove, e ripetutamente – chiamato in causa, rintracciandone naturalmente i primordi nello sviluppo infantile.
Molte delle sue considerazioni soprattutto sulla specificità della propaganda in tempo di guerra, e nelle fasi immediatamente precedenti allo scoppio dei conflitti armati, emergono oggi in tutta la loro attualità e possono essere di grande interesse non solo per il mondo Psy ma anche per tutti coloro che si occupano di tematiche legate alla democrazia, al rapporto tra popoli e nazioni, alla difesa della libertà e della giustizia.
Partendo dal presupposto che il livello di maturità della persona decide come primo input sulla sua propensione alla suggestionabilità – e considerando l’importanza sia della fonte della propaganda, sia della sua natura – l’analisi si snoda prendendo in esame l’importanza dell’introiezione di figure parentali buone nel corso della prima infanzia. Se queste figure sono state, invece, vissute come cattive, diviene inevitabile lo sviluppo della persecuzione interna, cosa che rende la persona (adulta) facilmente influenzabile perché alla ricerca di supporti (ideali o idealizzati) atti a placare la propria angoscia. Quando la propaganda si aggancia a fantasie inconsce preesistenti essa acquisisce il potere di suscitare delle vere e proprie psicosi (temporanee) di massa, ma nessuna propaganda si limita a generare angoscia: il passo successivo è quello di indicare il salvatore!
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