L’ipersessualità potrebbe non essere una dipendenza sessuale, almeno secondo la neuropsicologia. Cosa intendiamo per ipersessualità? L’ipersessualità è stata proposta come diagnosi per individui che non riescono a frenare la loro sessualità. Ma la categoria è stata ancora una volta bocciata al tentativo di essere inserita nella classificazione dei disturbi mentali, il DSM. Anche l’ultima edizione, la quinta, l’ha rifiutata.
I desideri sessuali devono essere sempre sotto controllo per gestire i comportamenti sessuali. Una “downregulation” può essere necessaria per evitare gesti illegali, come la pedofilia, o per non cadere in continuazione in comportamenti come l’infedeltà, che possono essere inappropriati. Una “upregulation” può essere indispensabile per un incontro romantico o per facilitare l’eccitazione. Alcuni hanno suggerito che coloro che hanno difficoltà a gestire i comportamenti sessuali inappropriati possono avere una diagnosi di “sexual addiction”. Questa diagnosi è associata con urgenze sessuali fuori controllo, frequenti comportamenti sessuali con dannose conseguenze, e scarsa capacità di evitarli. Tuttavia questi sintomi possono essere spiegati meglio come variazioni non patologiche del desiderio sessuale.
Finora la risposta neurologica allo stimolo sessuale non era chiara. Uno studio del dr. Steel e la d.ssa Prause dell’Università di Los Angeles ha cercato di valutare e misurare la “sexual addiction” e lo ha fatto con lo studio dei potenziali evocati. I potenziali evento correlati (ERP Event Related Potential) sono delle risposte misurabili con l’elettroencefalografia (EEG), come risultato di un pensiero o di una percezione. Le componenti degli ERP sono indicate con una lettera che ne denomina la polarità, seguita dalla latenza espressa in millisecondi. Per esempio, la componente P300 descrive una deflessione positiva del voltaggio (P) dopo circa 300 millisecondi dallo stimolo. Si era già visto che individui con una dipendenza, andavano nel tempo incontro ad una tolleranza, e l’ampiezza del P300 diminuiva. Invece in questo studio non si sono trovate, in soggetti affetti da “dipendenza sessuale”, simili correlazioni. L’ampiezza del P300 è apparsa correlata al desiderio e non alla dipendenza sessuale.
Steel e Prause hanno studiato dei pazienti che hanno riferito le loro difficoltà nel regolare gli impulsi sessuali. Sono stati indagati attraverso i test Sexual History Form, Sexual Desire Inventory , and Cognitive and Behavioral Outcomes of Sexual Behavior Questionnaire. Sono stati sottoposti a degli stimoli sessuali visivi e ai potenziali evocati. L’impulsività è stata associata ad un decremento del P300. L’ampiezza dei P300 durante stimoli erotici è ridotta in donne con maggior desiderio sessuale rispetto a donne che lo hanno basso. Perché? Probabilmente perché sono più lente ad identificare lo stimolo in un contesto di attenzione competitiva. Le donne con basso desiderio sessuale considerano più il contesto che lo stimolo specifico, ma lo fanno in maniera più rapida. L’ampiezza dei P300 è negativamente correlata al desiderio sessuale. Non si è vista invece nessuna correlazione negli individui affetti da cosiddetta “dipendenza sessuale”, cosa che invece ci si aspettava. La risposta degli autori è che quella che chiamiamo “sexual addiction” in realtà non sarebbe altro che un insieme di comportamenti sessuali socialmente inaccettabili ma non per questo sintomi psicopatologici.
In conclusione, questo modo di misurare la reattività neuronale a stimoli sessuali e non sessuali ha notato una differenza d’ampiezza nei potenziali evocati legata al desiderio sessuale, ma non a quella che viene definita “dipendenza sessuale”. Questo cosa implica? Che per il futuro la ricerca necessita di ulteriori studi a riguardo. Ma che per il trattamento dell’ipersessualità dobbiamo concentrarci più sul desiderio che sul comportamento?
La d.ssa Nicole Prause in una recente intervista ha fatto notare che “i media usano molto il termine sex addiction. Molti pazienti giurano di soffrirne”. Ma addiction vuol dire dipendenza. “E la dipendenza ha degli stimoli cerebrali specifici, che non vediamo nel sex addiction.”.
Kenneth Rosenberg, docente di psichiatria a New York, dice che questo studio non mette la parola fine sulla sexual addiction. Ma pone le basi per la sua riconsiderazione. “Noi pensiamo ai dipendenti sessuali come a degli ipersessuali. Ma non è sempre così. In alcuni casi, la sessualità può esser addirittura ridotta. Ma disfunzionale. C’è bisogno però di nuovi studi, non solo neuropsicologici. ”.
BIbliografia
Steele V, Prause N et al Sexual desire, not hypersexuality, is related to neurophysiological responses elicited by sexual images Socioaffective Neuroscience & Psychology 2013, 3: 20770. http://www.socioaffectiveneuroscipsychol.net/index.php/snp/article/view/20770/28995
Brauser D Sex Addiction May Not Be Real After All. Medscape Medical News, 161, Aug 2013. http://www.medscape.com/viewarticle/809544?nlid=32664_328&src=wnl_edit_medn_psyc&uac=39705MR&spon=12
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