Circola nelle vuote sale estive un piccolo film francese tutto al femminile, non nuovissimo (è del 2000). Si tratta di "Le répétition. L'altro amore", diretto da Catherine Corsini e interpretato da Emaneulle Beart e Pasquale Brassieres.
E' la storia di due amiche d'infanzia, Nathalie e Louise, e del travagliato corso della loro amicizia amorosa. Entrambe appassionate di teatro fin da ragazzine, si separano bruscamente dopo un primo litigio. Nathalie, più decisa, determinata e capricciosa, riuscirà a sfondare, mentre Louise, più insicura e apparentemente più dipendente, sposerà un dentista e lo aiuterà nel lavoro. Prima di rincontrarsi, le due vivono abbastanza serene, in questi mondi cosi' ricostruiti. Ma una sera, a teatro, Louise vede in scena Nathalie, non sa trattenersi dall'andare a salutarla, e la vecchia amicizia riprende, arricchita ancor più dalla raggiunta maturità delle due donne, entrambe sempre diverse ma sempre ben caratterizzate nei loro tratti di carattere che le rendono complementari, e vicendevolmente essenziali una all'altra.
Per Louise, inizia il disfacimento della vita raggiunta fino ad allora: in preda alla passione per l'amica, s'interessa alla sua carriera (cosa che provocherà la rottura del rapporto di coppia di Nathalie), le e' compagna insostituibile nei momenti difficili, trascura il marito — che in seguito lascerà- e sopporta gli alti e bassi di Nathalie, sempre inquieta ed insicura riguardo alle scelte d'amore. Anche per Nathalie la vita si complica, avvertendo nella dedizione di Louise un aiuto ma anche un limite, un sostegno maligno che le impedisce di recitare e di vivere pienamente.
Insieme, sono essenziali una all'altra, ma insieme si distruggono.
"La répétition" non e' un capolavoro, ma ha diversi meriti. Intanto, e' veramente un film di una donna sulle donne, sul destino delicato e sofferto di tante amicizie femminili, in particolare quelle dell'adolescenza quando si sarebbe data via la propria vita per l'amica del cuore, e si scopre poi, con l'incastonarsi delle cose nel tempo, che quell'amore per l'amica cozza con gli altri affetti della vita, e col nostro stesso crescere….. un amore troppo intenso, troppo generoso, troppo assoluto, per essere conciliato col resto.
Poi, tranne che nel finale (la parte della storia più debole, in cui avviene una sorta di rapida normalizzazione per entrambe), e' un film sincero, non nasconde che l'amore può andare insieme all'odio (Louise e' tentata, in un attimo, di lasciar morire Nathalie); che il gioco delle parti facilmente si rovescia (chi e' la vittima di chi?) per cui e' Nathalie, alla fine, ad essere inerme in balia dell'amica; che la vita ha la sua dose d'ingiustizie (pur non essendo meno capace, Louise finisce col non recitare); che la passione rende egoisti e ciechi, e che la passione non si adatta alla vita.
Ho trovato particolarmente attento, infine, lo sguardo al rapporto amoroso sessuale tra le due donne, che non vorrei chiamare propriamente omosessuale, in quanto fa parte — a parer mio — di quegli incontri tra donne che attraversano anche la sessualità, pur in donne che possono dirsi del tutto eterosessuali. Si tratta di rapporti elettivi, marcati da una forte connotazione d'idealizzazione reciproca e di complementarietà, in cui entra a far parte l'erotismo ma non ne costituisce il tratto dominante; potremmo anzi affermare che anche l'erotismo è chiamato in causa e utilizzato, diciamo, all'interno di un'estrema globalità ed estensione del rapporto a tutte le sfumature dell'esistenza. Vi e' dunque si' una genuina carica erotica – e forse i momenti dell'amore fisico tra le due amiche sono tra i più belli del film, per la loro carica di sincerità e d'immediatezza — ma l'erotismo e' un tassello di una passione umana più ampia, che si connota cosi' come amour fou. Se il rapporto e' contro la vita, anche l'erotismo diventa contro la vita. Non e' per salvare le apparenze che, dopo l'incontro sessuale, sarà Nathalie a far finta di niente e a negarel'avvenuta complicità, deludendo cosi' a morte Louise: e' perché sente che deve salvarsi, e lo fa con la crudeltà del suo carattere di primadonna, cancellando ciò che e' avvenuto e correndo subito a letto con un uomo.
Gli uomini, i partners maschili, come accade in questi film, costituiscono personalità di sfondo, surrogati dell'amore impossibile con l'amica; in genere non comprendono tanto attaccamento, e temono fin dal principio la pericolosità di un rapporto del genere ("come sei sciupata!" dice il marito a Louise dopo il primo viaggio con Nathalie….). Il più dignitoso e' qui l'anziano e severo regista teatrale che, di fronte all'ingenua offerta sessuale di Nathalie (che ripercorre sempre le trite vie della seduzione), si tira indietro, evidenziando tutta l'inadeguatezza di quell'offerta.
La seduzione e' dunque problema nostro, femminile?
Nella mia pratica psicoterapeutica ho incontrato due casi, tra loro con non poche somiglianze, di donne che hanno incontrato, in un tratto della loro vita, il rapporto erotico con un'altra donna, in entrambi i casi, un'amica cara e di lunga data, come nel nostro film. Non si sono forse raggiunti gli eccessi dell'amour fou, ma si e' trattato di rapporti intensi e, in un caso, capaci di suscitare gelosia, rabbia e penoso senso d'esclusione. Entrambe queste donne, oggi, hanno rapporti solo con gli uomini, decisione che e' avvenuta naturalmente, senza che mai si ponesse il problema delle sovrastrutture sociali e culturali.
In entrambi i casi, io credo si sia trattato di una situazione essenzialmente narcisistica: l'altra donna rappresentava qualcuno d'identico a se', qualcuno verso cui non c'e' differenza, con cui ci si può confondere e rispecchiare. Tipicamente adolescenziale, questo assetto interno può mantenersi anche in donne adulte non omosessuali in quanto a scelta d'oggetto esclusiva, ma rappresentare un tramite, un aggancio narcisistico a cui aggrapparsi in alcuni momenti della vita, in cui il rapporto con l'altro da se' sia sentito ancora come minaccioso o impossibile.
In questo senso, l'aspetto sessuale — seppur necessario — rappresenta un corollario. Ciò che queste mie pazienti cercavano, in quei loro incontri, era annullare la differenza, era la magia di un incontro che preserva il piacere ma annulla la differenza, e ci coccola allontanandoci dai pericoli della genitalità attraverso il rassicurante rapporto con l'uguale a se', con l'identico a se'. Come in uno specchio;
Episodi di rispecchiamento, dunque, di particolare nutrimento narcisistico, forse necessari in alcuni momenti dell'evoluzione femminile, o comunque da non patologizzarsi, da comprendersi caso per caso.
La storia e la letteratura sono ricche, d'altro canto, di queste trame femminili al limite tra amicalità e sensualità, tra appoggio fraterno e diade indissolubile, si pensi ad Anna Freud, Virginia Woolf e la Dickinson, solo per citarne alcune. Non parlo qui dell'ostentato rapporto lesbico che a volte vediamo sui giornali, ma della meno rara situazione che abbiamo visto in questo film e nelle mie due pazienti, dove una donna e la sua amica più cara si rassicurano a tal punto l'un l'altra da includere la sessualità nel loro registro e da farne un linguaggio particolare, ma mai elettivo. Un transito, potremmo dire, dove al normale sostegno narcisistico di una madre che non c'e' stata si sostituisce quello, a questo punto erotizzato, di un oggetto d'amore identico a se' col quale tentare, cosi' protette, le prime esplorazioni.
Concludo citando un'osservazione che mi colpi' profondamente, da parte di una di queste due pazienti, molto tempo dopo il breve incontro erotico con un'amica, da lei tuttora molto stimata.
Senza che io le chiedessi niente al riguardo, ad un certo punto la paziente disse, con un tono dolce e pieno di tenerezza e nostalgia nel ricordare "…….e poi sa, lei non immagina com'e' diverso essere amati da una donna piuttosto che da un uomo! Essere amati da una donna e' incredibile, e' veramente essere amati, come nessun uomo e' capace a fare…. come loro lo sono stati dalle loro madri. Essere amati da una donna e' tutto".
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