L'America è un ben strano e complesso paese.
Si arriva ad immaginare la trasmissione su Internet di una esecuzione capitale e, contemporaneamente, da tutto il paese arrivano persone davanti a quella prigione a manifestare (giustamente) contro la pena di morte.
Si creano "mostri" delle dimensioni della MICROSOFT che rappresentano il fiore all'occhiello della pervasività del sistema capitalistico statunitense e contemporaneamente li si mette alla gogna dell' Antitrust
Si inventa INTERNET per scopi militari e lo si trasforma "nella libera, incontrollata e più grande chiacchiera planetaria " che la storia dell'uomo ricordi.
Si teorizza e si pratica l'avvento dell'e-business e della new economy ed al tempo stesso si diventa la patria incontrastata della promozione dell'open source e della libera circolazione di softwares e contenuti.
Queste contraddizioni, fotografate in maniera straordinaria da un saggio "Californian Ideology" di Richard Barbrook e Andy Cameron dell' Hypermedia Research Centre presso la Westminster University di Londra, scritto qualche anno fa e costantemente aggiornato fino ad oggi (VEDI LINK CORRELATI A FIANCO), sono alla base di INTERNET come lo conosciamo: un misto di capitalismo avanzato e malinconie libertarie e ideali di frontiera di cui appunto la California è l'incarnazione più convincente frutto di una storia iniziata trent'anni fa di cui non si intravede ancora la fine e la stabilizzazione definitiva.
Non credo quindi, sia un caso che proprio da lì, dall'Unversità di Berkeley ( dove è nata la posta elettronica….) sia partita una importante campagna di liberalizzazione dei contributi scientifici in campo biomedico pubblicati fuori e dentro la rete perchè divengano TOTALMENTE FREEWARE e disponibili senza alcun laccio o lacciuolo connesso con le limitazioni dellle leggi del copyright di autori ed editori, considerate inaccettabili in un campo di pubblica utilità quale è appunto la circolazione delle idee in questo campo.
Ecco il testo dell'appello cui ad oggi hanno aderito quasi trentamila ricercatori di tutto il mondo, l'eleco è disponibile sul sito da dove via rete l'inizaitiva è partita:
"Appoggiamo il progetto di stabilire una biblioteca pubblica online, che fornirà integralmente e in modo gratuito gli articoli di ricerca nei settori della medicina, della biologia e delle scienze della vita (…).
La presenza di questa biblioteca accrescerà la disponibilità e l'utilità della letteratura scientifica, migliorerà la produttività, e catalizzerà l'integrazione di diversi punti di vista e idee nelle scienze biomediche.
Riconosciamo che gli editori delle riviste scientifiche hanno il diritto a un ritorno economico per il loro ruolo nella comunicazione scientifica. Crediamo però che un archivio permanente delle pubblicazioni scientifiche e delle idee non dovrebbe essere posseduto né controllato dagli editori (…).
Per spingere gli editori delle riviste a sostenere l'iniziativa, dichiariamo che a partire da settembre 2001 pubblicheremo, revisioneremo, faremo da referee e ci abboneremo soltanto a quelle riviste che hanno accettato di garantire accesso gratuito e senza restrizioni a qualsiasi articolo di ricerca originale, avvalendosi di PubMed Central e di risorse online similari, entro sei mesi dalla data di pubblicazione"
I primi firmatari sono Harold Varmus, ora presidente del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, Pat Brown dell'Università di Stanford, e Richard Roberts dei New England BioLabs.
Questo progetto, questo appello, che sicuramente troveranno sostenitori come il sottoscritto che ha aggiunto il suo nome alla lista degli aderenti e detrattori, i membri dell'editoria più tradizionale, detentori fino ad oggi di un "possesso" che ha sempre meno senso in un'ottica che va sempre più verso il concetto di "COPYLEFT" in contrapposizione al tradizionale "COPYRIGHT", va in ogni caso nel verso dello scorrere ineluttabile degli eventi e dell'evoluzione altrettanto ineluttabile della società.
Come sostiene il saggio " The Control Revolution", scritto dallo studioso americano Andrew Shapiro attualmente insegnante alla Columbia University ed attivo propositore in rete di interessantissimi contributi sul tema della politica dell'Information Technology, la vera "rivoluzione" rappresentata dall'affermazione di internet è una rivoluzione degli strumenti del controllo fino a pochi anni fa saldamente in mano ad una oligarchia economico-culturale ed ora invece passati, per la libertà di scelta propria, in maniera essenziale, delle tecnologie di rete, agli utlizzatori-utenti.
E' questa l'essenza del postmoderno postindustriale con cui tutti dovranno impararea fare i conti, in una prospettiva in cui nuovi equilibri dovranno necessariamente essere trovati, certamente non nel segno di un passato che non può più tornare…
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