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SULLA FORMAZIONE PSICODINAMICA DELLO PSICHIATRA…

27 Giu 13

A cura di FRANCESCO BOLLORINO

Vengo da una generazione di psichiatri che si sono formati nell’ambito e forse anche nel mito della centralità dell’approccio psicoanalitico nel rapporto terapeutico col paziente.
Questione di Scuola e di anni…
La Clinica di Genova aveva alla fine degli anni settanta, una forte impronta psicoanalitica, vuoi per la formazione dei suoi dirigenti vuoi per l’atmosfera di quegli anni a cavallo della riforma Basaglia si respirava in psichiatria, in cui senza in realtà contrapposizioni ideologiche l’anima “sociale” si mischiava con l’anima psicodinamica, lasciando sullo sfondo, almeno a Genova, la terza anima quella più somatico/psicofarmacologica che restava un po’ snobbata se debbo dire la sincera verità.
 
Erano anni in cui Franco Fornari veniva a Genova per un seminario e contemporaneamente registrava la riunione per un’analisi sui codici in quegli anni proposti nel suo libro “IL MINOTAURO”, erano anni in cui praticamente tutti gli specializzandi erano in analisi chi per diventare poi psicoanalista, chi per restarci a lungo a combattere coi propri fantasmi.
Bei anni… tanta acqua e' passata sotto i ponti da allora…


 
Negli anni le cose sono lentamente cambiate i vecchi maestri sono andati in pensione, la visione della psichiatria DSM centrica ha preso il sopravvento e pian piano l’approccio psicodinamico ha perso quella centralità anche epistemologica che aveva caratterizzato la formazione professionale mia e degli psichiatri della mia generazione.
 
Eppure ponendomi in una prospettiva critica io credo che l’approccio psicodinamico sia essenziale nella comprensione profonda del paziente e che ci offra gli strumenti migliori per la gestione integrata del caso clinico. In medicina più si capisce meglio si opera.
 
La psicoanalisi è stata in crisi per diversi anni ma oggi a fronte del fallimento dell’approccio somatico riduzionista al disturbo mentale ritorna prepotentemente a poter dire la sua anche perché’ se le neuroscienze non ci hanno regalato il gene della felicità hanno certificato senza se e senza ma che la metapsicologia freudiana come modello risulta molto molto vicina ai riscontri che le indagini strumentali sempre più raffinate ci consentono di effettuare sul funzionamento del cervello.
 
Vedere tanti giovani al Seminario su LACAN e LA SCHIZOFRENIA che abbiamo organizzato sabato 22 giugno è stata una grande soddisfazione soprattutto perché’ ha mostrato un interesse per ambiti fino a pochi anni fa considerati superati.
 
Non sono qui a parlare di un ritorno alla psicoanalisi sono qui a sottolineare che una formazione psicodinamica e dentro ci metto pure la fenomenologia è parte integrante del bagaglio culturale di uno psichiatra anche e soprattutto in una visione moderna e non olistica delle complessità del disturbo mentale.
 
Propongo qui di seguito 4 video pubblicati sul canale tematico YouTube della rivista che entro luglio (considerando la lunga lista di attesa di video in preparazione) supererà la cifra di 250 contributi pubblicati e la cifra dei 300000 video visti, un buon risultato che credo i lettori di Psychiatry on line Italia debbano imparare a “sfogliare” come una raccolta multimediale di contenuti davvero di alta qualità proposti attraverso un mezzo, il video, che sempre più in futuro li veicolerà..

Questi video sono per me di grande interesse e qualita' poiche' offrono la possibilita' di provare a guadare "le cose della follia" con un occhio attento all'intrapsichico in una dimensione naturalmente relazionale tra paziente e curante.
Piu' che un ritorno alla piscodinamica io parlerei di un nuovo inizio nella misura in cui si deve partire da macerie ma per fortuna le braccia sono forti e le ragioni assolutamente valide per uno sforzo di tal fatta.

ROSSELLA VALDRE': Psicoanalisi e psicosi

MASSIMO RECALCATI: Lacan e la schizofrenia

CORRADO PONTALTI: l'etica in psicoterapia…

GIOVANNI STANGHELLINI:la psicoterapia fenomenologica

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4 Commenti

  1. galzigna

    Condivido le linee di fondo
    Condivido le linee di fondo di questo editoriale, che si propone di ripensare radicalmente l’uso psichiatrico, oggi, dell’approccio psicodinamico.
    Purtroppo la gestione aziendalistica dei servizi di salute mentale costringe gli operatori a scorciatoie terapeutiche e ad un loro uso acritico (penso ad es. ai farmaci), mentre un approccio psicodinamico e fenomenologico al disturbo mentale richiede tempi suoi propri, che in genere non coincidono con i tempi previsti dalla programmazione “aziendale” delle terapie.
    Su questo, credo, POL.it dovrà portare avanti uno sforzo critico di chiarificazione e di ripensamento globale del problema.
    Mario Galzigna
    co-editor di POL-it

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    • giformen

      Mi sembra riduttivo cercare
      Mi sembra riduttivo cercare le responsabilità nella conduzione aziendalistica di dinamiche a mio parere molto più complesse.
      Non sono tanto i tempi previsti dalla programmazione aziendale che portano a scorciatoie terapeutiche, quanto piuttosto i tempi della cultura della nostra società.
      Qualcuno ha parlato di una società incapace di progettarsi perché senza memoria, fondata sulla contingenza dei valori edonistici.
      Quegli stati “critici”che erano, un tempo, considerati come momenti importanti nella crescita oggi vengono sempre più spesso letti come patologici. Mi riferisco ad esempio alle problematiche di sviluppo della socializzazione del bambino, alla complessità delle contraddizioni dell’adolescente, all’importanza dell’elaborazione della perdita e del lutto: ed alla facilita’ con cui siamo condizionati ad inquadrarli in categorie diagnostiche quali l’ADHD, il disturbo di personalità, il lutto patologico, identificandoli come blocchi statici piuttosto che passaggi esistenziali.
      Sono convinto che il ripensamento da mettere in atto non sia da fare su elementi sovrastrutturali, organizzativi, ma sulla incapacità di leggere le criticità come passaggi fondamentali nella crescita individuale.

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      • veissanrendian

        Forse mi sbaglierò, non
        Forse mi sbaglierò, non essendo parte attiva nei “giochi” in quanto semplice studente di medicina, ma l’impressione che ho sulla questione della formazione in senso psicodinamico è che esistano delle resistenze non solo verso questo tipo di approccio, ma in generale verso tutte quelle forme di psicoterapie che non sono condivise dalla linea di pensiero dominante per cui c’è una considerazione molto marginale di tutto ciò che potrebbe arricchire lo psichiatra.
        Personalmente sono interessato tanto alla fenomenologia quanto all’analisi esistenziale, ma se la formazione psichiatrica non offrisse anche i contributi scientifici delle altre scuole di pensiero credo che dal punto di vista clinico perderemmo moltissimo.
        La varietà degli approcci, delle idee, forse è notevole quindi sarebbe impensabile formare lo psichiatra in tutti gli ambiti, ma dovrebbe essere quanto meno rispettata tale varietà; rispettare nell’ottica di rendere sempre disponibile il confronto che credo sia necessario caldeggiare, perché un confronto continuo tra le diverse scuole di pensiero permetterebbe da un lato di orientare lo specializzando verso ciò che lo attrae con maggiore consapevolezza e dall’altro lato non gli precluderebbe la possibilità di acquisire nuove prospettive e arricchirsi professionalmente, grazie ai diversi contributi che vanno aumentando di giorno in giorno.

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        • giformen

          Non vorrei essere
          Non vorrei essere paradigmatico, ma sono convinto che ancora piu’ in generale la qualita’ principale della psichiatria debba essere il rispetto della varieta’ e della diversita’ in tutti i sensi: approcci, idee, culture, modi di rapportarsi alla realta’.

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