Quando mi è stato proposto di tenere una rubrica su POL.IT mi sono chiesto quali, tra le mie competenze professionali potessero essere utili dato il contesto prevalentemente psichiatrico nel quale il sito si colloca. E subito ho pensato di attingere alla mia ormai lunga esperienza in qualità di divulgatore ed orientatore.
Che si volgiano appartenenti al mondo delle scienze naturali o a quello delle scienze umane (personalmente propendo per questa seconda ipotesi) le discipline psichiatriche e psicologiche, ed in senso più lato ancora le discipline aventi ad oggetto la relazione di aiuto, possono essere definite scientifiche. Trattasi infatti di sistemi complessi di conoscenze frutto di ricerca effettuata attraverso specifiche metodologie. Discipline scientifiche che hanno campi di applicazione (il trattamento del disagio, la prevenzione, il potenziamento delle risorse etc…) e dispongono di strumenti per una descrizione verosimile di "spicchi" di realtà e delle leggi che la regolano.
Ma non è sufficiente che una disciplina scientifica esista per renderla socialmente utile, legittima, fruibile. Rispetto alla società vi è infatti un "prima" fatto di informazione, divulgazione, orientamento, e vi è un "dopo" fatto di feedback, di riflessioni, di revisioni. E' di queste tematiche, che, grazie al materiale frutto di tanti anni di lavoro e al contributo dei colleghi che vorranno affiancarmi in questa impresa, mi occuperò in questo spazio.
Informare, divulgare orientare non sono sinonimi. L'informazione, quando sia rivolta alla platea tutta dei potenziali utenti, ha l'obbligo di essere rigorosa ma dovrà attingere a vocabolari, metafore, strumenti comunicativi non specialistici. La divulgazione dovrà veicolare l'informazione nei luoghi, nei contesti più opportuni. L'orientamento dovrà essere momento di approfondimento e indirizzamento verso le soluzioni più corrette.
Cosa spinge un utente a rivolgersi ad uno psichiatra piuttosto che a uno psicoterapeuta o a un counselor o a un mago o a un guaritore? E un Giudice a scegliere il proprio consulente? E un'azienda a richiedere un'analisi del clima?… La risposta è scontata… La microcultura di appartenenza. Le informazioni che ha e che riceve, le convinzioni radicate nei luoghi che frequenta, il parere di coloro che considera esperti.
E parliamo un poco anche del "dopo" e del "mentre". La scienza è un insieme di costrutti solidi e costantemente verificati da un metodo. Ma soprattutto nelle scienze umane la fase applicativa è assai meno cristallina. Entrano in gioco innumerevoli variabili e continuamente occorre "forzare" i modelli. Variabili imprevedibili portate dal cliente, variabili legate al caso ed al contesto, variabili legate alla fallacia dell'operatore che è essere umano. Sbagliare è possibile e si può sbagliare per colpa, per disattenzione, per insipienza, per caso…
Di tutto questo, contando sul feedback dei lettori e dei colleghi, mi propongo di parlare in questa rubrica. Cosa succede quando una disciplina scientifica diventa professione? Quando si decide a mettere "le mani in pasta", a diventare operativa?
Parleremo di deontologia, di comunicazione, di transfert, di social network… Parleremo anche, perchè no, delle "ombre", degli errori… delle buone pratiche e dei clamorosi autogol, dei dubbi, delle perplessità, delle posizioni fieramente contrapposte e delle polemiche tra addetti ai lavori… Di temi insomma che non declinano immediatamente lemodalità del "trattamento" ma che con questo sono intimamente connessi.
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