Dopo secoli di omologazione tra sistema giudiziario, religioso e medico a condannare, curare o scomunicare, nella migliore delle ipotesi, e spesso torturare ed uccidere le persone omosessuali, nell’ampio panorama culturale della Mittel Europa molti medici omosessuali ed eterosessuali si confrontarono sul tema, prendendo posizioni chiare ma opposte ed usando termini ancora oggi in uso.
PARTE GAY
Non fu un medico ad inventare la parola “omosessuale” ma Karl-Maria Kertenby, che sostenne nel 1869 la tesi della piena virilità dei gay, per non essere accomunato lui stesso ad effeminati e castrati, altrimenti condannati come “anormali”. Kertenby istituì il primo movimento di liberazione, ma solo per i gay virili: l’attitudine machista di molti omosessuali è ancora presente nelle comunità gay moderne, ancorché il termine oggi si usi per indicare l’orientamento sessuale indipendentemente dal ruolo, dall’atteggiamento o dal genere del soggetto.
A rendere famoso il termine fu però un medico, Krafft-Ebing, omofobo, che nel 1886 pubblicò Pyschopathia sexualis, col sottotitolo "con Speciale Riferimento all’Istinto Sessuale di Carattere Contrario: Uno Studio Medico-Forense". Inutile dire che parlò prevalentemente dell’omosessualità maschile, indicandola per la prima volta come “perversione”, termine usato da Freud ad altri fini.
Krafft-Ebing, morto nel 1902, arrivò a cambiare la sua opinione iniziale, fino a sostenere, come Freud, la sanità mentale dei suoi pazienti omosessuali e la natura non perversa dell'omosessualità; ma il danno era fatto e la maggior parte dei medici, ancora oggi, continua a ripetere la sua come lezione incontentabilmente vera.
Magnus Hirshsfeld, medico ed omosessuale dichiarato, fondò invece nel 1919 il Comitato Scientifico Umanitario per dimostrare che l'omosessualità, sempre quella virile, non era una malattia, ma soprattutto che non doveva essere condannata dal famigerato Paragrafo 175, che in Germania, ovviamente, valeva solo per gli uomini.
PARTE TRANS
Per quanto attiene effeminati e castrati, in voga in tutte le corti europee, nonché in Vaticano, per secoli ottennero le cure di medici, generalmente ipocriti, che giustificavano con false diagnosi la necessità di castrare alcuni minori attentamente selezionati.
Risale al 1931 la prima operazione di transizione e la nascita del transessuale vero e proprio, una delle possibili trasformazioni dell’effeminato e del castrato tradizionale a fini religiosi o politici. Dopo aver inventato il termine “Travestito” per indicare le persone effeminate, quindi non omosessuali, perché non virili, fu sempre Hirshsfeld a supervisionare questa operazione di cambiamento di sesso su di un pittore danese, Einar Mogens Wegener detta poi Lili, seguendo le tecniche del fisiologo viennese Steinach che aveva lavorato solo sugli animali. Il bisogno di cambiare sesso prende finalmente forma grazie ad un omosessuale.
Fu Harry Benjamin, eterosessuale, a continuare negli anni cinquanta gli studi sul transessualismo, su richiesta di Alfred Charles Kinsey, eterosessuale, a cui si deve, invece, il famoso studio epidemiologico che svelò ad un’America puritana la profonda e variegata realtà dei suoi comportamenti sessuali e quindi l’estensione del fenomeno omosessualità. Harry Benjamin usò tecniche chirurgiche più avanzate avvalendosi anche delle Pennicilline e degli Ormoni, studiati i primi per vincere la seconda guerra mondiale, ed i secondi, invece, scoperti ai danni delle donne, anche incinta, sventrate nei campi di concentramento per inseguire la follia ariana nazista.
Solo di recente alcune transessuali ed alcuni transessuali sono diventati medici, anche in Italia.
PARTE LESBO
Nel merito del lesbismo, essendo la storia scritta dagli uomini, il materiale è minore, ma non per questo indegno di nota: oltre alle torture già in uso per gli omosessuali maschi e lo stupro, dal 1880 fino al 1935 la clitoridectomia fu la cura praticata per arginare, si fa per dire, il lesbismo.
E’ su di una paziente lesbica e sulla risposta ad una madre ansiosa per l’omosessualità della figlia che Sigmund Freud, la cui figlia, Anna Freud, era a sua volta lesbica e psicanalista, stabilì che esiste un percorso di sviluppo psicologico diverso, ma non per questo patologico, che distingue nettamente le donne etero da quelle gay.
L’ottocento ed il novecento furono segnati nel mondo culturale da decine di donne lesbiche mittel europee, ma si deve attendere il 1971 affinché una donna medico, Charlotte Wolff, psichiatra lesbica, pubblichi il primo studio chiarificatore sul lesbismo, senza usare donne con ulteriori patologie psichiatriche: Amore tra donne.
L’intenzione generale di sottomettere il ruolo a quello di oggetto sessuale maschile o madre dei figli di un maschio, persiste però gravemente a danno delle stesse donne eterosessuali, ma questa è una storia di cui parleremo in un altro momento, a meno che non ci scriviate o commentiate su manlio.converti@tiscali.it o direttamente sul sito.
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